Bisceglie-Zavettieri: i perché di una frattura

La colpa vera? Non aver ricostruito l'attacco a dovere

martedì 6 febbraio 2018 16.49
A cura di Bartolomeo Pasquale
Voglia di Serie C. Tanto forte da provocare un terremoto improvviso nella città dei Dolmen. Con un corollario di polemiche accese, soprattutto tra i tifosi e promesse non tramutatesi in realtà che han creato malumore.

Squilli frenetici di tromba hanno in queste due settimane agitato l'accampamento della truppa Bisceglie e Nunzio Zavettieri si è improvvisamente trovato nei panni del Generale Custer; tuttavia a quest'ultimo è stato offerto un solo tragico Little Big Horn. Il tecnico nerazzurro può invece essersi ritenuto fortunato: Nicola Canonico, bontà sua, gliene ha concessi due, malamente sprecati.

Catanzaro e Catania sono state così le ultime tappe di un'avventura cominciata con premesse apparentemente solide ma diventate a lungo andare argillose e poco consistenti. L'avvio ritardato del campionato dopo la sosta invernale era un dettaglio cronologico che avrebbe dovuto consigliare prudenza ma anche, al contrario, il pretesto estremo da cogliere al volo per operare d'urgenza.

Nel caso del Bisceglie sarebbe stato troppo facile e banale modellare il mercato in base ai risultati di un girone d'andata al di sopra della media, figlio della crescita difensiva certificata dalla rivoluzione tattico-personale di Jurkic, ottimo incursore di sinistra in luogo di Giron, e dalla crescita esponenziale di Fabio Delvino, appetito da blasonate squadre di categoria superiore, contrapposto al pessimo rendimento offensivo (appana sedici i gol segnati a metà del percorso) frutto della teoria-scommessa per cui "sono gli assegni da 1-0 o 2-1 a contare parecchio".

Cos'altro, però, avrebbero dovuto suggerire il buon senso e la logica se non la feroce e razionale volontà di restaurare il pacchetto avanzato, nel merito inserire una punta centrale decisamente più mobile? D'accordo, si è parlato di Baclet, si è parlato di Dugandzic e ultimamente di Ferdinando Sforzini: chissà. Sono invece arrivati due esterni, D'Ursi e Ayina, che non hanno affatto sfigurato a Catania impuntandosi però con un Jovanovic poco pungente e statico sotto porta, apprezzabile solo per il lavoro sporco e la capacità di attirare i difensori su di sé liberando i laterali.

Non bisogna dimenticare, ciliegina sulla torta, l'aver lasciato andare causa stimoli ridotti ai minimi termini Anthony Partipilo, l'uomo che ha più illuminato le luci del Gustavo Ventura nelle ultime due annate.

Di Zavettieri abbiamo apprezzato la schiettezza caratteriale, il coraggio creativo e l'onestà intellettuale; si può ritenere ammissibile che il fatto di disporre di un solo modulo (il famigerato 4-3-3) abbia rappresentato un limite e non una risorsa, magari pensando alle potenzialità di un nuovo Bisceglie con quel 4-2-3-1 già visto nel secondo tempo col Racing Fondi e nella vittoria prenatalizia ai danni della Paganese.

Liberissimo il presidente di cacciare l'allenatore se non crede più nei suoi concetti. Zavettieri non è stato infallibile con Delic né tanto meno con Alessandro Gabrielloni ma esonerarlo appena sette giorni dopo la chiusura del calciomercato ha poco senso, sempre che abbia avallato la campagna di riparazione.

La scelta di allontanare l'allenatore prima della gara più attesa del campionato ha ovviamente lo scopo di provocare uno scossone nelle menti e nelle gambe dei calciatori stellati ma potrebbe risultare precipitosa, considerato il momento storico di questo torneo in cui i migliori esperti di salvezza sulla piazza sono già occupati.

Stimo troppo il presidente Canonico per non concedergli le attenuanti del primo tifoso e di un amore incondizionato per il Bisceglie ma chiudendo gli occhi e tornando a quell'afoso pomeriggio di luglio sembra davvero assurdo immaginare che sia stato mandato all'aria il presupposto per la costruzione di un ciclo a medio-lungo termine. Auguri e buona fortuna, Nunzio.