Sessualità
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Il caffè del filosofo

Un legame autentico: famiglia, sessualità, emancipazione

La nuova rubrica di PoliSofia

Il tredicesimo Congresso mondiale delle famiglie, recentemente conclusosi a Verona (29-31 marzo 2019), ha portato alla ribalta le assurdità ideologiche e i vaneggiamenti retorici del grande conglomerato dei fanatici (oscurantisti, razzisti, sovranisti, suprematisti, antifemministi, omofobi e così via).

La famiglia rappresenta per costoro il sommo pretesto, lo spauracchio ideologico di cui si armano sovente per compattare il fronte dell'autoritarismo, nonché per contrastare e consumare ogni seria rivendicazione di libertà nei rapporti sociali. Tramite la manipolazione palese del concetto di famiglia, per contraffare il quale rivendicano la padronanza della "natura" o l'autorità della "tradizione", si esprime in costoro il sistema delle idee che vorrebbero trapiantare nella nostra società: cancellare le leggi sull'aborto, sulle unioni civili, sul divorzio, ristabilire il primato autoritario patriarcale, sottrarre alla donna la libertà di autodeterminazione per costringerla alla subordinazione, negare la pluralità di genere per restringerla alla coincidenza col sesso biologico, eliminare le diversità culturali di ogni forma, purificare il territorio dalla contaminazione con altre "razze" tramite la persecuzione dei migranti e la chiusura dei confini nazionali. All'occorrenza i conservatori attuali si ammantano persino di "buon cattolicesimo", di "sana consuetudine", di effettiva "tutela della vita", addirittura di "libertà di espressione", quando mirano a edulcorare la condanna politico-morale che riversano continuamente sulla società odierna, ricorrendo agli spazi della politica, ai mezzi di comunicazione, agli incontri con il pubblico.

Dietro il concerto dei fanatismi parla in realtà il fermento di una crisi economica duratura e senza precedenti, che investe prepotentemente il tessuto sociale giungendo a scardinare i valori civili, sempre più depotenziati dagli assalti del grande potere economico sovranazionale, e a destabilizzare le prerogative della politica, ormai incapace di affrontare in modo soddisfacente i conflitti sociali. I colonnelli della restaurazione cavalcano così le paure, le insicurezze e le frustrazioni di una classe media brancolante, vittima del capitalismo finanziario (ossia la competizione e l'aggressività del capitale elevati a religione universale), incanalando i conflitti sociali verso una meta comune – a fronte di una sinistra acquiescente o del tutto inesistente, dimentica della propria missione storica – per addossare malignamente la responsabilità del fallimento economico, della perdita di sovranità nazionale, della disoccupazione dilagante, sui più deboli e sui più emarginati, sugli sfruttati di ogni condizione, colpevoli di esistere, di sopravvivere e di cercare la felicità in un mondo disumanizzato.

E in tutto ciò la famiglia? Per i perbenisti dei nostri giorni la famiglia costituisce il modello stesso della civiltà, il nucleo sociale essenziale che garantisce l'ordine costituito nell'epoca del capitalismo globale. La risposta ai reclami della reazione/regressione è ancora una volta la stessa, non dobbiamo dimenticarlo: se per famiglia costoro intendono il dominio patriarcale, l'umiliazione della donna, la gerarchia dei ruoli, la violenza di genere, la difesa della razza; allora di questa "famiglia" non abbiamo più alcun bisogno! Sarebbe necessario piuttosto scardinare questa forma di organizzazione, qualora sia basata sull'esercizio dell'oppressione e della segregazione, per affermare un legame familiare capace di garantire il rispetto dell'uguaglianza, della pluralità e diversità dei soggetti, nonché incoraggiare il vincolo di solidarietà tra coloro che la compongono.
Il documento politico "Verona città transfemminista" del 17 marzo 2019, pubblicato dal movimento NonUnaDiMeno, risulta alquanto efficace nel chiarire la posizione di partenza:

A dispetto della retorica sui valori e la vita umana, gli attacchi all'aborto e l'apologia della famiglia portata avanti da questi signori del patriarcato sono legati all'organizzazione complessiva della società fatta di violenza e oppressione. Dietro la rivendicazione ideologica della nazione bianca si nasconde un razzismo istituzionale che riproduce continuamente lavoro migrante da sfruttare all'interno dei confini che dichiarano di voler difendere.

Dietro l'appello alla famiglia naturale c'è la violenza: l'eterosessualità obbligatoria contro la libertà sessuale delle donne e delle soggettività LGBT*QI+ che rifiutano di riconoscersi nelle identità prescritte e nei ruoli sociali imposti. Ci opponiamo ad ogni tentativo di subordinare le donne al ruolo di cura all'interno della famiglia e alla maternità come destino. Anche il mondo della scuola e della formazione risente di questi attacchi catto-fascisti a causa dell'allarmismo fomentato, anche a livello istituzionale, dalle narrazioni che descrivono i bambini come vittime di una presunta "ideologia gender", traducendosi in forti limitazioni, se non vere e proprie censure, alla circolazione di saperi che criticano la riproduzione di gerarchie di genere e riconoscono la libertà delle differenze.

Sappiamo che il Congresso mondiale delle famiglie è una delle difese scomposte di fronte alla potente sollevazione globale delle donne che sta facendo saltare un ordine basato su coercizioni, sfruttamento e gerarchie.


Il fronte della conservazione guarda al passato perché teme il presente. Ma il passato in cui tenta di rifugiarsi è un percorso che contrasta e smentisce le rivendicazioni della reazione autoritaria. Infatti il sentiero che ci accompagna ai nostri giorni è una storia contrassegnata dagli antagonismi di classe, in cui gli sfruttati, emarginati, umiliati e offesi di ogni epoca combattono coraggiosamente per la democrazia, l'uguaglianza politica, i diritti umani e civili, l'abbattimento dell'oppressione economica, coloniale, militare, e per edificare un percorso di emancipazione e solidarietà da coltivare ogni giorno, che tuteli i valori imprescindibili della persona, che preservi le pluralità policrome di tutti i soggetti, che affermi la dignità preziosa del lavoro, ovvero i traguardi storici di emancipazione che gli oscurantisti di ogni tempo e occasione mirano sapientemente a cancellare.

Per chi ha lottato e lotterà ancora come un tempo per rivendicare quei traguardi, denunciare la fragilità del presente non significa disprezzare la realtà, rimpiangere acriticamente il passato, bensì esigere tenacemente il futuro, ossia trasformare il presente per realizzare un futuro di solidarietà e liberazione, a fronte della violenza con cui emergenti forze sociali, gruppi politici, schieramenti religiosi, governi nazionali operano per muovere in senso contrario la ruota della storia (quando non le impongono di ruotare a vuoto). Tutt'altro è il progetto, tutt'altra la volontà di chi ha imparato dall'esperienza, dalle vicissitudini del tempo e dalle sofferenze subite, a fare i conti con la ruota della storia. Chi lotta senza tregua per l'emancipazione umana sa in quale direzione muovere consapevolmente il piede. Il passato è per costui insegnamento, il presente transizione, il futuro compimento.

Per questa ragione, che egli ribadisce i propri obiettivi. La storia ha rivelato in modo inequivocabile che la sessualità è la chiave di volta della politica, lo specchio autentico della condizione umana, nonché il bersaglio di ogni sistema fanatico, razzista, dispotico, schiavista camuffato col nome di "morale". A fronte dell'ennesima manipolazione concettuale operata anche oggi dal fanatismo, è della massima urgenza salvaguardare l'integrità e l'indipendenza del pensiero rivoluzionario, che riconosce al femminismo, all'omosessualità e alla transessualità le basi per la liberazione del genere umano. A tal proposito una riflessione mirabile di Mario Mieli che qui riprendiamo dai suoi celebri e contestatissimi Elementi di critica omosessuale (Einaudi, 1977), lascia alla posterità un messaggio di speranza nell'avvenire, di alternativa concreta alla regressione, di trasformazione radicale della società all'insegna della realizzazione dell'identità sessuale, fondamento per l'istituzione di legami sociali caratterizzati dal rispetto e riconoscimento reciproco.

La società capitalistica contemporanea, sostiene Mieli, ostacola e reprime l'espressione incondizionata del polimorfismo sessuale che abita in ciascuno di noi, determinando, attraverso meccanismi di condizionamento culturale e politico, la stabilizzazione della "Norma" eterosessuale e la rigida separazione dei due sessi nelle coscienze e nei corpi di ogni individuo. Questo processo è definito "educastrazione", ossia inibizione costante e violenta delle tendenze erotiche non conformi, degli orientamenti che si richiamano all'ermafroditismo originario di ciascuno. L'eterosessualità, dunque, non si presenta semplicemente come un orientamento sessuale tra gli altri, bensì diviene garanzia della Norma e dell'ordine costituito, criterio con cui trattare, escludere, reprimere, "curare" ogni altra espressione della vita sessuale. A fronte di un panorama così drammatico, l'omosessuale, che assieme alla donna rappresenta l'emblema della persecuzione sessuale perpetuata nella storia, diviene per Mieli lo strumento principale con cui recuperare e ripristinare la transessualità (il polimorfismo) connaturata e purtroppo negata in tutti i soggetti, il modello con cui ripensare gli stessi rapporti umani all'insegna dell'emancipazione (volta a debellare l'alienazione, la reificazione e la repressione), nonché il concetto filosofico con cui vanificare la cristallizzazione, culturale, sociale, politica, dei paradigmi della perversione, ossia il catalogo della sessualità non conforme (pp. 108/111):

Coltivando le specificità profonde di ogni nostro singolo caso di oppressione personale, noi possiamo giungere alla coscienza rivoluzionaria che coglie nel caso mio il tuo specifico di oppressione (perché anche tu, etero, sei un gay negato) e nel caso tuo il mio specifico di oppressione (perché anch'io sono una donna negata) e riconoscere un noi tutte/i, al di là di ogni separazione e autonomia storicamente determinatesi, la specie umana negata.

La rivoluzione non può che venire da questo riconoscimento del nostro essere comune represso, che si riflette oggi in forme separate nella società, in coloro che vivono in prima persona di fronte alla repressione un aspetto particolare della "natura" umana (l'essere donna, il desiderio omoerotico....) negato dal sistema […] Per noi non si tratta più di delineare un progetto individuale antitetico rispetto alla morale comune, bensì un progetto intersoggettivo cosciente delle proprie gaie responsabilità e dei propri fini, volto al coinvolgimento dell'umanità intera. […] Si tratta di far scaturire l'acqua dalla roccia: […] di contribuire [...] al conseguimento di una transessualità, alla quale la profonda "natura" polisessuale del desiderio rimanda.

Queste righe di Mieli valgono oggi e in futuro per costruire rapporti sociali caratterizzati da reciproco riconoscimento, rispetto e tutela, fondati sulla valorizzazione della pluralità sessuale congenita in ciascuno, destinati infine a salvaguardare l'espressione consapevole ed emancipata delle tendenze reali e profonde che caratterizzano ogni persona.

A partire da queste premesse possiamo concepire la famiglia come il progetto di un legame autentico, in cui ciascun componente matura la consapevolezza di essere una soggettività libera e responsabile, che istituisce un legame di amore, comprensione e solidarietà con altre soggettività ugualmente libere, promuovendo così la costruzione di un nucleo sociale incardinato sul valore della persona, da custodire e coltivare preziosamente nel tempo.
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