"Qualcosa che brilla": alle Vecchie Segherie Mastrototaro splende la luce di Michela Marzano

​Un racconto vivace, denso e difficile che, come solo Marzano sa fare, accompagna all'autocoscienza

mercoledì 22 ottobre 2025 14.59
A cura di Serena De Musso
I disagi giovanili guardati di fianco da chi ascolta e non dall'alto di chi li studia, paragonati ad una musica che esiste dentro ma che il rumoroso mondo circostante non riesce a sentire. Questo il contesto in cui si sviluppa la storia raccontata da Michela Marzano in "Qualcosa che brilla", un romanzo che parla ma non risponde, che pone domande ma non le risolve.

«Qualcosa che brilla ma fa fatica a brillare: non c'è definizione migliore per definire le ragazze e i ragazzi della generazione Z che hanno molta difficoltà a poter davvero brillare perché probabilmente in grandi difficoltà con degli adulti che non li vedono, che non li ascoltano che non li riconoscono. E tante volte hanno bisogno di ricorrere a dei sintomi anche dolorosi per esprimere quello che provano, e allora bisticciano con il cibo, si tagliano hanno attacchi d'ansia, non escono di casa, attacchi di rabbia: tutti dei sintomi che mostrano un bisogno di essere riconosciuti per quello che sono, di essere ascoltati, di essere visti - ha spiegato la scrittrice -. Noi adulti dobbiamo fare lo sforzo di fare spazio a loro perché possano davvero essere loro stessi e possano essere amati da noi per quello che sono».

Mauro Rolli, voce narrante nella storia, è un medico che dopo aver conosciuto la realtà di psichiatria decide di creare un nuovo spazio, il centro "La Ginestra", in grado di accogliere chi avesse bisogno di qualsiasi tipologia di supporto, uno spazio che potesse essere davvero orizzontale, interdisciplinare ma soprattutto d'ascolto. Di qui, le storie dei ragazzi e ragazze di "Qualcosa che brilla", turbolente e dolorose da un lato ma piene di forza, quella forza silenziosa che riesce ad emergere solo quando ci si trova in uno spazio sicuro in cui essere sé stessi.

«Io scrivo perché i miei lettori e le mie lettrici si possano riconoscere, non necessariamente soffrire perché poi i miei libri finiscono sempre con il messaggio di speranza, ma tante volte è anche bene interrogarsi su come ci si sta comportando con se stessi, con i propri figli, con i propri studenti - ha aggiunto Marzano -. In Francia, dove lavoro e insegno ci sono molti centri come il centro che fonda Mauro Rolli, interdisciplinari in cui le persone possono incontrarsi e confrontarsi facendo anche comunità. In Italia purtroppo i ragazzi e le ragazze che hanno un sintomo vengono etichettati come malati e tante volte sbattuti negli ospedali psichiatrici. Con i farmaci però noi non possiamo mettere a tacere ciò che i ragazzi hanno bisogno di dirci per poter trovare la propria strada».