Savasta, spunta il pignoramento dello stipendio per la questione Masseria San Felice

I "mancati soci" del pm rivendicano la restituzione delle somme versate per la cessione - mai avvenuta - delle quote di proprietà della struttura

giovedì 14 febbraio 2019 14.27
Il caso Masseria San Felice s'intreccia con le vicende giudiziarie recenti che riguardano Antonio Savasta, già pubblico ministero di Trani. Secondo quanto trapelato - riportato da Massimiliano Scagliarini sull'edizione di giovedì 14 febbraio del quotidiano cartaceo "La gazzetta del mezzogiorno" - l'arresto di Savasta, avvenuto lo scorso 14 gennaio, avrebbe causato la sospensione dello stipendio del pm e l'automatica cessione di una parte della somma, quota che sarebbe stata pignorata in favore di una donna barlettana, Filomena Di Lillo, moglie di Giuseppe Dimiccoli, entrambi "mancati soci" del giudice nella gestione della struttura nell'agro di Bisceglie.

L'acquisizione della struttura, nel 2005, fu finalizzata alla realizzazione di un resort di lusso. Savasta è stato condannato per falso riguardo la vicenda della costruzione di una piscina ma assolto dall'accusa di truffa ai danni di Dimiccoli, al quale, nel 2006, si sarebbe impegnato a cedere una parte di quote della proprietà di Masseria San Felice. L'intricata questione ha avuto uno strascico civile nel 2018, quando la Corte d'Appello di Bari ha accolto il ricorso di Filomena Di Lillo, stabilendo che Savasta avrebbe dovuto ristorare la somma già incassata, come da preliminare, per la cessione della partecipazione societaria.

Il pm, secondo quanto accertato, avrebbe in seguito donato la nuda proprietà di Masseria San Felice al fratello e alla sorella. I giudici di secondo grado hanno disposto il pagamento, da parte di Savasta, di 80 mila euro in favore di Filomena Di Lillo a titolo di risarcimento, lievitati a 147 mila con gli interessi e le spese di giudizio. La donna ha eseguito perciò il pignoramento dello stipendio, ricevendo 1100 euro mensili da Savasta, la cui versione dei fatti è sempre stata la stessa: il preliminare di cessione delle quote sarebbe la "garanzia" per la restituzione di un prestito effettuato dall'amico Dimiccoli. Il successivo arresto del pm ha portato alla sospensione dello stipendio, di conseguenza non pignorabile. Non è esclusa, a questo punto, un'azione di pignoramento da parte di Di Lillo (e forse anche Dimiccoli) direttamente sull'immobile di Masseria San Felice.

Un procedimento parallelo - aperto a Lecce - riguarda la presunta lottizzazione abusiva e violazione del codice dei beni culturali e del paesaggio. Antonio Savasta è accusato insieme ai fratelli Francesco Paolo ed Emilia Maria, all'amministratore di "Gestione eventi" Angelo Sanseverino, al progettista e direttore dei lavori Antonio Recchia e a due dipendenti del comune di Bisceglie, Giacomo Losapio e Giovanni Misino (ora pensionato).