Musei gratis tutti i giorni, parole di Vittorio Sgarbi. E partono gli applausi

Il critico d'arte mattatore della prima serata di Libri nel Borgo Antico a Bisceglie

sabato 25 agosto 2018 17.31
A cura di Pietro Losciale
Sarà pure polemico e puntiglioso ma Vittorio Sgarbi non si smentisce mai: in un largo Castello di Bisceglie gremito, il famoso critico d'arte ha presentato "Dal mito alla favola bella. Da Canaletto a Boldini" (La nave di Teseo).

Quinto tomo di una collana che si concluderà al sesto volume, il libro concentra in 470 pagine nozioni di arte italiana dagli ultimi decenni dell'Ottocento, simbolicamente rappresentati dal pittore Canaletto, fino ai primi decenni del Novecento. Un'analisi dettagliata, con cui Sgarbi promette di insegnare quell'arte che, a causa delle lacune del sistema scolastico italiano, «non è insegnata con cura e passione tra i banchi di scuola».

Prima ancora di concentrarsi sull'analisi del libro, Vittorio Sgarbi ha ritenuto necessario aprire una parentesi sulla crisi che l'arte sta inesorabilmente vivendo in Italia. Per il critico d'arte è da ritrovare nell'attuale governo politico la colpa di un ulteriore declino di quella che sarebbe dovuta essere un punto molto forte dell'economia italiana: «Le ultime scelte politiche italiane hanno portato a vicende anomale, prima tra tutte togliere l'ingresso gratuito nei musei la domenica» ha detto Sgarbi, aggiungendo: «Una biblioteca è la continuazione letteraria della scuola, perché una pinacoteca non potrebbe esserne la continuazione artistica? I musei devono essere aperti gratuitamente la sera, quando le persone hanno il tempo libero, dalle sei a mezzanotte».

La proposta, che ha accolto non pochi applausi tra gli ascoltatori, mirerebbe ad un accrescimento culturale maggiore per gli italiani, anche in virtù del fatto che, secondo Sgarbi, già il semplice pagare le tasse dovrebbe portare alla gratuità dei musei: «Già in principio, visto che paghiamo le tasse, noi italiani non dovremmo pagare per entrare in un museo, al contrario degli stranieri» ha detto Sgarbi, definitosi scontento di un governo che «ha iniziato con il piede sbagliato», con amministratori che «di arte non conoscono niente».

Su un'altra scia d'onda l'opinione su Libri nel Borgo Antico: «È la seconda volta che vengo a questo festival, molto più potenziato rispetto ad altri anni» ha ammesso l'ormai ex sindaco di Sutri, dopo la recente decisione di dimettersi dal suo mandato, «una manifestazione del genere dimostra il contrario di ciò che si pensa nella cattiva comunicazione, cioè l'idea di italiani come distratti e non lettori», ha aggiunto. L'Italia ha «attenzione e desiderio di cultura», motivo per cui Sgarbi ha composto questa edizione composta, ad ora, da cinque libri: «Con televisione e libri ha avuto inizio l'insegnamento dell'arte» ha ammesso Sgarbi, che ha concluso la prima parte del suo intervento presentando il suo libro come una 'sfida' per i lettori, sollecitati con la sola lettura a «vedere i quadri e innamorarsene così tanto da andare in giro per l'Italia a scovarli».

Molto rapida e lineare la presentazione del libro: attraverso alcune immagini, assistito dal moderatore dell'incontro Sergio De Nicola, Sgarbi ha dibattuto su alcuni pittori che hanno valorizzato il panorama artistico italiano - in particolare veneziano - dall'Ottocento al Novecento, partendo da Canaletto, ricordato da Sgarbi come un pittore che «dipingeva per gli stranieri», passando per il milanese Giacomo Ceruti, per Francesco Hayez con il suo 'Il bacio', giungendo a Giuseppe Pelizza di Volpedo che, con il suo 'Il quarto stato', ha stravolto i canoni artistici precedenti al Novecento. Va infatti ritrovata in questo quadro una divisione netta tra il passato e l'allora presente: se prima era prettamente religiosa, con 'il Quarto Stato' l'arte si trasforma in uno strumento di denuncia sociale, attraverso la quale il popolo si rivolta contro quelle che in quei tempi erano giudicate nette distinzioni sociali.

Ultime battute della presentazione dedicate a Sergio Marchionne: «Può anche aver rappresentato la controparte degli operai, come avrebbe fatto qualsiasi capitalista» ha ammesso Vittorio Sgarbi, «Marchionne era un uomo fatto per gli uomini, un personaggio che si può discutere ma va comunque ricordato» ha concluso il critico d'arte.