Ecco il calendario biscegliese: diventerà una nuova tradizione

Presentato il calendario tutto in dialetto realizzato dal commerciante Vito Antonino e dalla Canigghie

venerdì 15 dicembre 2017 8.44
A cura di Serena Ferrara
È già destinato a diventare una tradizione, anche se è solo alla sua prima edizione. Almeno nelle volontà di Tommaso Fontana, presidente della Canigghie, il calendario biscegliese sarà da ora per sempre.
L'associazione per la salvaguardia del dialetto: «Nasce per preservare quello che è il nostro dna linguistico, ma anche per creare nuove occasioni di diffusione della lingua madre di questa città. Nasce cioè per tramandare tradizioni ma anche per crearne di nuove. Quella del calendario, come altre recentemente introdotte, certamente lo diventerà».

Alle parole di Fontana, pronunciate per la presentazione del primo calendario biscegliese in lingua locale il 14 dicembre, l'applauso del folto pubblico della SOMS Roma Intangibile è stato spontaneo.
Perché in effetti l'idea piace, per tutti quei motivi che hanno dato ai relatori motivo per intrattenere il pubblico quasi tre ore.

Piace perché è strettamente biscegliese, perché raccoglie ricette della più antica tradizione suddivise per stagionalità, poesie in vernacolo e curiosità. Piace perché l'idea nasce (ed è finanziata) dal basso, da un commerciante di frutta e verdura (il sempre attento Vito Antonino) - alimenti protagonisti del lavoro tipografico - e poi coinvolge gli studiosi della materia. Nasce perché tra le pagine, ben curate da Nicola Gallo nei contenuti e nella disposizione, ci si ritrova tutti, si percepisce forte il senso dell'appartenenza, che scalda il cuore di una comunità e alimenta l'orgoglio di essere parte di quell'insieme.

Alla serata hanno preso parte tutti i lettori della Canigghie: Demetrio Rigante, Antonio Todisco, Natale Di Leo, Nicola Ambrosino, Anna Lozito (che ha tradotto in italiano le poesie e tiritere in dialetto lette dagli altri), grafici (Nuccia Mastrototaro) e stampatori (la tipografia Marchese), il vicesindaco Vittorio Fata, cui sono state affidate le conclusioni della serata e buona parte dell'amministrazione comunale, oltre al presidente dell'associazione Roma Intangibile Nicolantonio Logoluso, padrone di casa e rappresentante di un'altra fetta della più antica tradizione vivente della storia della comunità locale.