Coronavirus, Nelmodogiusto: «Modificare i criteri per l'assegnazione dei buoni spesa»

Nuove critiche all'amministrazione: «Quale confronto con le opposizioni?»

sabato 4 aprile 2020 20.11
Opinione chiara, quella del movimento Nelmodogiusto: «I criteri di distribuzione dei buoni alimentari vanno rivisti e corretti. Quello approvato è un provvedimento che rischia di penalizzare le famiglie, specialmente le più numerose, gli autonomi e le tante altre situazioni delicate, e di avvantaggiare, invece, esclusivamente la categoria "redditi 0"».

Contrarietà netta, dunque, al tenore delle misure presentate dall'amministrazione comunale. «Avevamo aperto nei giorni scorsi, e in tempi ancor più remoti, con la presentazione di oltre 200 emendamenti in consiglio comunale (non accolti e mai ascoltati) alla possibilità di un tavolo di concertazione proprio per partecipare, attivamente e in maniera coesa alle decisioni che pendono sulla salute dei concittadini e che potrebbero risollevare diverse famiglie biscegliesi da questo momento delicato: attendiamo ancora risposte, confidando in un coinvolgimento reale dell'intero gruppo» hanno sottolineato i referenti del movimento.

«Diversi sarebbero stati, e potrebbero essere, sul tema, i suggerimenti e i consigli in generale che avrebbero potuto coinvolgere in questo caso, le famiglie oggi escluse dai criteri approvati» hanno aggiunto.

«I nuclei familiari, specie i più numerosi, vengono discriminati per vari motivi.
In primo luogo l'avviso al pubblico attribuisce a una persona che vive da sola buoni per un valore di 150 euro, mentre una famiglia di 5 persone, ad esempio, percepisce buoni per un valore complessivo pari ad euro 350 euro, ovvero 70 euro a persona. Non si comprende perché ci possa essere una tale differenza pro-capite.
Un secondo elemento di discriminazione è quello legato alla soglia di sbarramento per l'accesso ai buoni. Il comune di Bisceglie ha stabilito che i buoni risultino non dovuti qualora il soggetto o il nucleo familiare percepisca già forme di sostegno del reddito varie e nel caso di reddito di cittadinanza o red per un valore pari o superiore a 250 euro.
E anche qui non si distingue tra persona singola e la famiglia, ma la differenza è ben visibile: 250 euro potrebbero essere sufficienti per un mese per una persona sola, ma non di certo per una famiglia di 4 o 5 persone. Andrebbero stabilite soglie progressive in base alla composizione dei nuclei familiari».

Punto nevralgico, il trattamento degli autonomi: «La categoria delle partite Iva, soggetta anche al divieto di aprire le proprie attività commerciali, è stata completamente esclusa: come se il contributo una tantum di 600 euro, che non si sa quando sarà erogato, la rendesse una classe privilegiata! Stessa situazione per i dipendenti in attesa di cassa integrazione non ancora percepita».

Nelmodogiusto si è soffermato anche su un altro aspetto: «L'avviso al pubblico emanato dal comune è molto più restrittivo rispetto alle indicazioni offerte dalla Protezione Civile. Nella nota dell'Anci si legge oltretutto che, fermo restando la discrezionalità degli Enti locali, "la competenza in merito all'individuazione della platea dei beneficiari e il relativo contributo è attribuita all'ufficio dei servizi sociali di ciascun comune. L'ufficio individua la platea tra i nuclei familiari più esposti agli effetti economici derivanti dall'emergenza epidemiologica da virus Covid 19 e tra quelli in stato di bisogno"».

Il gruppo ha rilevato anche che, secondo la nota dell'Anci, "L'ufficio darà priorità a quelli non assegnatari di sostegno pubblico (Rdc, Rei, Naspi, indennità di mobilità, cassa integrazione guadagni, altre forme di sostegno previste a livello locale o regionale)" e che "Si rileva che ciò non esclude che le risorse possano essere attribuite anche a percettori di altre forme di sostegno pubblico al reddito, ma nell'attribuzione del contributo dovrà darsi priorità a chi tale sostegno non lo riceve".

«La platea degli aventi diritto ai buoni a nostro avviso dovrebbe essere assai più ampia: bisognerebbe prevedere la distribuzione dei buoni a tutte le persone in stato di bisogno, dove la perdita del posto di lavoro o la totale assenza di reddito possano essere solo criteri preferenziali. Nel passaggio tra la giunta e gli uffici amministrativi del comune, tali criteri, da meri titoli preferenziali, sono invece diventati vere e proprie condizioni per ottenere i buoni, andando così a limitare moltissimo la platea dei beneficiari. Il rischio di questa scelta è che si vadano a privilegiare determinate classi sociali, a scapito di altre.
Non solo, il modulo di autocertificazione predisposto è da migliorare, in quanto non prevede la possibilità di indicare la concreta situazione in cui il soggetto si trovi, ma impone la dichiarazione di una compresenza di situazioni difficili da riscontrare nella realtà» hanno rimarcato.

Nelmodogiusto ha evidenziato «che il coinvolgimento di più forze avrebbe permesso di evitare errori e discutibili discriminazioni presenti nel provvedimento, complice anche la fretta, ma con un minimo di confronto, si sarebbero potute correggere e quindi evitare. Attendiamo speranzosi un pieno coinvolgimento, leale, da parte dell'amministrazione, per il bene della comunità tutta ,alla quale bisogna dare risposte concrete, e con lungimiranza evitare di allontanare ulteriormente i cittadini dalla vita politica.
Sarà difficile cambiare ora l'avviso pubblico e i criteri di assegnazione, ma in ogni caso ci auguriamo che il comune, qualora vi siano ulteriori risorse a disposizione, assuma criteri più elastici e penalizzi di meno le famiglie per una nuova distribuzione dei buoni spesa, per la quale chiediamo fin d'ora che vengano distribuiti tra le persone bisognose che in questa fase sono rimaste escluse dai restrittivi criteri».