"...e le carrozze andarono senza cavalli": in libreria l'ultima fatica letteraria di Felice Pellegrini

La storia del primo quarto di '900 a Bisceglie, torna alla luce tra aneddoti e curiosità

giovedì 25 maggio 2017
A cura di Serena Ferrara
L'ultima fatica letteraria di Felice Pellegrini è un altro piacevole viaggio nel tempo.
"… e le carrozze andarono senza cavalli", pubblicazione edita e finanziata dall'Associazione Borgo Antico Bisceglie (in libreria da pochi giorni), è un tuffo cronologicamente definito nella storia di Bisceglie tra il 1900 e il 1925.
Dalla lettura approfondita e appassionata della stampa locale, all'epoca florida, pungente e minuziosa e dal confronto con le parole preziose che Mario Cosmai ha lasciato per primo ai futuri appassionati di "radici", Pellegrini ha tratto quanto necessario a tradurre ai contemporanei l'atmosfera di début de siècle vissuta dai concittadini, ancora attoniti per il passaggio indenne al secolo nuovo.
Le "carrozze senza cavalli", il cui transito avrebbe segnato la fine del mondo, non avevano difatti attraversato né l'Italia né Bisceglie. Eppure un mondo andava finendo ed un altro, all'ombra della grande storia di cui Bisceglie coglieva solo gli echi, ne andava nascendo.
Il passaggio di secolo, tra una nuova borghesia che stentava a decollare e una nuova miseria che stentava a contenere l'espansione, fu tumultuoso, non solo politicamente: epidemie di mali oggi lontani e complotti politici, violenze e affronti a viso aperto ai personaggi più in vista, erano all'ordine del giorno. Le amministrazioni cadevano e risorgevano, tra episodi boccacceschi e intrighi con il clero, nella speranza di distogliere dalla rabbia, dalla fame, dalla disoccupazione o dalla guerra, la povera gente.
Come bene ha raccontato Massimo Ingravalle – altro studioso di storia locale, durante la prima presentazione al pubblico del libro al Circolo Unione -: «Per lenire il disagio sociale ed economico di questa larga fetta della popolazione, i pubblici amministratori si vedevano costretti, magari attingendo dalle non floride casse comunali, a promuovere lavori pubblici non tanto per reale necessità ma per utilizzare manodopera tratta dalla parte più povera della città. Fanno da contraltare a questo disagio le numerose feste in case private, ville, circoli e presso il Teatro Garibaldi, che continuano indisturbate anche durante il primo conflitto mondiale, talvolta e per fortuna a scopi benefici».
«La presenza di due ideologie contrapposte (capitalismo e socialismo) – spiega ancora Ingravalle - favoriva contrasti spesso generati non solo dalla miseria ma da quello che negli anni successivi si chiamerà "odio di classe". Leggendo queste pagine con un occhio al presente si potrà cogliere quanto sia rischiosa in una comunità, uno stato, la scomparsa o l'indebolimento del ceto medio per il suo indubbio ruolo di collante socio economico».
La disposizione cronologica degli eventi permette di intrecciare fatti locali e nazionali, raccontati dalla prospettiva piccola del popolo locale. Aneddoti, curiosità, notizie più o meno piccanti fino ad oggi ignote, tornano alla luce, strappati al tempo e consegnati ai posteri per sempre.