Moglie tradita
Moglie tradita
Le parole di Sherazade

"Voci", la moglie tradita

Testo drammaturgico in due atti di Liliana Salerno

Il secondo atto si è aperto con una confessione piuttosto secca da parte di Paolo al suo amico Giovanni: ha tradito l'attuale moglie Teresa con una parrucchiera di nome Deborah. Nonostante i tentativi di farlo ragionare, il marito non ne ha voluto sapere di troncare sul nascere il rapporto con la sua nuova donna (click per rileggere la prima scena)..
Dopo che i due amanti sono stati scoperti in un bar a bere spritz, Teresa (sentita tradita) ha chiesto subito spiegazioni al suo compagno in una sorta di duro interrogatorio, il cui esito è stato...
a cura di Luca Ferrante

I personaggi e i fatti narrati in questo dramma sono, per dichiarazione dell'Autrice stessa, frutto di pura invenzione e fantasia. Per cui se qualcuno si riconoscerà in essi, sia nelle fattezze del tale personaggio che nella fisicità della narrazione, consideri la cosa del tutto accidentale e casuale.
La lettura del testo è sconsigliata a un pubblico minore di 14 anni.
Buona lettura.

Seconda scena: la moglie tradita

Entra in Scena Teresa, una donna sulla cinquantina, sempre dalla stessa quinta. Indossa un tailleur di Coco Chanel, dalla linea morbida. È corvina, all'ingresso sfoggerà un cappello con la falda, molto ampia, su uno Chignon anch'esso molto tirato. Percorrerà il palco, in lungo e in largo, come misurandone i passi. Poi si disferà del cappello e della giacca. La borsa le cade ai piedi del letto. Si girerà verso la quinta, da cui, serafico, sorridente, apparirà Paolo.
Teresa, gridando come un'ossessa: «Ti hanno visto! Non puoi negare, ho i testimoni, (con astio) ti hanno visto!»
Afferra una spazzola dal cassettone, libera lo Chignon dalle forcine, mostrando la bellissima e sensuale chioma nera, ed incomincia freneticamente a spazzolare i capelli (potrebbe anche reggere una forcina con la bocca).
Gridando aggiunge quasi senza respirare, Teresa: «Sei un porco, un maiale, un infìdo».
La forcina cade per terra e lei non se ne cura. Batte i piedi spazzolandosi, come se volesse piangere. Ha il fiatone per lo sforzo di gridare.
Paolo le risponde, come se la cosa non lo riguardasse (entrando in scena): «Ma che dici? Teresa, non gridare!… Che dici? Ma ti vuoi calmare, dai, siediti! Parliamone!»
Teresa, velenosa: «Ma non ti vergogni, alla tua età a limonare per strada, con una battona dai capelli rossi?… La vuoi vedere la tua schifosa?, quella che hai portato al bar Poquitomàs, nella Piazza centrale del paese a bere lo Spritz teneramente avvinghiati?»

Afferra la borsa che le era precedentemente caduta per terra, e cerca freneticamente il telefonino, reggendo contemporaneamente anche la spazzola.
Paolo, pallidissimo, le strappa la borsa di mano, arretrando velocemente all'indietro. Teresa scaglia la spazzola, contro di lui colpendolo in pieno.
Paolo cerca di uscire dalla solita quinta, ma Teresa lo afferra, lo trascina e lo scaraventa sul letto cominciando con calma e sistematicità a colpirlo sul volto, schiaffeggiandolo, con gli occhi iniettati di veleno, ed asciugandogli il viso con i capelli, come se fosse una moderna Maddalena. Paolo ansima di piacere, mostrando il volto e stringendo al ventre la borsa, come per proteggersi da lei, che vedendo Paolo incominciare a godere (l'attore mimerà degli ancheggiamenti pelvici), lo lascia, rialzandosi, per raccattare la spazzola caduta. Paolo si rilassa, piangendo e stringendo sempre freneticamente la borsa, sinceramente spaventato.
Mormora infine, con un filo di voce, ma che sia udibile, grazie ai microfoni opportunamente sistemati, da tutto il pubblico: «Perdonami, non lo farò più!…»
Teresa, reagisce violentemente, si sfila le Chanel con tacco a rocchetto, e, dopo aver raccattato la spazzola la adopera, brandendola, come una paletta da ping pong, sale sul letto e grida vittoriosa: «Nooo! Tu non lo farai ancora, perché, se lo farai sarai un Uomo morto!»
In bilico sul letto, finalmente più calma, con voce sottile e sibilante, da arpia, si massaggia un piede, e comincia a colpire Paolo, ancora sdraiato ed incapace di sottrarsi ai colpi, sempre sistematicamente, come se la cosa fosse normale e quotidianamente ripetuta.
Teresa, sibila: «Noo, no, noo, caro il mio povero Paolo, non lo farai più!»

Paolo piange come un bambino che ha fatto la marachella, sempre colpito in fronte e non riesce a reagire, né a liberarsi della moglie. La guarda, ottuso, con lo sguardo di un agnello, portato al Macello. Teresa esulta di piacere. È consapevole di avere in pugno la sua preda ed adotta, all'inizio, il suo atteggiamento fermo ed aggressivo, ma sta per punzecchiare la sua preda, da cui conta di ricavare il massimo piacere.
Paolo: «Perdonami, Amore mio, perdonami, te lo giuro, ha fatto tutto lei, sono stato adescato e sedotto, ma io, non la conosco proprio, quella. Mi ha fermato per strada, chiedendomi una sigaretta, ed io, per educazione, le ho dato da fumare, e le ho acceso la sigaretta e lei si è messa subito in confidenza, chiedendomi di portarla al bar. Io, per educazione, (vorrebbe aggiungere verticale, ma si trattiene, sospirando)».
Teresa si inginocchia, accovacciandosi alle spalle della sua testa. Ripone la spazzola delicatamente dietro di lei, prende il volto di Paolo tra le mani ed incomincia a baciarlo piano sulle labbra. Le luci si abbassano ed incomincia la musica de "La Vie en Rose".
Quando la musica scema, (durerà solo pochi minuti), sfumando, Teresa si rialza, scende dal letto, raccattando la spazzola piatta, con cui aveva colpito il marito, che giace immobile, in espressione ieratica. Un faro la illumina, mentre Paolo, sempre stringendo la borsetta della moglie, rimane immobile, come aspettando il peggio, che, puntualmente arriva.
Sono una coppia datata, che vive esperienze tristemente ripetute da anni, che procurano in loro, ancora il brivido del piacere. Teresa sembra essere calma. Sempre reggendo la spazzola, afferra una lampada da studio, opportunamente sistemata al posto degli abat-jour, la accende e direziona il faro sul volto del marito. Comincia l'interrogatorio, quasi violento, degno della Gestapo.

Teresa, con fermezza minacciosa, in crescendo: «Chi è?!»
Paolo comprende di non poter tradire Deborah, esponendola al rischio di un confronto con Teresa (apparentemente sincero, con un filo di voce, vibrante di paura): «Non la conosco» (mente spudoratamente, irritando ulteriormente Teresa che, repentina, posa la lampada, per afferrarlo per il bavero, brandendo la spazzola pronta a colpire).
Teresa, sempre minacciosa, ripete con rabbia: «Chi è? Come si chiama?»
Paolo, seccato: «Si chiama? (fa finta di non ricordare) Si chiama col suo nome».
Teresa puntualizza: «Lei si chiama Baldracca e Tu sei un Uomo che vuole morire da giovane».
Paolo, benché dolorante, osservando l'atteggiamento della moglie che tende ad accettare l'idea di poterne parlare, senza incorrere nella temuta rottura, pian piano ha recuperato il suo self-control, ed è pronto ad attaccare per difesa personale.
Teresa ricomincia il suo interrogatorio: «Dimmi immediatamente chi è quella schifosa. Come si chiama e dove e quando l'hai conosciuta?»
Paolo comprende di essere stato tradito, ma non esclude l'ipotesi di essere stato scoperto dalle amiche, sempre troppe e racchie, o vecchie zitelle, della moglie. Gioca d'astuzia, ripetendo la sua versione dei fatti: «Ma chi se lo ricorda come si chiama! (Alzando man mano il tono della voce, essendo sempre meno succube) È stata una meteora di passaggio, una cosa che è capitata e che non si ripeterà più! (Addolcisce il tono della voce) Dai Cicottina, Amore mio, ma che importanza può avere uno Spritz, in un bar, con una ragazzona anni 70?... Te lo ripeto, ha fatto tutto lei!»

Teresa capisce di essere stata raggirata e riprende con voce bassa, calma e pacata, ma pronta ad esplodere per un nonnulla. La spazzola le cade lentamente dalle mani, mentre esclama: «Dove abita?»
Paolo comprende che non è disposta ad abbandonare la presa. Cerca disperatamente un modo per rabbonirla, quando inopportunamente squilla il suo cellulare. Finalmente, sedendo sul letto, posa la borsa al suo fianco ed estrae il cellulare dalla patta del pantalone.
(Visibilmente turbato risponde alla chiamata)
Paolo: «Pronto? Buonasera, Dottore!»
Deborah, dolcissima: «Amore, sono io, come stai?»
Paolo, apparentemente tranquillo: «Bene dottore, ma mi deve richiamare… no questa sera, non è possibile, non posso venire al suo studio, no, no dobbiamo rimandare a giovedì, prossimo, no, non prima!»
Deborah, piangendo: «Va bene, Amore, come vuoi, mi manchi!… ci sentiamo giovedì, ti chiamo!»
Paolo, sempre imperterrito: «Si, certo, mi chiami mercoledì per la conferma, così ci potremo incontrare».
Deborah, dolcissima e felice: «D'accordo amore Mio, telefono mercoledì, e non prendo impegni per giovedì. Non vedo l'ora di abbracciarti. Ti Amo».
Teresa che è rimasta immobile per tutta la chiamata ricomincia la sua solfa (Sempre gridando): «A me non risulta che sia una conoscenza occasionale, Paolo, né che sia la prima volta che la incontri. Dico grazie, all'anima pia, che è riuscita a filmarti, perché io non le credevo. Io so bene come si chiama, chi è, dove la incontri, so anche delle bollette che non hai pagato, in attesa, ovviamente che le pagassi io, una volta morosi. Ma questa storia deve finire, mio caro, perché, se non lo ricordassi, guadagni così poco, che fai beatamente la vita del mantenuto, perché ti pago tutte le tue squallide prestazioni sessuali. L'assegno generoso, che ti permette di sostenere anche la Porche che ti ho regalato, di cui ti vanti con gli amici, e con cui hai ripetutamente scarrozzato la Signora, te lo puoi scordare. (nel dire tutto questo gesticola, sempre brandendo la spazzola)».

Gli si avvicina, guardandolo negli occhi, come per scorgere segni di pentimento, posa la spazzola. Paolo, felino, ha già compreso che in realtà l'ira in lei è sfumata. Posa il cellulare in tasca e gioca la sua carta strategicamente.
Paolo, fingendo tristezza: «Allora vuoi che me ne vada? È tutto finito, dai retta alle cattiverie gratuite delle gente, delle… (calca la voce con disprezzo)… anime pie che ti vogliono bene e che (adopera la voce in crescendo) hanno cercato da sempre di distruggere la Nostra unione, la Nostra relazione, dimenticando il Bene, che ci ha nutriti da ragazzi. (riprende le argomentazioni di Giovanni) Noi, che ci siamo amati sotto il sole d'estate…»
Teresa impallidisce al ricordo, porta la mano alla fronte, sorpresa e colpita dalla dolcezza del marito, che, avvertendo il suo imbarazzo, pian piano le si avvicina, fino a cingerle la vita, ma lei reagisce (con una furia improvvisa): «Maiale, sei un viscido maiale! Mi tocchi con le stesse mani sudice, che hanno… (non riesce a trovare le parole) amato lei, le stesse mani che le hanno acceso la sigaretta, che le hanno pagato lo Spritz con i soldi miei!»
Paolo non molla la presa, accostandola maggiorente alla sua persona.
Teresa, fortemente irata: «Lasciami!»
Paolo l'abbraccia ancora e con l'altra mano le afferra la nuca, costringendola a baciarlo sulla bocca. Teresa cede, ricambia il bacio, sussurrando ancora, sempre più lasciva: «Lasciami… Lasciami».
Paolo: «Bambina, ti Amo! (Le sussurra, sfiorandole il lobo dell'orecchio)»
Teresa: «Com'è facile, per te, Paolo, dire Ti Amo!»
Paolo: «Bambina Basta! Asciugati le lacrime, perché non è successo niente! Non abbiamo nulla di cui vergognarci, e la gente ha sempre provato a farci del male, ma noi siamo più forti».
Teresa (lo abbraccia sussurrando, ma che sia udibile dal pubblico): «Farabutto! La luce si abbassa, il faro li illumina, la musica riprende "La Vie in Rose", pian piano scende il telo, come a coprire dolcemente la loro rinnovata intimità».

Nuovo appuntamento con "Voci" di Liliana Salerno martedì 26 ottobre
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