La "Nostalgia di Dio" di Lucia Calamaro in prima regionale per la stagione di Sistema Garibaldi

La drammaturga romana porta in scena a Bisceglie il suo ultimo lavoro

giovedì 19 dicembre 2019 17.30
A cura di Vito Troilo
Una delle più apprezzate drammaturgie italiane del momento in esclusiva regionale per la stagione di Sistema Garibaldi. Venerdì 20 dicembre, alle 21, Lucia Calamaro porterà il suo spettacolo "Nostalgia di Dio" sul palcoscenico del Teatro Politeama Italia di Bisceglie. Un vero e proprio colpaccio, quello messo a segno dal direttore artistico Carlo Bruni, che ha assicurato al pubblico biscegliese e del territorio un testo presentato all'ultima Biennale di Venezia.

"Nostalgia di Dio" è un'opera sospesa tra il ricordo dell'infanzia contrassegnata dalla sacralità delle certezze e l'età adulta intrisa di fragilità e mancanze.

Drammaturga, regista e attrice, formatasi tra Montevideo, Parigi e Roma, Lucia Calamaro ha incominciato a coltivare quella scrittura scenica che l'ha portata, nel 2011, a realizzare "L'origine del mondo", con cui ha vinto 3 premi Ubu. Premio Enriquez per regìa e drammaturgia nel 2012, ha già riscosso consensi a Bisceglie con "La vita ferma". Tra i suoi testi: Guerra (2004), Cattivi maestri (2005), Tumore (2006), Autobiografia della vergogna (2008), Diario del tempo (2014). Ora il nuovo spettacolo, impreziosito dalle interpretazioni di Alfredo Angelici, Cecilia Di Giuli, Simona Senzacqua e Francesco Spaziani.

«Un altro titolo potrebbe essere "Nostalgia di casa"» ha spiegato l'artista o descrivendo il suo ultimo lavoro. «Gli affetti sono l'unica dimensione rimasta che mi rapporti al sacro. Il mondo ci limita, la casa ci accoglie e ci espande. Ed è in questa fioritura potente e affettuosa, che nascono i figli. Che sono l'altra domanda su cui si annoda, senza scioglierla, questo spettacolo. I figli da piccoli in particolare, in quanto piccoli Dei onnipotenti. Influenzata dalla favola che ci hanno raccontato, illustrata dalle infinite madonne con bambino, il mio immaginario cattolico infantile si è ancorato lì. È lì, prima dei 10 anni, su quelle immagini, che l'impressione indelebile mi si è formata: quella di un Dio bambino, visto dalla prospettiva della madre».