La Caritas di Bisceglie accoglie profughi eritrei

Giungeranno in Italia il 31 gennaio nell'ambito del progetto "Corridoi umanitari"

sabato 19 gennaio 2019 20.57
Un gruppo di profughi eritrei, compreso fra le sei e le nove unità (al momento tre risultano dispersi) saranno accolti all'interno delle strutture della Caritas di Bisceglie nei prossimi giorni. Lo hanno fatto sapere i referenti cittadini, specificando che i migranti proverranno da uno dei più grandi campi dell'Etiopia, popolato da oltre 50 mila persone.

«I nostri fratelli eritrei giungeranno in Italia il 31 gennaio prossimo e saranno ospitati presso la struttura Caritas dei Cappuccini di Bisceglie. L'arrivo è stato predisposto secondo il protocollo d'intesa firmato il 12 gennaio 2017 tra il Governo italiano e la Conferenza Episcopale italiana insieme alla Comunità di Sant'Egidio per l'apertura di un corridoio umanitario dall'Etiopia, così come altri programmi a sostegno di migranti e rifugiati.

Tale protocollo è il risultato del lungo impegno della Chiesa italiana che, attraverso la Caritas, vuole promuovere nuovi canali sicuri e risposte durature nei confronti di quanti fuggono dai paesi in guerra o in situazioni disperate operando per un mondo più giusto e più equo. Molti di loro, per sfuggire alle difficili condizioni di vita dei campi, decidono di mettere la propria vita nelle mani dei trafficanti di uomini per raggiungere l'Europa e una vita dignitosa, dopo aver attraversato il deserto del Sud Sudan, la Libia, costretti a sopravvivere in condizioni disumane» hanno rimarcato i responsabili cittadini della Caritas.

La macchina dei volontari biscegliesi si è già messa in moto: i nove etiopi, che dovrebbero essere cattolici, appartengono ad uno stesso gruppo familiare, formato da una coppia di trentenni con una bimba di pochi anni e un figlio preadolescente e un altro diciassettenne, più altri fratelli e sorelle dei genitori: non ci sono al momento dati più precisi. Saranno accolti a Fiumicino dal direttore della Caritas Diocesana, don Raffaele Sarno, dal responsabile cittadino Sergio Ruggieri, dai mediatori culturali Ibrahim e Francesco e da tre volontarie Caritas.

L'accoglienza sarà svolta da tre famiglie tutor (Sergio e Liliana, Gianni e Gabriella, Piero e Valeria) che si occuperanno di accompagnare il percorso di integrazione sociale, scolastica e lavorativa di ognuno sul territorio garantendo servizi, corsi di lingua italiana, cure mediche adeguate. Ma l'accoglienza più ampia prevede l'intervento di parrocchie, famiglie e istituti religiosi e l'utilizzo dei locali arredati presso i Cappuccini. Si vuol far sperimentare quello che finora è stato loro negato: vicinanza e solidarietà.

Michele Stornelli, responsabile della struttura dei Cappuccini, ha messo in rilievo che questa operazione dimostra come, grazie alla cooperazione tra realtà ecclesiali, come Caritas, Sant'Egidio, e istituzioni, sono possibili percorsi legali per affrontare i drammi dell'umanità. Sergio Ruggieri ha sottolineato come esiste un'alternativa allo sciacallaggio economico e pseudo-politico e spera di vedere vicina, concretamente, l'amministrazione comunale.

I profughi saranno accolti con una dotazione iniziale di arredi e necessario per la casa, l'abbigliamento e l'igiene ma molto sarà necessario per il mantenimento degli ospiti nel lungo anno fin quando non saranno divenuti autonomi.

«Il progetto metterà concretamente alla prova il nostro essere cristiani e siamo sicuri di ricevere una collaborazione entusiastica e fattiva. Già il gruppo giovani della parrocchia di San Pietro si è impegnato ad accogliere gli adolescenti tra loro. Sicuramente le altre parrocchie non faranno meno: tutti sanno che i corridoi umanitari sono totalmente autofinanziati dalle associazioni che li hanno promossi» ha affermato Stornelli.