Cruciani e la crociata alimentare contro il veganesimo a Libri nel Borgo Antico

Il dissacrante conduttore de la Zanzara ha animato l'ultimo appuntamento letterario del venerdi raccontando storie e aneddoti della sua contrapposizione con il mondo vegano e i suoi esponenti

sabato 25 agosto 2018 10.45
A cura di Mauro Angarano
Giuseppe Cruciani è conosciuto dal grande pubblico come il conduttore radiofonico forse un pizzico trash e populista della trasmissione "La Zanzara" su Radio 24. La sua dissacrante ilarità e la volontà di raccontare l'Italia dei nostri giorni senza filtri e censure sono stati i motivi della sua popolarità e nel contempo di vivace scontro dialettico tra estremi di natura filosofica, politica, culturale e in questa fattispecie, alimentare.

La sua crociata alimentare contro la "religione del veganesimo" ha trovato il suo compimento ultimo nel libro dal titolo "Fasciovegani: libertà di cibo e di pensiero", nel quale morale, libertà e relativismo si intrecciano con l'istinto più forte dell'uomo, quello della nutrizione.

Il movimento vegano, nato negli Stati Uniti, prevede la soppressione delle carni e dei derivati di qualsiasi animale dalla dieta alimentare umana considerando tale violazione un crimine verso la natura e il mondo animale additando spesso e volentieri l'uomo carnivoro come privo di sensibilità e tatto.

L'autore sottolinea la difformità del veganesimo dalle altre correnti nutrizionistiche, in quanto puramente moraleggiante arrivando ad una mera discriminazione verso coloro che coscientemente consumano prodotti animali e i suoi derivati senza per questo sentirsi colpevoli di uno pseudocrimine. Tutto ciò si riassume in vari episodi radiofonici citati nel libro tra i vegani più estremisti e Cruciani: un compendio di vedute antitetiche che sfociano spesso in siparietti divertenti per gli ascoltatori.

Naturalmente dipingere il mondo vegano come un monolite è sbagliato ma l'obiettivo del libro è denunciare le frange più estremiste che si considerano superiori moralmente ai consumatori di carne e a noi onnivori contemporanei, nipoti dei nostri progenitori che fin dagli albori dei tempi sono rimasti umani pur essendo maestri nella caccia e nella lavorazione delle carni, i quali erano in tale connessione con le dinamiche naturali da reputare le varie creature che pullulano la Terra come tali, cioè animali e non esseri umani.