Sfangamento porto: c’è il bando regionale

Entro il 30 aprile, il comune potrà richiedere i finanziamenti europei

mercoledì 19 aprile 2017 07.00
A cura di Serena Ferrara
Una priorità assoluta, da oltre dieci anni. Eppure lo sfangamento dei fondali del porto di Bisceglie, che consentirebbe di restituire l'accesso al porto a molte imbarcazioni, è ancora solo un punto dei programmi elettorali di tutti i candidati – sindaci e consiglieri – che si sono succeduti nel tempo.

Ora, però, oltre ad una normativa nuova e più semplice c'è anche il bando regionale, che toglierebbe l'onere di spesa al comune, per farlo ricadere sull'Unione Europea.

A disposizione dei porti pugliesi che non siano sede di autorità portuali ci sono 48 milioni di euro, che realtà marinare come Rodi, Peschici, Vieste, Mola, Castro, Barletta, Trani, Bisceglie, Monopoli, Tricase potranno richiedere non oltre il 30 aprile.
Entro il 30 di maggio sarà poi pubblicato un ulteriore avviso pubblico con il quale si procederà a valutare le istanze progettuali e, di conseguenza, ad ammettere a finanziamento gli interventi in linea con il bando.

«È necessario – dichiara in proposito l'assessore regionale alle infrastrutture Giovanni Giannini – che i Comuni si dotino, ove mancanti, dei piani regolatori ed inizino ad avviare le caratterizzazioni ambientali e la classificazione dei sedimenti dei propri porti individuando le possibili opzioni di gestione dei materiali secondo le modalità tecniche suggerite dal recente decreto ministeriale 173/2016.
Sono attività propedeutiche ed obbligatorie che rafforzano la convinzione che sviluppo economico e sostenibilità ambientale possono e, anzi, devono coesistere.
Tutte le amministrazioni che hanno la necessità di rifunzionalizzare le dotazioni infrastrutturali dei propri porti, ripristinare le originarie profondità di progetto e rilanciare il grande potenziale geografico, non devono perdere questa opportunità.

Oggi si parte dalla priorità del dragaggio dei fondali per poi concentrarsi, in una seconda fase, ad analizzare i problemi legati al potenziamento delle infrastrutture e delle attrezzature portuali, nonché alla costruzione, per i casi più eclatanti, di specifici sistemi di protezione tesi a mitigare le recidive situazioni di perdita di pescaggio dei porti».