Coldiretti Puglia ritiene superato lo strumento del fermo pesca

«Lo stato delle risorse nei 33 anni di applicazione è progressivamente peggiorato. Persi 18 mila posti di lavoro»

martedì 24 luglio 2018 14.41
A cura di Vito Troilo
Uno strumento di gestione che non risponde più da tempo alle esigenze della sostenibilità delle principali specie target della pesca nazionale. Questa la definizione del fermo pesca secondo Coldiretti Puglia. «Lo stato delle risorse nei 33 anni di applicazione è progressivamente peggiorato, al pari dello stato economico delle imprese e dei redditi del comparto.
Ciò ha determinato negli anni in Puglia un crollo della produzione, la perdita di oltre un terzo delle imprese e di 18 mila posti di lavoro, con un contestuale aumento delle importazioni dal 27% al 33%» ha sottolineato il presidente Gianni Cantele.

«Col fermo pesca aumenta il rischio di ritrovarsi nel piatto per grigliate e fritture prodotto straniero o congelato. Il settore soffre la concorrenza sleale del prodotto importato dall'estero e spacciato come italiano, soprattutto nella ristorazione, grazie all'assenza dell'obbligo di etichettatura dell'origine. Inoltre, vanno risolti i problemi relativi al pagamento dei fermi pregressi, dando certezze circa il premio alle imprese relativamente all'anno 2018. Lo stesso vale per il sostegno del salario ai marittimi che dovrà evitare ogni tipo di lungaggine burocratica» ha aggiunto il massimo dirigente regionale Coldiretti.

L'attuale format del fermo pesca ha ampiamente dimostrato di essere inadeguato, poiché non tiene conto del fatto che solo alcune specie ittiche si riproducono in questo periodo mentre per la maggior parte delle altre la riproduzione si verifica in date differenti durante il resto dell'anno. Da qui la proposta di Coldiretti Impresapesca di differenziare il blocco delle attività a seconda delle specie, mentre le imprese ittiche potrebbero scegliere ciascuna quando fermarsi in un periodo predefinito.

«Una crisi quella del settore ittico, che si trascina da 30 anni - ha rilevato Angelo Corsetti, direttore Coldiretti Puglia - in un mercato, quello del consumo del pesce, che aumenta, ma sempre più in mano alle importazioni. La produzione ittica derivante dall'attività della pesca è da anni in calo e quella dell'acquacoltura resta stabile, non riuscendo a compensare i vuoti di mercato creati dell'attività tradizionale di cattura. Una rinascita che passa per il mercato e sulla quale Coldiretti sta cercando di impegnarsi a fondo, facendo partire iniziative nei mercati di Campagna Amica che hanno come obiettivo la vendita diretta, la semplificazione e la tracciabilità».

I NUMERI DEL SETTORE

Il comparto della pesca in Puglia vale l'1% del Pil regionale, una quota che cresce al 3.5% considerando l'indotto. Oltre 1500 imbarcazioni, cinquemila addetti e dieci impianti di acquacoltura e mitilicoltura costituiscono i numeri di un settore purtroppo in gravi difficoltà da diversi anni.

Le aree vocate alle attività della pesca sono soprattutto nell'area di Manfredonia, Bisceglie e Molfetta. Il pescato più importante è caratterizzato da gamberi, scampi, merluzzi. Per effettuare acquisti di qualità al giusto prezzo il consiglio di Coldiretti Impresapesca è di verificare sul bancone l'etichetta, che per legge deve prevedere l'indicazione dell'area di pesca (Gsa).