Gli studenti della scuola Monterisi in visita alla Caritas cittadina
Un incontro in occasione della Giornata Mondiale dell'Alimentazione
martedì 4 novembre 2025
10.46
C'è un filo che unisce la Scuola Media "Monterisi" e la Caritas cittadina. Da qualche anno, in occasione della Giornata Mondiale dell'Alimentazione, promossa dalla FAO, per Il 16 ottobre, le classi prime dell'Istituto, con la guida degli insegnanti di scienze e la collaborazione di tutto il corpo docente, si recano in visita presso la Caritas cittadina, sita nell'ex convento dei Cappuccini, per toccare con mano i servizi che la Caritas eroga a favore delle classi più deboli della società biscegliese.
Quest'anno il tema era "Mano nella mano per un'alimentazione e un futuro migliori" ed aveva l'obiettivo di "sensibilizzare su sicurezza, salute e sostenibilità alimentare, mettendo in luce l'importanza della collaborazione globale".
La Dirigente, prof.ssa Lucia Scarcelli, approva e favorisce tali visite convinta "dai commenti positivi di docenti e studenti che in questi anni hanno fatto visita e conosciuto non solo quanto viene fatto nell'ottica del riciclo in campo alimentare, ma anche da tutti gli altri servizi che si offrono ai più bisognosi della società".
Naturalmente la visita è iniziata dai locali di "RecuperiAMOci che sono quelli che accolgono i prodotti alimentari che Maurizio, Carmine, Nardino e altri volontari vanno a recuperare dai mercati ortofrutticoli di Bisceglie e Molfetta e dall'Ipercoop: alcune classi hanno visto quanti volontari aiutano a scaricare le cassette di frutta e verdura che arrivano e che vengono ripulite delle parti meno fresche fino a rendere mangiabile quanto rimane. La dimostrazione è stata data da Demetrio, Michele, Angela e Andreina: queste ultime tutti i giorni hanno il compito di cuocere carne e verdure che vengono "recuperate" giorni prima della scadenza e che forniscono il cibo per quanti non hanno a disposizione nemmeno la cucina per cuocere. In RecuperiAMOci viene quindi trattato il cibo fresco che, ripulito, porzionato e imbustato, verrà distribuito da altri volontari nel pomeriggio dalle 16 alle 19.
Presso i Cappuccini vi è il locale-deposito dei prodotti secchi (pasta, biscotti, olio, latte a lunga conservazione, legumi in scatola e, a volte, anche formaggio e salumi, che, hanno spiegato Antonio e Oronzo vengono forniti dalla Comunità Europea : questi arrivano una volta al mese e vengono già distribuiti alle Caritas parrocchiali in base al numero di utenti iscritti nelle singole parrocchie.
La visita ai Cappuccini non si limita ai prodotti alimentari, ma si allarga a tutti gli altri servizi che Caritas cittadina offre: una dimostrazione pratica è stata offerta da Licia e Lucrezia nell'"Emporio eco-solidale" che seleziona e ricicla indumenti, scarpe, borse cinture. Ma anche coperte, asciugamani, giocattoli, stoviglie e altro. È questo il risultato della "fast fashion", prodotto dal settore dell'abbigliamento: si realizzano capi a basso costo, che imitano le tendenze della moda e vengono venduti in grandi quantità. Anche noi ci adeguiamo a questo modello, così si stimola il consumo frequente e la sostituzione dei vestiti di scarsa qualità e dal ciclo di vita brevissimo, ma non ci si rende conto che causano un impatto ambientale e sociale negativo e molto significativo.
Molta curiosità e molto stupore hanno suscitato i lavori realizzati con stoffe e capi di abbigliamento riciclati da Angela e Antonella nella sartoria "Storie&Stoffe". Alcuni ragazzi hanno raccontato come la loro nonna riesce a fare un lavoro di recupero di indumenti a loro cari che presentano qualche "strappo" o come la stessa nonna insegna a ricamare o cucire: dalle volontarie è venuto l'invito a chiedere a mamme e nonne di prestare qualche ora in sartoria.
Questi due servizi hanno, comunque offerto la possibilità di approfondire il problema dei "rifiuti tessili": secondo i dati di Legambiente piuttosto vecchi (risalenti al 2019) nell'Unione Europea ogni persona produce 12 chili di rifiuti all'anno derivanti da prodotti di abbigliamento e calzature e corrispondono a 5,2 tonnellate di rifiuti tessili. Di questi solo il 22% viene riciclato. La metà viene esportata in Africa venduta nei mercati locali solo in minima parte; la maggioranza finita in discarica, incenerita con produzione di inquinamento soprattutto nelle falde acquifere con conseguenze facilmente immaginabili. La cosa più grave è che tra il 2000 e il 2015 la produzione di abbigliamento è raddoppiata e l'utilizzo ridotto del 36% per cui il ciclo di vita di un indumento si è notevolmente ridotto.
Ragazzi e insegnanti sono stati informati sugli altri servizi che Caritas offre: senza poter effettuare una visita interna, per questione di privacy, sono stati mostrati i locali che offrono alloggio a quanti si trovano in stato di necessità nell'ala dove sono le ex-celle dei frati o nell'ala "Casa Barbiana".
Ai ragazzi sono stati illustrati anche il servizio docce, il servizio di "Ascolto", la falegnameria, che accoglie mobili e accessori per la casa, ed è stata fornita una breve storia di quanti hanno abitato in questa struttura: i Frati Capuccini dal 1600, l'Ospedale di Bisceglie e la Casa di riposo "Principessa Iolanda" a fine 1800 e inizio 1900, l'Associazione Giovanile creata da don Salvino Porcelli nella seconda metà del 1900 e ora da Caritas. E' stata fatta notare la continuità di "servizi" ed "attività" che i vari "inquilini" della struttura hanno offerto alle fasce sociali più deboli della società biscegliese.
La referente prof.ssa Nunzia Cappelletti è una strenua sostenitrice delle visite poiché ritiene che "la Caritas rappresenta un esempio concreto per sensibilizzare i ragazzi sulle buone pratiche per ridurre gli sprechi di cibo e non solo; ma soprattutto può, più di tante parole, generare un'autentica cultura di comunità responsabile".
Le parole della docente, afferma Sergio Ruggieri, coordinatore Caritas che cerca sempre di essere presente in alcune giornate (lavoro permettendo), colgono appieno l'obiettivo pedagogico della Caritas, seminando un piccolo seme che sicuramente germoglierà nella coscienza dei futuri cittadini biscegliesi.
Quest'anno il tema era "Mano nella mano per un'alimentazione e un futuro migliori" ed aveva l'obiettivo di "sensibilizzare su sicurezza, salute e sostenibilità alimentare, mettendo in luce l'importanza della collaborazione globale".
La Dirigente, prof.ssa Lucia Scarcelli, approva e favorisce tali visite convinta "dai commenti positivi di docenti e studenti che in questi anni hanno fatto visita e conosciuto non solo quanto viene fatto nell'ottica del riciclo in campo alimentare, ma anche da tutti gli altri servizi che si offrono ai più bisognosi della società".
Naturalmente la visita è iniziata dai locali di "RecuperiAMOci che sono quelli che accolgono i prodotti alimentari che Maurizio, Carmine, Nardino e altri volontari vanno a recuperare dai mercati ortofrutticoli di Bisceglie e Molfetta e dall'Ipercoop: alcune classi hanno visto quanti volontari aiutano a scaricare le cassette di frutta e verdura che arrivano e che vengono ripulite delle parti meno fresche fino a rendere mangiabile quanto rimane. La dimostrazione è stata data da Demetrio, Michele, Angela e Andreina: queste ultime tutti i giorni hanno il compito di cuocere carne e verdure che vengono "recuperate" giorni prima della scadenza e che forniscono il cibo per quanti non hanno a disposizione nemmeno la cucina per cuocere. In RecuperiAMOci viene quindi trattato il cibo fresco che, ripulito, porzionato e imbustato, verrà distribuito da altri volontari nel pomeriggio dalle 16 alle 19.
Presso i Cappuccini vi è il locale-deposito dei prodotti secchi (pasta, biscotti, olio, latte a lunga conservazione, legumi in scatola e, a volte, anche formaggio e salumi, che, hanno spiegato Antonio e Oronzo vengono forniti dalla Comunità Europea : questi arrivano una volta al mese e vengono già distribuiti alle Caritas parrocchiali in base al numero di utenti iscritti nelle singole parrocchie.
La visita ai Cappuccini non si limita ai prodotti alimentari, ma si allarga a tutti gli altri servizi che Caritas cittadina offre: una dimostrazione pratica è stata offerta da Licia e Lucrezia nell'"Emporio eco-solidale" che seleziona e ricicla indumenti, scarpe, borse cinture. Ma anche coperte, asciugamani, giocattoli, stoviglie e altro. È questo il risultato della "fast fashion", prodotto dal settore dell'abbigliamento: si realizzano capi a basso costo, che imitano le tendenze della moda e vengono venduti in grandi quantità. Anche noi ci adeguiamo a questo modello, così si stimola il consumo frequente e la sostituzione dei vestiti di scarsa qualità e dal ciclo di vita brevissimo, ma non ci si rende conto che causano un impatto ambientale e sociale negativo e molto significativo.
Molta curiosità e molto stupore hanno suscitato i lavori realizzati con stoffe e capi di abbigliamento riciclati da Angela e Antonella nella sartoria "Storie&Stoffe". Alcuni ragazzi hanno raccontato come la loro nonna riesce a fare un lavoro di recupero di indumenti a loro cari che presentano qualche "strappo" o come la stessa nonna insegna a ricamare o cucire: dalle volontarie è venuto l'invito a chiedere a mamme e nonne di prestare qualche ora in sartoria.
Questi due servizi hanno, comunque offerto la possibilità di approfondire il problema dei "rifiuti tessili": secondo i dati di Legambiente piuttosto vecchi (risalenti al 2019) nell'Unione Europea ogni persona produce 12 chili di rifiuti all'anno derivanti da prodotti di abbigliamento e calzature e corrispondono a 5,2 tonnellate di rifiuti tessili. Di questi solo il 22% viene riciclato. La metà viene esportata in Africa venduta nei mercati locali solo in minima parte; la maggioranza finita in discarica, incenerita con produzione di inquinamento soprattutto nelle falde acquifere con conseguenze facilmente immaginabili. La cosa più grave è che tra il 2000 e il 2015 la produzione di abbigliamento è raddoppiata e l'utilizzo ridotto del 36% per cui il ciclo di vita di un indumento si è notevolmente ridotto.
Ragazzi e insegnanti sono stati informati sugli altri servizi che Caritas offre: senza poter effettuare una visita interna, per questione di privacy, sono stati mostrati i locali che offrono alloggio a quanti si trovano in stato di necessità nell'ala dove sono le ex-celle dei frati o nell'ala "Casa Barbiana".
Ai ragazzi sono stati illustrati anche il servizio docce, il servizio di "Ascolto", la falegnameria, che accoglie mobili e accessori per la casa, ed è stata fornita una breve storia di quanti hanno abitato in questa struttura: i Frati Capuccini dal 1600, l'Ospedale di Bisceglie e la Casa di riposo "Principessa Iolanda" a fine 1800 e inizio 1900, l'Associazione Giovanile creata da don Salvino Porcelli nella seconda metà del 1900 e ora da Caritas. E' stata fatta notare la continuità di "servizi" ed "attività" che i vari "inquilini" della struttura hanno offerto alle fasce sociali più deboli della società biscegliese.
La referente prof.ssa Nunzia Cappelletti è una strenua sostenitrice delle visite poiché ritiene che "la Caritas rappresenta un esempio concreto per sensibilizzare i ragazzi sulle buone pratiche per ridurre gli sprechi di cibo e non solo; ma soprattutto può, più di tante parole, generare un'autentica cultura di comunità responsabile".
Le parole della docente, afferma Sergio Ruggieri, coordinatore Caritas che cerca sempre di essere presente in alcune giornate (lavoro permettendo), colgono appieno l'obiettivo pedagogico della Caritas, seminando un piccolo seme che sicuramente germoglierà nella coscienza dei futuri cittadini biscegliesi.