Per Pasquale Campopiano i cinesi esistono davvero

Il nuovo community manager del Milan ospite a Libri nel Borgo antico 2017

sabato 26 agosto 2017 17.07
A cura di Bartolomeo Pasquale
Se pensate a "Nero su rosso" come un libro che parla di calcio vi sbagliate di grosso. "Nero su rosso" è una spy story, una visione romanzata di come le squadre possano cambiare profondamente la propria pelle e dimensione, così come capitato in questo ultimo anno al Milan.

«Nero su rosso è un libro particolare anche per il percorso di vita. In quattordici mesi sono diventato, da essere modesto giornalista sportivo, conosciutissimo e seguitissimo con più di centottanta milioni di visualizzazioni sui miei profili e rispondendo a più di ventiquattromila domande su Twitter; e tutto questo solo perché dicono che io soddisfo le esigenze dei tifosi con tutte le possibili e necessarie informazioni sugli eventi del Milan».

A raccontarlo il nuovo community manager del club rossonero Pasquale Campopiano, silurato da cronista del Corriere dello Sport (Zazzaroni lo ha salutato con una pacca sulla spalla dicendogli di essere sprecato a Roma, ndr) e subito riciclatosi come il più cliccato e twittato fra i fervidi conoscitori di ogni passo dello storico closing rossonero che ha chiuso l'era del berlusconismo nel mondo del calcio.

Il blogger e giornalista salernitano è stato uno dei più vivaci protagonisti della prima effervescente serata di Libri nel Borgo antico tenendo in scacco migliaia di tifosi, sportivi e meri interessati sul palco di Piazza Castello. Moderato da Enrico Aiello, Campopiano ha presentato il proprio libro, edito da Ultra sport, raccontando passo dopo passo come è stato organizzato questo clamoroso passaggio del testimone da Silvio Berlusconi a Yonghong Li: «Cominciamo con le cifre: il Milan è stato quotato settecentoquaranta milioni come patrimonio societario, più trecentocinquanta milioni come piano industriale. La sera del 14 aprile 2016 è nata questa storia che, avendola vissuta passo dopo passo, l'ho definita pazzesca. Ero a casa con amici a giocare alla Playstation ed è stato in quel momento che è giunta la telefonata di un amico sconosciuto a tutti il quale mi ha riferito della possibile vendita del Milan ad una cordata di cinesi: stavamo giocando ad un videogame di calcio e la partita era Belgio-Spagna. Il telecronista del videogame ha sbagliato a nominare un giocatore belga, Julius Van Den Borre, e dalla gaffe ho coniato il nome del mio informatore segreto».

Campopiano ha toccato con mano in 365 giorni tutta l'aria che si respirava attorno al Milan, anche se paradossalmente tifa Roma. Con il proprio libro ha dimostrato che i cinesi esistono realmente, non come qualcuno ha accolto con scetticismo, affermando che fanno realmente sul serio. «I cinesi hanno capito di poter fare business col calcio in Europa e non è stato solo il Milan ad adeguarsi ma anche altre ventiquattro squadre. Anche per l'Inter è la stessa cosa ma il gruppo imprenditoriale è diverso tanto che loro si sentono profondamene superiori alla dirigenza rossonera. Ma la differenza la fanno gli uomini e le idee, non i soldi. I cinesi rossoneri investono molto sul settore giovanile, quelli dell'Inter in due anni hanno avuto dei problemi. Il piano industriale del Milan prevede, un aumento del fatturato con la qualificazione in Champions League, apertura di una filiale del Milan in Cina, quotazione in borsa e nuovo stadio di esclusiva proprietà milanista. Ci sono stati molti dubbi sin dal primo giorno sul progresso economico dell'A.C. Milan anche perché l'investimento effettuato è a debito quindi con delle dettagliate operazioni di finanziamento da banche americane. Ma se i prestiti fanno un buco nell'acqua i tifosi possono stare tranquilli perché la squadra è in una botte di ferro fortissima. La disponibilità economica c'è e non credo che Yonghong Li possa avere problemi a costruire un gruppo competitivo nel mondo. Già la scelta di Fassone e Mirabelli (i due uomini mercato della squadra rossonera, ndr) è lungimirante e i loro curriculum parlano da soli. Addirittura Mirabelli è stato in aperta trattativa con gli advisor a Londra dormendo pochissimo per otto giorni; ciò fa capire quanto sono uomini che tengono al progetto più che all'incarico».

Eppure per il giornalista campano i sentori di un ulteriore fallimento potevano esserci tutti, mandando nella disperazione tifosi ormai esausti nel non vedere più la squadra investire e vincere: «Anche io ho temuto, dopo quattordici rinvii, che il closing non si sarebbe ultimato. Voi dovete capire che i cinesi lavorano soltanto; e non volevano neppure che si sapesse nulla su questo fatto. Inizialmente ero visto come un potenziale pericolo: tutto ciò genera un eco che viene avvertito dalla gente ma con un effetto boomerang. Se fosse tutto saltato per aria mi avrebbero tutti tacciato come un bugiardo e venditore di fumo».

In conclusione una piccola chicca sulla campagna acquisti dei meneghini, tutt'altro che conclusa: «Il mercato del Milan non è chiuso fino alle 23:00 dell'ultimo giorno di Agosto. In caso di cessione di alcuni pezzi come Niang o Paletta, non rientranti nei piani di Montella, si potrebbe fare uno sforzo per un nuovo colpo interessante».

Intanto qualificazioni ai gironi di Europa League e partenza a razzo in campionato: con le premesse di questo inizio stagione è lecito aspettarsi il ritorno ai vertici del calcio nazionale e mondiale di una squadra che ha vissuto negli ultimi cinque anni i patimenti della comica megalomania berlusconiana, smettendo di vincere e divenendo succube del nuovo strapotere economico degli Agnelli alla guida della Juventus.