Biagio Abbate e la banda di Bisceglie, sabato si è festeggiato all'ingrande

Perché allora la banda era come: «una squadra per cui tifare fino all’ultimo minuto, alla finalissima di una partita di campionato»

domenica 1 ottobre 2017 07.25
A cura di Serena Ferrara
I discendenti da Milano e dall'America, una lapide commemorativa in piazza San Francesco, un dibattito storico e musicologico di buona caratura, due opuscoli e il gran concerto finale nel Teatro Garibaldi.
Passerà alla storia il centenario dalla scomparsa del m° Biagio Abbate, dedicatario della Banda e della Fondazione musicale di Bisceglie e capostipite di una dinastia di valorosi direttori d'orchestra che la Puglia avrebbe tutto l'interesse ad esportare.
Sabato 30 settembre, la Fondazione Biagio Abbate non ha voluto risparmiare su nulla, perché la banda, che dal 1932 accompagna la storia della città torni ad essere quella è stata fino agli anni cinquanta: «una squadra per cui tifare fino all'ultimo minuto, come alla finalissima di una partita di campionato di calcio».
Le parole del m° Pellegrini, che dal 2016 dirige il Gran Complesso Bandistico Città di Bisceglie sono solo la chiosa di un dibattito partito da lontano.
«Era il 2012 – ha spiegato Tommaso Di Terlizzi, presidente della Fondazione Biagio Abbate – quando ci riunimmo sullo studio dell'avvocato Tonio Belsito e, preoccupati per le sorti della banda cittadina, cercavamo una moderna soluzione per la sopravvivenza del complesso cui dovevamo la nostra iniziazione alla musica. Decidemmo così di trasformare l'associazione in fondazione. Il nome di Biagio Abbate fu spontaneo, essendo dovuta al m° Abbate la gloria di cui la banda ha vissuto per decenni di rendita».
Luca De Ceglia, che per l'occasione ha scritto un opuscolo celebrativo, dedicato a Biagio e ai suoi figli Ernesto e Gennaro, ha spulciato gli archivi storici, per trarre un ritratto del maestro. Eclettico, innovativo, carismatico ma scorbutico, Abbate impose il suo rigore a tutto il complesso bandistico. Negli anni della sua permanenza a Bisceglie, dal 1889 al 1902, fece volare bacchette, spartiti, santi e Madonne, affrontando anche il sindaco quando riteneva opportuno far ascoltare la sua voce. Il suo burbero modo di fare non corrispose alla grandezza dei suoi insegnamenti, un dna che trasmise ai figli Gennaro - direttore d'orchestra la cui fama raggiunse i confini di Russia, Germania e Brasile - ed Ernesto, che il maestro Paolo Adesso, presente all'incontro del 30 settembre, ha definito senz'altri dubbi: «il più grande compositore di marce sinfoniche mai esistito. Questo genere di marce, prodotto esclusivo del mezzogiorno d'Italia, fu portato da Abbate al massimo splendore. È alle sue armonie raffinate, ai suoi accordi inusuali, alle sue trovate armoniche insuperate che ho voluto dedicare un mio componimento. Per me Gennaro ed Ernesto sono i Santi della musica da banda».
Sul palco del Teatro Garibaldi, anche il pronipote di Biagio, Luigi Abbate. Musicologo di chiara fama, ha vissuto con emozione la grande festa, culminata con la prima assoluta al Garibaldi de "La vera sfida", marcia composta da Biagio Abbate nel 1879.
A coronare la festa, il dono di Cecilia Gigante alla fondazione: il pianoforte su cui suo padre – il m° Aldo Gigante (per due decenni direttore della banda di Bisceglie) - si esercitò e impartì infinite lezioni di musica.
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