Cartelle esattoriali, l'Ordine dei commercialisti insiste sulla necessità di un altro rinvio

Soldani: «Imprese, lavoratori e famiglie in grande sofferenza»

venerdì 16 ottobre 2020
«Siamo costretti, ancora una volta, ad alzare la voce per testimoniare lo stato di sofferenza di imprese, lavoratori e famiglie, alle prese con la crisi economica rinveniente da quella sanitaria». È quanto sostenuto dal biscegliese Antonello Soldani, presidente dell'Ordine dei commercialisti ed esperti contabili di Trani. «Gli aiuti promessi sia dal Governo nazionale che dall'Europa sono ancora lontani dall'essere recapitati ai destinatari e tutti gli appelli per allentare la pressione fiscale che, in queste condizioni, diventa insostenibile sono caduti nel vuoto» ha sottolineato, esprimendo preoccupazione per la tenuta del sistema economico nella Bat e chiedendo un'ulteriore moratoria sulla pioggia di cartelle esattoriali che si sta abbattendo su imprese e famiglie.

Giovedì 15 ottobre è scaduta la sospensione stabilita inizialmente dall'esecutivo a metà marzo e rinnovata in seguito riguardo a imposte scadute e non pagate da milioni di contribuenti italiani. Sono 945 mila le cartelle esattoriali destinate ai contribuenti pugliesi (delle 8.9 milioni totali in Italia) e di queste quasi 800 mila riguardano mancati pagamenti inferiori a 1000 euro. Il che si traduce in una evidente sofferenza a carico soprattutto di imprese e famiglie più fragili. Soggetti che hanno una scarsa disponibilità finanziaria e che, proprio per questo, sarà estremamente difficile che lo Stato riesca da incassare ciò che attende.

«È del tutto evidente che un nuovo rinvio della scadenza della proroga consentirebbe a questi soggetti di affrontare con un pizzico di serenità in più questo momento così complicato» ha spiegato Soldani. «Ma, soprattutto, consentirebbe al Governo di non aggravare ulteriormente i propri conti pubblici senza intasare ulteriormente gli uffici esecutivi che si troveranno a dover gestire un flusso enorme di contenziosi fiscali e pignoramenti. I commercialisti sin da subito si sono offerti di fare da collante tra lo Stato e i contribuenti per non dividere ulteriormente un Paese già lacerato dall'emergenza sanitaria. Sarebbe importante che qualcuno cominci ad ascoltare la nostra voce» ha concluso.