L'uomo Aldo Moro nell'opera da camera "La verità nascosta"

Lunghi e scroscianti applausi dalla platea del Garibaldi per il baritono Stella, il coro cameristico del Conservatorio "Piccinni" e i musicisti

giovedì 18 maggio 2017 12.03
A cura di Vito Troilo
«Aldo Moro, uomo. Ha perdonato, affidandosi a Dio, anche per sopportare il grande dolore del distacco forzato dai suoi cari». Enzo Quarto, giornalista del Tgr Rai, ha riassunto con estrema precisione il significato intenso dei brani che egli stesso ha selezionato fra la lettere dalla prigionia che il grande statista ha scritto durante i tragici 55 giorni del 1978 nelle mani dei suoi rapitori. Parole rivolte soprattutto a sua moglie Eleonora, la «dolcissima Noretta» che ricorre di frequente nei quattro episodi dell'opera da camera non a caso intitolata "La verità nascosta", musicata dal compositore Biagio Putignano.

L'esecuzione di Lorenzo Putignano (pianoforte), Edoardo Parente (vibrafono e altre percussioni) e Niccolò Fino (marimba e temple blocks), diretti dal maestro Filippo Lattanzi, ha contribuito a creare il pathos di quelle fasi così drammatiche della storia d'Italia; la magistrale interpretazione del baritono Stefano Stella è risultata talmente coinvolgente da condurre idealmente lo spettatore all'interno del covo dei brigatisti (impersonati da Daniela Guercia e Gianluca Carrisi).

«Ucciso tre volte: per l'insufficiente protezione, per rifiuto della trattativa, per la politica inconcludente» ha intonato, in chiusura di spettacolo, il coro cameristico del Conservatorio "Niccolò Piccinni" di Bari, 12 giovani e talentuosi elementi coordinati dal maestro Emanuele Aymone. Rilettura ardita per forma e sostanza, "La verità nascosta" (già portata in scena il 9 maggio al "Paisiello" di Lecce) ha meritato i lunghi e scroscianti applausi dalla platea del Teatro Garibaldi. Un connubio perfetto tra la musica di qualità e un tema forte, trattato da quell'angolazione umana spesso trascurata in altre circostanze.