Coronavirus, barista biscegliese rischia di chiudere la propria attività

La storia di Angelo Monopoli, titolare di uno degli storici e conosciuti bar di Perugia

martedì 14 aprile 2020 10.24
Era già salito alle ribalta delle cronache nella terra che lo ospita, l'Umbria, per aver subito nel giro pochi anni ben sedici furti di cui l'ultimo a metà febbraio. Ma il Coronavirus è stato sicuramente il peggior rapinatore per questo barista di origine biscegliese, conosciutissimo nella zona di Ponte San Giovanni grazie al lavoro accogliente ed ospitale del suo locale Grifo 2000.

Notevoli sono le difficoltà economiche e sostanziali patite da Angelo Monopoli a causa del lockdown imposto dal decreto "#iorestoacasa" del 09/03/2020 e dopo un mese di chiusura forzata non si è certi di poter riaprire il proprio bar a tutti gli effetti dopo ben quarant'anni di onorato servizio alla collettività perugina.

Rilasciando dichiarazioni a "Il Corriere dell'Umbria" Monopoli ha spiegato quali sono le nette differenze, parzialmente fondate a suo modo di vedere, che si riscontrano tra l'Italia e gli altri paesi europei: «Ho sentito che un gelataio italiano e sua moglie in Germania hanno preso diecimila euro già. Non so se è vero. Ma una cosa è certa: qui in Italia noi siamo abbandonati; le istituzioni ci chiedono sacrifici, ma qual è il sacrificio loro? In altri paesi hanno fatto interventi seri, servono stanziamenti a fondo perduto. A noi piccoli commercianti non ci aiuta nessuno» ha affermato Angelo Monopoli ritenendo quanto sia inutile e poco proficua la somma di 600 euro mensili una tantum destinati ai titolari di partita IVA ed ai rispettivi dipendenti ma soprattutto chiedendo risposte nette e coincise dall'esecutivo su come si potrà ritornare alla riapertura degli esercizi durante la fase 2 di qui a breve: «Quando riaprirò dovrò rimborsare i fornitori, pagare la luce e non avrò nient'altro. Pago ottocento euro di affitto e quattrocentocinquanta al mese di bollette. Cosa ci faccio con soli seicento euro? Non li abbiamo ancora presi, abbiamo fatto richiesta con la mia commercialista ma ci hanno risposto che arriveranno, se arriveranno, dopo il quindici aprile. Fino a quando non li vedo non ci credo. Ma se la settimana prossima non arrivano andrò in strada a protestare. È più di un mese che ho chiuso ed ho difficoltà ad andare a fare la spesa».

Un grido disperato per il gestore di questo bar, a conduzione familiare con il supporto della moglie vicinissima alla pensione, che potrebbe anche passare in mano ad altre persone non appena tutto questo finirà, con una riduzione tra l'altro di due terzi il valore totale ed apprezzabile della propria attività, rischiando di chiudere così una storia meravigliosa durata ben otto lustri e costringendo il protagonista a tornare nella città natìa.