Bisceglie e la Bat in zona rossa: è la soluzione?

I dubbi sulla precisione del tracciamento della provenienza geografica dei positivi e il peso dei ricoverati negli ospedali della Bat che risiedono in altre province

venerdì 20 novembre 2020 12.44
A cura di Vito Troilo
Per quale motivo proprio la provincia di Barletta-Andria-Trani e la Capitanata? È l'interrogativo che molti pugliesi - e in particolare gli abitanti dei territori coinvolti - si sono posti fin dal momento in cui hanno appreso della richiesta formulata dal presidente della Regione Michele Emiliano al ministro della salute Roberto Speranza. L'istituzione di una zona rossa costituisce il più forte strumento restrittivo attualmente previsto dal Governo per fronteggiare il rischio di un'ulteriore diffusione del contagio da Covid: gli esperti lo definiscono un lockdown più tenue.


Le parole con cui il governatore ha motivato la sua proposta si rifanno a relazioni tecniche e pareri forniti, fra gli altri, anche dai Direttori generali delle Asl competenti. Le strutture sanitarie di quei territori, secondo quanto sostenuto da Emiliano «risultano fortemente sotto pressione, con un prevedibile sovraccarico del sistema nell'arco delle prossime settimane».

Un tema cruciale, su cui mai è stata fatta chiarezza fino in fondo, riguarda il preciso tracciamento della provenienza geografica dei casi positivi. Non è UN mistero, per esempio, che i pazienti del Covid hospital "Vittorio Emanuele II" di Bisceglie provengano anche da comuni di altre province, in particolare dall'Area Metropolitana di Bari. Secondo stime prudenti circa il 20% del totale delle persone attualmente ricoverate nell'ospedale biscegliese non risiederebbe nella Bat. Lo stesso accade in una certa misura anche nel foggiano, basti considerare un nosocomio delle dimensioni di Casa sollievo della sofferenza a San Giovanni Rotondo. I parametri attraverso cui la Regione ha stabilito che fosse necessario alzare ulteriormente la guardia in quei territori tengono conto dell'effettivo rapporto tra casi positivi riscontrati nelle diverse province e numero di ricoverati calcolati fra i residenti delle varie province o si riferiscono solo all'incidenza attuale dell'occupazione di posti letto?

Il dubbio è legittimo. Estrapolando i dati dell'ultimo bollettino regionale è possibile evincere che i casi registrati dall'inizio dell'emergenza epidemiologica nella Bat sono stati 4410 (su una popolazione residente di poco inferiore alle 400 mila unità, per un'incidenza dell'1.11%) mentre quelli nell'Area Metropolitana di Bari, che ha il triplo degli abitanti, ben 15503: quasi quattro volte tanto, per un incidenza dell'1.22%, addirittura superiore.

Gli attualmente positivi, in totale, nei dieci comuni della Bat sono all'incirca 3000. Non ci sono dati precisi per l'insieme delle 41 città dell'ex provincia di Bari ma è ragionevole ritenere che il rapporto 4:1 sia rispettato e che almeno 12000 dei 28500 cittadini pugliesi al momento ancora alle prese col virus risiedano in quel territorio.

Emiliano ha evocato un'avvenuta scomposizione su scala provinciale degli ormai celeberrimi 21 indicatori, in seguito alla quale sarebbe emerso «un contesto preoccupante in cui i valori di Rt, combinati con l'incidenza numerica dei nuovi casi riscontrati giornalmente, si caratterizzano per un progressivo e inarrestabile incremento.Tale progressione del livello epidemico induce a ritenere che nelle suddette aree, anche in virtù della programmata espansione della rete di assistenza Covid-19, si produrrà una riduzione di offerta dei livelli di assistenza in favore dei pazienti non Covid-19».

La quasi totale saturazione degli spazi riservati a casi di Coronavirus negli ospedali di Bisceglie, Barletta (e, seppure in minima misura, Andria) è un preoccupante dato di fatto ma blindare la Bat in una zona rossa costituisce davvero l'unica o anche solo la più adeguata soluzione? Toccherà al ministero della salute esprimersi nel merito.