Medici ospedalieri, Suriano: «Senza contratto di lavoro. La Cimo ricorrerà alla Corte Europea»
«In Puglia la carenza di medici nelle strutture pubbliche non è più tollerabile» ha sottolineato il vicesegretario organizzativo nazionale
sabato 5 gennaio 2019
9.40
Una situazione disastrosa nella sanità pugliese e ancora una volta a farne le spese sono i cittadini utenti. Quasi un migliaio sono infatti i medici mancanti negli ospedali e nelle strutture sanitarie della regione; numeri che vanno ad aggiungersi al deficit di oltre diecimila specialisti in tutta Italia.
Un disagio frutto del mancato rinnovo al 31 dicembre 2018 del contratto dei medici dipendenti, riguarda anche la palese violazione da parte del governo italiano della sentenza costituzionale del 2015 che ha sancito l'illegittimità costituzionale del blocco della contrattazione collettiva del pubblico impiego.
E così, la violazione di accordi confederali, ha spinto la Cimo, il sindacato dei medici ospedalieri a ricorrere direttamente alla Corte Europea dei diritti umani (Cedu) contro le istituzioni italiane. Il ricorso è stato presentato lo scorso 2 gennaio 2019.
Lo annunciano il presidente nazionale della Cimo, dottor Guido Quici, il coordinatore delle regioni Cimo nazionale, dottor Antonio Oliva e il vicesegretario organizzativo nazionale Cimo, il dottor Luciano Suriano: «La Puglia non può più attendere La carenza di medici. Questa situazione rende impossibile il raggiungimento dei Lea (Livelli essenziali di assistenza). La tutela del diritto alla salute dei cittadini si garantisce se il sistema sanitario persegue obiettivi di salute e non obiettivi di bilancio, come purtroppo è accaduto negli ultimi anni a causa di un modello aziendalista di gestione della Sanità con i risultati che tutti conosciamo: sempre meno medici, sempre più anziani, sempre più "sfruttati". Sino ad arrivare, a breve, al collasso del sistema, che non sarà più in grado di garantire ai cittadini un'assistenza di qualità» ha spiegato.
«Le persistenti richieste di Cimo di chiarimenti sui fondi che dovevano essere accantonati per il rinnovo contrattuale da parte delle regioni, sono state ignorate; ciò ha costretto il sindacato a una diffida e successivamente alla segnalazione alla Corte dei Conti, facendo emergere situazioni che occorre chiarire in tempi rapidi. Ed è su questi elementi di dettaglio che si muove nello specifico la procedura di class action contro regioni e Aran che verranno indicati alla Magistratura da Cimo come i responsabili del mancato rinnovo del contratto di lavoro entro la scadenza di legge, responsabili verso i quali si chiedono anche i danni per il disagio subito dai medici dipendenti in questa lunga fase di discriminazione e stallo» ha aggiunto.
Adesso, con questo atto giudiziario, si rompe finalmente l'impasse e si decide di rivolgersi ai giudici di Strasburgo. Oltre al ricorso alla Cedu, la Cimo ha dato il via a una class action –aperta ad ogni singolo cittadino - contro le regioni e l'Aran per la stessa motivazione circa il mancato rinnovo del contratto.
«È un dovere morale per la Cimo attivare le azioni giudiziarie presso la Corte Europea contro chi non ha palesemente voluto il rinnovo del contratto di lavoro per I medici dipendenti. È questo il nostro primo atto ufficiale del 2019, cui seguiranno altri di non minore rilevanza» ha concluso il dottor Luciano Suriano, in qualità di vicesegretario organizzativo nazionale della Cimo.
Un disagio frutto del mancato rinnovo al 31 dicembre 2018 del contratto dei medici dipendenti, riguarda anche la palese violazione da parte del governo italiano della sentenza costituzionale del 2015 che ha sancito l'illegittimità costituzionale del blocco della contrattazione collettiva del pubblico impiego.
E così, la violazione di accordi confederali, ha spinto la Cimo, il sindacato dei medici ospedalieri a ricorrere direttamente alla Corte Europea dei diritti umani (Cedu) contro le istituzioni italiane. Il ricorso è stato presentato lo scorso 2 gennaio 2019.
Lo annunciano il presidente nazionale della Cimo, dottor Guido Quici, il coordinatore delle regioni Cimo nazionale, dottor Antonio Oliva e il vicesegretario organizzativo nazionale Cimo, il dottor Luciano Suriano: «La Puglia non può più attendere La carenza di medici. Questa situazione rende impossibile il raggiungimento dei Lea (Livelli essenziali di assistenza). La tutela del diritto alla salute dei cittadini si garantisce se il sistema sanitario persegue obiettivi di salute e non obiettivi di bilancio, come purtroppo è accaduto negli ultimi anni a causa di un modello aziendalista di gestione della Sanità con i risultati che tutti conosciamo: sempre meno medici, sempre più anziani, sempre più "sfruttati". Sino ad arrivare, a breve, al collasso del sistema, che non sarà più in grado di garantire ai cittadini un'assistenza di qualità» ha spiegato.
«Le persistenti richieste di Cimo di chiarimenti sui fondi che dovevano essere accantonati per il rinnovo contrattuale da parte delle regioni, sono state ignorate; ciò ha costretto il sindacato a una diffida e successivamente alla segnalazione alla Corte dei Conti, facendo emergere situazioni che occorre chiarire in tempi rapidi. Ed è su questi elementi di dettaglio che si muove nello specifico la procedura di class action contro regioni e Aran che verranno indicati alla Magistratura da Cimo come i responsabili del mancato rinnovo del contratto di lavoro entro la scadenza di legge, responsabili verso i quali si chiedono anche i danni per il disagio subito dai medici dipendenti in questa lunga fase di discriminazione e stallo» ha aggiunto.
Adesso, con questo atto giudiziario, si rompe finalmente l'impasse e si decide di rivolgersi ai giudici di Strasburgo. Oltre al ricorso alla Cedu, la Cimo ha dato il via a una class action –aperta ad ogni singolo cittadino - contro le regioni e l'Aran per la stessa motivazione circa il mancato rinnovo del contratto.
«È un dovere morale per la Cimo attivare le azioni giudiziarie presso la Corte Europea contro chi non ha palesemente voluto il rinnovo del contratto di lavoro per I medici dipendenti. È questo il nostro primo atto ufficiale del 2019, cui seguiranno altri di non minore rilevanza» ha concluso il dottor Luciano Suriano, in qualità di vicesegretario organizzativo nazionale della Cimo.