Rocco Prete chiede chiarezza sulla questione refezione scolastica

E lancia la proposta: «Gli eventuali aumenti al costo del servizio inseriti in una quota del bilancio di previsione e carico del comune»

mercoledì 10 aprile 2019
«La diatriba sul possibile aumento del costo dei buoni pasto della mensa scolastica a Bisceglie, dagli attuali 3 euro ai possibili 5 euro, sta tenendo banco da qualche giorno sia sui social che sulle testate giornalistiche. Credo sia doveroso dunque far chiarezza su quanto accaduto nell'ultimo periodo al sol fine di non creare ulteriori incomprensioni soprattutto tra i genitori». Lo ha rimarcato Rocco Prete.

«Nel mese di febbraio gli assessori Sasso e Naglieri, a seguito di un sopralluogo nei plessi cui si effettua il servizio mensa hanno dichiarato di aver verificato i prodotti utilizzati, la conservazione, la fase di cottura del cibo e la distribuzione nonché di aver eseguito anche un'analisi gustativa delle pietanze e dei prodotti durante la lavorazione; hanno inoltre riscontrato il gradimento delle pietanze stesse attraverso il parere favorevole di bambini e insegnanti!

Nel mese di aprile un genitore ha postato su facebook una giusta domanda ("È vero che dal prossimo anno bisogna pagare quasi 5 euro al giorno per la mensa scolastica?") ricevendo puntuale risposta dall'assessore Roberta Rigante che ha scritto: "5 euro sarà il costo unitario del pranzo a fronte dei 3 euro odierni al fine di migliorarne la qualità" smentendo quindi quanto affermato sia dai suoi colleghi assessori che dalle insegnanti soltanto un mese prima» ha aggiunto.

«Non si è fatta attendere la nota dell'assessore Sasso che per cercare di mettere una toppa al buco, e contraddicendo quanto asserito un mesetto prima, ha spiegato che la motivazione che li avrebbe spinti a una rivisitazione dei prezzi sarebbe il miglioramento della qualità dei pasti, puntando il dito contro chi, a dir loro, creerebbe con false notizie confusione sui social!

Senza entrare nel merito dell'incomprensione (per non usare altri termini) che dilaga tra gli assessori - questo è un problema che lasciamo risolvere al sindaco (sempre che ne sia capace) -, mi soffemo sulle affermazioni degli assessori stessi circolate negli ultimi giorni per cercare di "mettere una pezza al buco creatosi" soprattutto quando sostengono: "è prematuro parlare dei costi relativi alle mense scolastiche, non essendo quantificabile il possibile ribasso eventualmente proposto dalle aziende che parteciperanno al bando"!

Avendo compreso, da quanto sostenuto, che è in atto una rivisitazione dei costi stessi della mensa scolastica, formulo alcune considerazioni: l'attuale costo unitario di 3 euro, di cui indicativamente un terzo è sostenuto dal comune e i restanti due terzi dai genitori (in base al reddito dichiarato), è il risultato finale di una gara al ribasso il cui costo unitario originale di partenza era sicuramente più alto; l'azienda che si aggiudicò l'appalto è tenuta a garantire lo standard qualitativo richiesto in fase di gara (dalle parole degli assessori pare non sia così); quando l'assessore Rigante scrive dei "5 euro" paragonandoli ai "3 euro" attuali lo fa perché sa già che il costo unitario di partenza è più alto e che i "5 euro" sarà l'importo che l'impresa proporrà come ribasso per aggiudicarsi l'appalto? O i "5 euro" sono la base di partenza su cui si applicherà il ribasso? E, a prescindere dal ribasso che le imprese proporranno, sarà comunque garantito lo stesso standard qualitativo?

Come sempre, lascio ai lettori le considerazioni del caso ma li invito a fare attenzione sul fatto che si sta scherzando sulla salute dei nostri bambini, sulla salute del nostro futuro» ha concluso Rocco Prete, «papà di due bambini che spesso tornavano a casa digiuni perché saltavano il pasto su consiglio di maestre "coscienziose e coraggiose" a cui non mancherà mai il mio personale ringraziamento», proponendo l'inserimento di una quota nel bilancio di previsione a copertura degli eventuali aumenti al costo del servizio, evitando di farlo pagare ai genitori.