Focolaio Xylella a Canosa, Coldiretti Puglia: «Barriere Ue colabrodo»

Il presidente Muraglia: «Inimmaginabile uno scenario senza difesa. Necessarie scelte urgenti»

venerdì 18 dicembre 2020 13.25
Il caso di infezione da Xylella fastidiosa in agro di Canosa di Puglia, accertata su piante di Dodonaea viscosa "purpurea" all'interno di un vivaio, è ritenuto da Coldiretti Puglia alla stregua di un atto d'accusa al sistema di controllo predisposto dall'Unione Europea «con frontiere colabrodo che hanno lasciato passare materiale vegetale infetto e parassiti vari, risultato di una politica troppo permissiva che consente l'ingresso di prodotti agroalimentari e florovivaistici nell'Ue senza che siano applicate le cautele e le quarantene che devono invece superare i prodotti nazionali quando vengono esportati con estenuanti negoziati e dossier che durano anni e che affrontano un prodotto alla volta».

Il focolaio «è stato immediatamente accertato e circoscritto con l'attivazione immediata di uno stringente cordone sanitario, grazie al senso di responsabilità del centro produttivo che ha un programma di analisi interne a calendario e il 14 ottobre scorso ha disposto il campionamento e le relative analisi sul lotto delle piante "specie ospite", riuscendo a intervenire tempestivamente, attivando tutte le misure prescritte dal regolamento comunitario in caso di ritrovamento di fitopatie» hanno spiegato da Coldiretti.

«Per effetto dei cambiamenti climatici e della globalizzazione si moltiplica l'arrivo di virus e insetti che provocano stragi nelle coltivazioni e per questo serve un cambio di passo nelle misure di prevenzione e di intervento sia a livello comunitario che nazionale anche con l'avvio di una apposita task force» ha commentato Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.

La Dodonaea è un genere di circa 70 specie di piante da fiore spesso note come cespugli di luppolo, nella famiglia dei mirtilli, Sapindaceae. Ha una distribuzione cosmopolita nelle regioni tropicali, subtropicali e temperate calde dell'Africa, delle Americhe, dell'Asia meridionale e dell'Australasia.
L'arrivo di fitopatologie, parassiti e virus provenienti da altri continenti è favorito dall'intensificarsi degli scambi commerciali. «Siamo fiduciosi che si tratti di un caso isolato che è stato immediatamente circoscritto, col campionamento e le analisi in tutta l'area buffer e la distruzione delle piante del lotto individuato» ha aggiunto il presidente Muraglia.

«Uno scenario senza difesa, soprattutto nell'attuale contesto pugliese dove è determinante l'attività di contenimento della malattia, è inimmaginabile. Lotta al vettore anche finanziata, monitoraggi e campionamenti sono attività cruciali onsiderato che non esiste ancora una cura per la batteriosi, per l'individuazione dei focolai nei primissimi stadi della infezione su piante sensibili e la successiva rimozione secondo legge, così come il controllo della presenza di potenziali vettori contaminati, restano l'unica soluzione per ridurre la velocità di avanzamento della infezione» ha sottolineato. «L'efficacia e sistematicità è garanzia per le aree indenni della Puglia e delle regioni limitrofe e non va messo in alcun modo in discussione, anzi il sistema dei monitoraggi e campionamenti va potenziato, perché la lotta all'insetto vettore è stata trascurata e monitoraggi e campionamenti degli ulivi ancora oggi si basano principalmente su analisi visiva di piante troppo spesso asintomatiche» ha concluso Muraglia.

La vastità del problema, la rilevanza economica della coltura per l'intero territorio regionale e le prescrizioni della normativa fitosanitaria comunitaria e nazionale in caso di ritrovamento di patogeni da quarantena - per Coldiretti Puglia - impongono scelte e provvedimenti urgenti, anche in considerazione della diffusione della malattia che, dopo aver causato il disseccamento degli ulivi leccesi ha intaccato il patrimonio olivicolo di Brindisi e Taranto, arrivando sino alla provincia di Bari, con effetti disastrosi sull'ambiente, sull'economia e sull'occupazione.
La Xylella è certamente la peggior fitopatia che l'Italia potesse conoscere e ha già colpito il 40% della regione, con un danno al patrimonio olivetato stimato in oltre 1.6 miliardi di euro.