Architetti biscegliesi tutti insieme per raccontare la città

I protagonisti dell'iniziativa, unica nel suo genere, offrono una testimonianza dell'evento "La città racconta"

martedì 19 dicembre 2017 19.13
A cura di Serena Ferrara
Riflettere attorno ad una "scultura urbana", quella dell'architetto Licia Lamanuzzi - biscegliese residente in Svizzera - e farne una occasione per ritrovarsi, non solo in vista del Natale. Il desiderio degli ideatori di questo singolare evento era piuttosto quello di ritrovarsi spiritualmente a riflettere sulla città che chi è impegnato ogni giorno a progettare pezzi di mondo, vorrebbe per le generazioni future.
Così nasce "La città racconta", installazione ospitata dal castello svevo di Bisceglie che ritrae una rossa fiammeggiante città turrita dotata di finestre luminose con immagini di architetture contemporanee di tutta Europa. Dalla torre più alta un potente proiettore illumina una parete del castello con una sequenza di diapositive e riflessioni che raccontano Bisceglie, la sua realtà, le sue prospettive le sue speranze attraverso gli occhi di 28 architetti biscegliesi in sodalizio artistico.
Alla ricostruzione dell'Opera hanno contribuito maestranze biscegliesi che l'architetto Domenico Tritto introducendo la serata inaugurale ha voluto singolarmente ringraziare sottolineando come l'evento artistico abbia generato il positivo incontro di persone, professionisti e artigiani incontro che si propone di essere foriero di altri e futuri eventi culturali.
La testimonianza che tutti gli architetti ci lasciano di questo evento, merita di restare negli annali. E così BisceglieViva ha chiesto agli autori di questa iniziativa di compiere ancora uno sforzo comune, che segua l'onda lunga del web.

A parlare, di seguito sono Serena Celestino, Antonella Consiglio, Jerome Dell'Olio, Giovanni Di Liddo, Bartolo Di Pierro, Grazia Di Pinto, Licia Lamanuzzi, Giulio Losapio, Federica Maenza, Ida Martucci, Michele Minutilli, Letizia Misino, Cristina Mastrototaro, Lucia Monopoli, Giovanni Nacci, Giovanni Pellegrini, Perluigi Pindinelli, Alessandro Prospero, Rosalba Rutigliano, Daniela Salerno, Rosanna Saullo, Mario Alberto Simone, Simonetta Squiccimarro, Domenico Tritto, Bruno Valente, Giacomo Zingarelli e i due interior designers Dino Di Liddo e Mino Pedone.


«Un centinaio di scatti fotografici, fatti col cuore più che con la tecnica e altrettante riflessioni sulla nostra città, nella sintetica forma di una didascalia narrativa: questa è la dichiarazione d' amore che noi, una trentina di architetti, abbiamo sentito il bisogno di cantare alla città attraverso le nostre individualità che si son fatte coro.
È stata, per noi che l'abbiamo vissuta, una esperienza artistica singolare. Divenire il cuore luminoso ed irradiante di un'opera d'arte, già magnetica di suo, come l'installazione titolata " La città racconta". Installazione che la nostra collega e concittadina, residente in Svizzera, architetto Licia Lamanuzzi, ha messo a disposizione di Bisceglie per la riscossa morale di noi architetti e della città intera.
La raccolta di tutte le foto che noi architetti, in luoghi e tempi diversi, abbiamo scattato, ha rivelato una sorpresa inaspettata.
La sorpresa è stata constatare che le singole foto, pur senza un copione precostituito, si sono incastrate, una ad una, in una libera trama organica . Ci siamo chiesti come fosse possibile, come potesse accadere cio' ma solo alla fine della raccolta ne abbiamo compreso il recondito motivo.
Ogni singola foto de "La citta' racconta", ogni singolo frammento di quelle foto, ogni singolo pixel di quelle foto, grida all'osservatore una ed una sola parola. È la stessa parola che il mago telepata legge nei pensiero di Guido in 8 e 1/2 di Fellini. E la parola è ASA NISI MASA, un modo pudico che Fellini utilizza per crittografare, infantilmente, la piu' profonda parola ANIMA
Se saprete leggere in profondita' le foto prodotte da noi architetti biscegliesi,in "La città racconta", vedrete i colori della nostra anima. Un'anima votata a creare bellezza, ma che langue nell'esilio della incompensione.
Se saprete udirne la voce, la sentirete piangere nella soffitta dell'indifferenza a cui questa città l'ha relegata ricoprendola con centinaia di casse.
Su quelle casse di legno ci sono incise col fuoco i nomi delle sue oppressioni:
La burocrazia che ci assorbe vitali energie creative per destinarle a sempre piu' incomprensibili procedure da azzeccagarbugli.
L'affarismo, che ci costringe a trasformarci in mediatori immobiliari se vogliamo lavorare.
L'emarginazione che ci tiene fuori da ogni decisione fondamentale sulla trasformazione della città.
Il ridimensionamento tecnicista della nostra arte che ci relega a risolutori tecnici di scelte altrui, dimenticando che non siamo solo tecnè ma siamo anche archè, cioè principi primi, cioè significati e senso esistenziale. Noi non siamo un manuale pratico di soluzioni ma siamo quelli che vi potrebbero indicare la via per non disperdervi.
Ed infine l'anima di noi architetti è ricoperta da decine di casse con su scritto "carta da parati" perché il deprimente compito a cui si pensa siano delegati gli architetti è solo quello di semplici decoratori.
Noi non siamo questo.
Non siamo quelli che ricopriranno le vostre nefandezze. Noi siamo invece quelli che vi impediranno di farne.
Con la partecipazione alla installazione "La citta' racconta" noi 28 architetti manifestiamo la volonta' di tentare di liberare la nostra anima dalla prigionia della rassegnazione alla rinuncia.
Vogliamo percio' cambiare rotta e tentare un viaggio periglioso, ma purificante, alla ricerca di una identita' negata.
Ci riusciremo? Sapremo resistere alla tentazione di tornare indietro quando il mare aperto ci sembrera' infinito e la meta irraggiungibile?
Sapremo farci forti nella tempesta e inaffondabili nella mareggiata?
Non lo sappiamo. Ma pregheremo ogni giorno perché tempo e venti ci siano propizi».