"Capaci di cambiare", Nunzia Antonino racconta Sergio Cosmai e le vittime pugliesi di mafia

Primo appuntamento della rassegna "Poesia è libertà", ideata da Carlo Bruni, al Redentore di Bari

giovedì 3 settembre 2020
A cura di Vito Troilo
Una rassegna ideata con la finalità di rivendicare l'emancipazione culturale e l'identità rionale di un quartiere del capoluogo pugliese considerato periferico. "Poesia è libertà", l'ambizioso lavoro promosso dall'assessorato alle culture del Comune di Bari nell'ambito del progetto "Arene culturali", porta la firma del biscegliese Carlo Bruni e di Gioacchino De Padova, eccellenze riconosciute in campo rispettivamente teatrale e musicale.

Giovedì 3 settembre, alle ore 21, il via col reading in musica "Capaci di cambiare" dedicato alle vittime pugliesi di mafia con l'attrice biscegliese Nunzia Antonino e il fisarmonicista Vince Abbracciante. Location, il chiostro del Redentore di Bari, messo a disposizione da don Francesco Preite, all'interno del quartiere Libertà. Tre gli appuntamenti, in collaborazione con l'associazione musicale "L'amoroso", all'interno dell'Opera Salesiana Redentore, già preceduti da un laboratorio-anteprima di «guerrilla poetica» dedicato all'arte di usare la parola come arma sociale.

"Capaci di cambiare" è un passaggio del celebre discorso della vedova di Vito Schifani, uno dei componenti della scorta del giudice Giovanni Falcone, vittima della strage di Capaci che sabato 23 maggio 1992 sconvolse l'Italia. Lo spettacolo è uno spaccato di impegno civile frutto della sinergia con Libera, l'associazione di don Ciotti impegnata anche in Puglia nell'organizzazione di eventi contro le mafie e mette insieme alcuni testi tratti dal libro antologico «Non a caso» curato per le edizioni La Meridiana da Daniela Marcone nel quale scrittori e opinionisti raccontano alcune figure rimaste vittime della mafia alla quale si erano opposti.
Le storie sono quelle di Francesco Marcone, direttore dell'ufficio del registro di Foggia ucciso per aver denunciato truffe di falsi mediatori, di Hyso Telharaj, albanese di Valona e pugliese di adozione, morto a 22 anni per essersi opposto ai caporali, del biscegliese Sergio Cosmai, direttore del carcere di Cosenza, ucciso per essersi opposto al controllo della criminalità organizzata all'interno del carcere che dirigeva, della mesagnese Marcella Levrano, morta lapidata dalla Sacra Corona Unita per aver rivelato i nomi dei suoi fornitori di eroina, di Donato Diego Maria Boscia, ingegnere di Corato ucciso dalla mafia siciliana per essersi opposto alle infiltrazioni mafiose nel cantiere che dirigeva sulla costruzione dell'acquedotto di Palermo, e di Rosario Di Salvo, l'autista barese ucciso con l'amico Pio La Torre dalla mafia siciliana.