Tupputincontri: Gramsci e la questione meridionale

Un'analisi approfondita con la professoressa Durante e il professor Losapio

venerdì 11 maggio 2018 16.53
A cura di Mauro Angarano
Mercoledì 9 maggio, presso il Laboratorio Urbano di Palazzo Tupputi, la professoressa.Lea Durante, vicepresidente della sezione italiana della International Gramsci Society, ha interloquito col professor Giuseppe Losapio, docente presso l'istituto d'istruzione superiore "Aldo Moro "di Trani, e con i numerosi partecipanti incuriositi dalla questione meridionale gramsciana.

I quaderni del carcere sono il compendio dei pensieri e delle note che il filosofo comunista iniziò a scrivere nel febbraio del 1929, durante la sua detenzione nelle carceri fasciste. In essi Gramsci analizzò la storia recente e antica della penisola italica e delle sue molteplici identità sociali che culminarono nell'Unità d'Italia; da cui prende nome il noto quotidiano comunista fondato da Gramsci stesso.

La professoressa Durante, nel suo intervento, ha cercato di smorzare le interpretazioni antiunitarie e filo borboniche che in modo forzoso, a suo dire, si vogliono attribuire agli scritti gramsciani. La vastità della letteratura gramsciana impone agli esegeti l'utilizzo della filologia e della regola ermeneutica del testo e contesto, senza la quale le citazioni di qualsiasi autore si possono prestare a interpretazioni soggettive e poco fedeli.

Ciò che emerge dal pensiero di Gramsci è l'affermazione della questione meridionale eludendo la sua accezione antagonista tra nord e sud ponendola in un quadro unitario e nazionale . Il fondatore del partito comunista non ha la pretesa di negare il nodo irrisolto del Risorgimento italiano ma nel contempo sottolinea la sua funzione necessaria per la nazione, soprattutto per il riscatto dei popoli meridionali.

La critica ai moti unitari non è nella loro finalità politica ma nell'assenza di una finalità sociale che sapesse abbracciare non solo le dinamiche politiche ma anche quelle comunitarie dei popoli italici. La negazione della sofferenza meridionale all'invasione sabauda non era certo nei pensieri di Gramsci ma egli si proponeva di sanarla attraverso una confederazioni di classi sociali che andassero a unificare anche il popolo italiano di ogni latitudine e longitudine. L'unita politica si doveva tramutare in unità confederata della classe operaia settentrionale e contadina meridionale contro i cosiddetti capitalisti o padroni col fine di creare classe dirigente dai bassi ceti popolari. Il Risorgimento politico deve tramutarsi in Risorgimento sociale per sopperire a quella carenza comunitaria che l'Unità d'Italia non riuscì a evitare.

Emerge così fuori la figura di un Gramsci fortemente italiano, unitarista ma nel contempo federalista politicamente e socialmente. La sua analisi storica non fiancheggiava il negazionismo verso i patimenti meridionali, conscio che il benessere dei popoli del sud passava attraverso la perfezione dell'Unita nazionale e non guardando con nostalgia al passato autonomista e monarchico.

Come ogni esegesi quella della Durante può essere accettata o meno ma ogni lettore delle citazioni gramsciane si ricordi che la filologia non è un optional ma un prerequisito per ogni storico, amatore o professionista che sia. Il politico e sociologo Gramsci ci parla ancora oggi con la sua letteratura che potremmo definire fieramente italiana e rispettosa delle varie identità culturali e regionali presenti, da tempo immemore, nel nostro Bel Paese.