Francesco Boccia attacca il decreto sicurezza Salvini: partita con gli immigrati al PalaCosmai

Il parlamentare biscegliese, candidato alla segreteria nazionale del Partito Democratico, polemizza col ministro del'intero

domenica 6 gennaio 2019
A cura di Vito Troilo
Una partita "speciale" sul rettangolo del PalaCosmai di Bisceglie. Francesco Boccia ha trascorso il pomeriggio di sabato 5 gennaio insieme ad alcuni immigrati regolari: «almeno fino a qualche giorno fa» ha spiegato il parlamentare biscegliese, candidato alla segreteria nazionale del Partito Democratico.

«Questi ragazzi, perfettamente integrati nelle nostre comunità, oggi diventano irregolari a seguito del decreto Salvini, per effetto del quale rischiano di restare per strada nel caso in cui dovessimo dire loro di andar via: quelli più bravi lavoreranno in nero creando nuove disparità, mentre altri potrebbero essere arruolati gioco forza dalla criminalità» ha sottolineato l'esponente dem.

«Solo Salvini non lo capisce, impegnato com'è a fare campagna elettorale permanente sulla pelle dei più deboli. A questo punto gli chiedo: "I ragazzi senza più tetto vengono a casa tua o la smetti di fare propaganda e vieni tu qui tra noi?"» ha concluso Boccia.

L'APPELLO AGLI ELETTORI: «TORNATE DA NOI»

Sabato mattina il deputato ha tenuto una conferenza stampa nella sede regionale del Partito Democratico per presentare la sua candidatura alla leadership con la mozione #aporteaperte.

«Veneto e Lombardia hanno lanciato referendum consultivi sull'autonomia e ritengo che Michele Emiliano faccia bene a sfidarle queste regioni sull'autonomia impositiva. Noi in Parlamento però metteremo un punto fermo: la perequazione infrastrutturale» ha dichiarato Boccia.

«Conte, Salvini e Di Maio sappiano che quando verranno in Parlamento per proporci la legge di attuazione del cosiddetto federalismo fiscale ritroveranno la perequazione infrastrutturale. Noi al Sud vogliamo le strutture che non abbiamo. Abbiamo pagato l'alta velocità con le nostre tasse, vogliamo che le infrastrutture al Sud abbiano lo stesso livello di perequazione che in questo momento è al Nord, soprattutto sulla fibra ultraveloce, su porti e aeroporti.
Nella legge su cui la Camera e il Senato dovranno esprimersi a maggioranza assoluta faremo questa proposta che mi auguro possa essere sostenuta da tutti i gruppi parlamentari. Spero che tutti i candidati alla segreteria del Pd possano seguire indipendentemente dalle differenze che abbiamo sulla mozione».

Sulla vicenda migranti Boccia: «Non so come faccia ad andare a letto un essere umano che rappresenta lo Stato italiano sapendo che ci sono in mare donne e bambini con questo freddo. Io non chiuderei occhio. Pare che a Salvini non freghi nulla, perché se la nave che batte bandiera nei nostri mari è tedesca, pare si debba essere muscolosi e far vedere che siamo forti. Non riesco a concepire la politica così. Condivido la stessa posizione di Antonio Decaro e dell'Anci: le leggi vanno rispettate, ma chiedo a Salvini, Di Maio e Conte di modificare la norma».

Sulle dinamiche interne al Partito Democratico: «Non voglio più un partito guidato da un capo che non ascolta. Io voglio un partito che sia un soggetto collettivo, che di certo non rifarà l'errore di fare il jobs act senza averlo concordato con nessuno e soprattutto senza averlo concordato con gli elettori che ti danno la forza di guidare un partito straordinario come il nostro. Penso sia necessario trasformarlo in un partito collettivo. La mozione #aporteaperte prevede il ritorno a casa di tutti gli elettori del Pd andati col Movimento 5 Stelle.

Nessuno di noi ce la fa da solo, tutti noi possiamo farcela se stiamo insieme e se recuperiamo i fondamentali da cui veniamo; se recuperiamo i mondi intermedi, se ascoltiamo il mondo del volontariato, le parti sociali, se torniamo a dialogare con chi si occupa degli ultimi. Dobbiamo tornare a essere il partito dei ceti popolari, delle periferie. Siamo diventati il partito della borghesia italiana, non trovo più elettori nelle periferie, ma nelle aree ztl. Dobbiamo tornare a essere quello che siamo sempre stati e che nei 5-6 anni di leadership di Renzi non siamo più stati» ha sottolineato il parlamentare.

«Mi aspetto che la parte libera del Pd si ribelli agli apparati che erano quelli che Renzi doveva rottamare e che invece con Renzi hanno rottamato il Pd. Purtroppo il ciclo politico che si è chiuso con le dimissioni di Renzi non è stato caratterizzato né da sentimenti di sinistra, né da attenzione allo stato sociale. Per questo siamo finiti come siamo finiti. Il 18% per me è il punto più basso della nostra storia, ora possiamo solo risalire. Cancelliamo il jobs act e il decreto Di Maio ammettendo di aver sbagliato interpretazione della società su ambiente e scuola».