Auand Days, l’invasione silenziosa della musica buona fa bella Bisceglie

La residenza musicale dei 30 musicisti durerà fino al 9 aprile

giovedì 6 aprile 2017 16.29
A cura di Serena Ferrara
Atteggiamento rilassato ma orecchio teso e concentrato; birretta in piedi da consumarsi con chi conosce e apprezza il significato della parola cultura; sguardo schivo, che è poi la cosa più importante perché dietro quel chissenefrega si nasconde una filosofia del mondo.

Qualcuno li direbbe snob ed è buona cosa che a loro non importi. Perché sono forti, appropriati. Agiscono con criterio, senza preoccuparsi del successo che comunque arriva, trovano l'appagamento nella giustezza di quello che fanno. Jazzisti, roba di velluto.

L'invasione dei 30 musicisti alla città di Bisceglie, in corso dal 4 aprile, è silenziosa. O meglio si sente forte e chiara, ha un suono molto buono, ma non fa chiasso. Penetra nella pelle e se arriva al TG3, sulle riviste specializzate, sui quotidiani nazionali senza forzature, significa che penetra nella pelle di chi deve. E resta, conquista il posto dovuto alle cose belle che a Bisceglie ogni tanto accadono per merito di qualche privato isolato e che poi fanno storia.

Gli Auand Days, voluti e organizzati da Marco Valente (con l'avallo e il supporto di altri come lui: Carlo Bruni direttore del Teatro Garibaldi, Antonio e Daniela del laboratorio urbano di Palazzo Tupputi, in primo luogo) non fanno casino, non catapultano la città intera nelle piazze (anche perché portano gente nei locali ed è più giusto), non fanno strappare capelli a pletore di ragazzi in crisi ormonale. Ma ingentiliscono la città, le danno un significato e le assegnano un ruolo preciso.

Si propongono come "una piccola ma ambiziosa manifestazione che ha come obiettivo mettere in risalto quanto spesso resta nascosto della produzione musicale, quanto abitualmente accade nelle sale prove e di registrazione ovvero il lavoro attento di ideazione e realizzazione di qualcosa di nuovo a partire dal dialogo e dal reciproco scambio fra musicisti. Qualcosa di più e di meno di un festival musicale: non è una vetrina, ma un laboratorio aperto alle influenze dell'incontro fra artisti e pubblico".

In due giorni a Bisceglie hanno portato il meglio del jazz nazionale. Quello che il titolare di questa etichetta discografica (la Auand Records) di cui troppo poco ci vantiamo, frequenta ogni giorno.
Non è poco, rendiamocene conto.

E rendiamocene conto in corso d'opera. Che il jazz vi piaccia o meno, sappiate che ne vale la pena.