La nuova classe politica vista dagli occhi di Filippo Ceccarelli

Il giornalista ha presentato il suo libro “Invano” alle Vecchie Segherie Mastrototaro

giovedì 14 febbraio 2019 23.23
A cura di Pietro Losciale
Che sia nuova, non ci sono dubbi. Che possa durare come quella vecchia, è difficile dirlo. Una cosa è certa: dopo un inizio tutt'altro che positivo, la speranza è che possa presto cambiare.
La "nuova" classe politica italiana è un rompicapo tutto da risolvere. Leggere il libro dal titolo "Invano" di Filippo Ceccarelli ne può essere una soluzione.

Nella serata di mercoledì 13 febbraio, il famoso giornalista e scrittore italiano ha presentato il suo ultimo lavoro nella splendida cornice delle Vecchie Segherie Mastrototaro. A dialogare con lui, il collega Goffredo de Marchis e l'onorevole Francesco Boccia.

«Un'enciclopedia personale che ricostruisce la storia della politica italiana degli ultimi 50 anni», il commento introduttivo al libro del giornalista de Marchis. «E' un libro serio, corposo, pieno di dettagli e sfumature che fanno il totale. E' un libro sul potere: i politici raccontati sono delle maschere che trasfigurano».
«Nel libro non si salvano in molti», ha poi aggiunto. La domanda è dunque lecita: c'è rimpianto della vecchia classe politica?

Al giornalista Ceccarelli il compito di dare una risposta alla questione: «C'è un pò di nostalgia» ha ammesso, «i predecessori della nuova classe politica avevano una concezione più solida degli attuali. Tra i protagonisti della nuova domina un narcisismo diffuso, oltretutto cambiano idea continuamente».
«La morte di Moro e Berlinguer ha determinato la fine di una politica, che però continuava nell'aldilà. La mia impressione è che il potere serva alla nuova classe politica per ingannare la morte», ha aggiunto.

Il libro ripercorre tappe fondamentali della storia politica italiana, da poco oltre la seconda metà del Novecento fino ai giorni nostri: da De Gasperi ad Andreotti, passando per Ciampi («l'unico che pare salvarsi» il commento di de Marchis) e Prodi. Il punto di arrivo è particolare: nel sottotitolo del libro, Ceccarelli definisce "questi qua" gli esponenti della nuova classe politica.

Non solo Matteo Salvini, Luigi Di Maio e Giuseppe Conte: il riferimento è anche – e soprattutto – a Matteo Renzi. L'analisi dell'argomento non poteva che spettare al deputato del Partito Democratico, Francesco Boccia: «Il libro di Ceccarelli ci accompagna nella ricostruzione della storia politica degli ultimi cinquant'anni, aiutandoci a capire a che punto siamo oggi politicamente. Il problema è che non ci piace dove siamo arrivati» ha ammesso l'Onorevole. «Il PD ha toccato il fondo, ma credo in una sua risurrezione. Non immagino un paese senza PD: l'Italia ha bisogno di un partito di massa moderno. Noi siamo ancora un'associazione politica tra persone libere. Dal 4 marzo è iniziato un percorso per noi lungo e complesso», ha poi aggiunto.

Dal pubblico, c'è stato chi ha sottolineato la differenza tra una classe politica di spessore - quella vecchia - eletta da un popolo non alfabetizzato e una classe politica di non spessore – quella nuova - eletta da un popolo alfabetizzato: «Non so se mi sentirei di qualificare l'elettorato italiano attuale più alfabetizzato di quello di un tempo», ha ammesso Ceccarelli. «L'analfabetismo di ritorno non qualifica l'attuale elettorato da un punto di vista culturale. I partiti della vecchia classe politica erano agenzie di formazione e di pedagogia: i comunisti, ad esempio, avevano la fissa di imparare e studiare. Servirebbe una campagna per far leggere di più gli italiani».

«In politica non è mai troppo tardi. C'è speranza: l'attuale classe politica è partita maluccio, speriamo che presto cambi» ha aggiunto il giornalista, prima di concludere: «I tempi di consumazione di questa classe politica saranno molto veloci. Tutto comunque può essere, tutto può accadere».