Morte Alessia Ferrante, s'indaga sulla dinamica dei fatti

Giovedì l'esame autoptico sul corpo della sfortunata influencer biscegliese

martedì 14 aprile 2020 22.00
Un breve e solitario viaggio da Bisceglie a Monopoli. La certezza di doversi sottoporre a un piccolo ritocco di routine, tutt'altro che invasivo, talmente gestibile da non necessitare neppure del supporto e dell'accompagnamento di qualcuno.

Alessia Ferrante aveva programmato di rientrare in città già nel pomeriggio di venerdì 10 aprile alla guida della sua auto. Purtroppo è andata diversamente. Cosa sia accaduto, sotto un profilo puramente clinico, sarà ricostruito nel corso dell'autopsia che sarà eseguita dal medico legale Liliana Innamorato, alla presenza di uno specialista chirurgo plastico.

L'inchiesta, coordinata dalla Procura di Bari e seguita dai Carabinieri di Monopoli, prosegue ma per ora non ci sarebbe alcun nome iscritto nel registro degli indagati. Il pubblico ministero Gaetano De Bari ascolterà nuovamente, nei prossimi giorni, il dottor Francesco Reho, titolare della struttura in cui è avvenuto il decesso, che ha nominato quale consulente di parte il professor Francesco Introna.

Il pc dell'ambulatorio, secondo quanto trapelato, sarebbe stato sequestrato al fine di accertare quanti e quali interventi siano stati effettuati nelle ultime settimane. Il sospetto degli inquirenti è che nel centro Reho Md possano essere stati eseguiti interventi non urgenti, in violazione con le disposizioni governative in merito all'emergenza Coronavirus.
Sono in corso verifiche anche rispetto all'orario in cui sono stati chiamati i soccorsi, poi rivelatisi vani, a seguito dell'arresto cardiocircolatorio che ha colpito la biscegliese poco dopo la somministrazione dell'anestesia. Non è escluso che, per atto dovuto, il pm possa segnalare il caso al comune di Monopoli per eventuali interventi amministrativi riguardo l'attività - su cui al momento sono stati posti i sigilli - e all'ordine professionale per l'eventuale apertura di un procedimento disciplinare.

L'avvocato di Reho, Gregorio Baldassarre, ha rimarcato che l'ambulatorio del suo assistito fosse in possesso di un codice Ateco che avrebbe consentito l'apertura in base alle normative del governo.