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Viaggio nell'Infinita Bellezza

Un messaggio dagli spiriti

Rubrica di musica classica a cura di Antonio Marzano

Caro dottor Marzano,

ho riflettuto molto prima di scriverle, sia perché di certo rimarrà stranito, sia perché in tutta sincerità sono trascorsi molti anni dall'ultima volta in cui ho scritto a qualcuno.

Le dico che la seguo fin dall' inizio della sua passione verso la musica classica e so molto bene, quali siano stati i sentimenti che hanno alimentato ed alimentino questa sua passione. E di questo le dico che si può ritenere veramente fiero. E devo aggiungere anche che sia nella mia breve vita terrena, sia dopo la mia morte, i miei estimatori sono cresciuti moltissimo e contemporaneamente la volontà di eseguire in pubblico le mie composizioni. E moltissimi sono stati e sono i critici ben preparati, che conoscendo la mia vita e le mie esperienze, hanno cercato e cercano di dare una spiegazione delle mie opere.

Ciò che però mi ha colpito di lei è stata la sua lettura del tutto personale di una delle opere a me più care: il Concerto per pianoforte ed orchestra k 467.

E devo darle atto che lei con la sua sensibilità e non solo con la sua passione, ha centrato perfettamente quale sia stata la mia fonte di ispirazione. E di questo devo darle atto perché avevo tenuto per me questa fonte, non ne avevo parlato con nessuno, anche perché le mie composizioni sono state cosi numerose e cosi senza soluzione di continuo che non ho avuto nemmeno il tempo di rifletterci sopra. Ma quando alcuni anni fa colto dalla curiosità ho letto quel suo articolo sulla rubrica on line, il ricordo è ritornato chiaro!

Lei di certo sa che sono stato nella vostra bella Italia per un viaggio conoscitivo e ho toccato le principali città italiane fino a Napoli. Ed è stato durante questo viaggio che mi sono imbattuto nella difficile lettura del poema del vostro sommo poeta Dante Alighieri. E tra i tre canti è stato quello del Paradiso che mi ha particolarmente ispirato.
Poi la mia mente ha prodotto il concerto di cui sopra.

Sono rimasto sconcertato dalla geniale idea del poeta fiorentino e il Paradiso mi ha toccato le corde più sensibili e profonde dell'animo. Ed è stato in questo momento di vera estasi che ho preso lo spartito ed ho cominciato a scrivere le note sul pentagramma e mi sono fermato solo quando mi sono svegliato dal sogno.

La figura di Beatrice così diafana si avvicina a Dante e lui perso nel suo sguardo rimane stupito. Lei gli tende la mano, la stringe cosi come solo una donna innamorata sa stringere e mentre gli si avvicina fino a sfiorargli le labbra sussurra con un fil di voce: ora saliremo insieme le Scale del Cielo. E cosi immersi in una atmosfera surreale, si ritrovano di fronte ad una scalinata luminosissima e di cui non si scorge la sommità e Beatrice lo sollecita ad iniziare il percorso. Le scale riportate nel primo movimento del concerto, dopo la lunga introduzione di attesa di Dante eseguita dalla sola orchestra, sono proprio l'ispirazione che ho avuto nel leggere il commovente percorso del sommo poeta con la sua musa ispiratrice. Le brevi pause con gli sguardi che si intrecciano e poi la ripresa della salita, sostenuta dal un refolo di vento ristoratore. Le scale si ripetono per molte volte definendo la tensione del Vate fino a quando entrambi esausti ma confortati dalla bellezza del cielo raggiungono una sommità indefinibile. Qui finisce l'ispirazione del primo movimento. Trascorrono solo pochi minuti ed avvolti dalla Infinita Bellezza e Purezza del Creatore, mentre si spalanca una grande porta bianca, ai loro occhi e con un nodo alla gola appare la figura di Dio. E la mia musica del secondo movimento è sgorgata così dal mio animo cosi senza sforzo senza impegno, senza ripensamento, come un fiume in piena che inonda l'animo umano di una indefinibile beatitudine. Ecco la musica al Cospetto di Dio. E c'è Dio in quelle note, c'è tutto il mistero del Creatore e del Creato, c'è l'indefinibile. Siamo rimasti cosi, immobili, estasiati, attoniti. Siamo rimasti lì: al Cospetto di Dio, fino a quando Lui ha voluto. Una forza misteriosa, invisibile, ma potente come una valanga di neve, morbida ma potente, ha trapassato il mio petto, come quello del Sommo Poeta ed è stato in quel momento che ho percepito che il mio ed il tempo di Beatrice era finito e come sospinti da una forza invisibile, abbiamo attraversato la porta del Paradiso e ci siamo ritrovati in un altro luogo. Così è iniziato il terzo movimento con il Canto degli Angeli. Si sono materializzati dal nulla ed hanno iniziato a cantare soavi melodie intorno a noi. E mentre cantavano e ballavano avvolti da drappi candidi, ci indicavano la strada del ritorno. Questo terzo movimento cosi brillante mi è stato ispirato dal Canto degli Angeli e mentre i due amanti avvolti da una sfera di purezza infinita lentamente ma decisamente percorrevano la strada del ritorno, io sentivo dentro di me la musica esplodermi dentro ed a fatica rincorrevo sullo spartito la melodia delle note della quale non volevo perdere neanche una semiminima. Quando ho finito di scrivere, mi sono accorto che avevo scritto tutto di getto e che la Mano Eterna della Bontà di Dio mi aveva guidato.

E lei caro il mio piccolo dottore ha "letto" bene il tutto, lei ispirato solo dalla sua sensibilità, non certo dalla sua competenza.

Bravo dottore.

Con affetto
Volfango Amedeo Mozart
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Rubrica di musica classica a cura di Antonio Marzano

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