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Il Ponte dell'Almà
Capitolo quattordicesimo
"Il Ponte dell'Almà", il nuovo romanzo a puntate del dott. Antonio Marzano
domenica 21 dicembre 2025
«Venga dottore, venga, andiamo su, prendiamo un caffè, ci sediamo all'ombra in un angolo appartato… che ne dice?»
«Certo, mi sembra un'ottima idea.»
Eppure subito dopo, mentre raggiungiamo le scale, di quella idea mi sono già pentito. Sarò in grado di spiegare al magistrato e giustificare il mio comportamento? E mi chiedo: ma queste storie, che sia suicidio o omicidio, si chiudono mai completamente?
Raggiungiamo un tavolino all'ombra e, in attesa dell'ordinazione, il giudice mi fa:
«Dottore la vedo preoccupato, che c'è? Ha cambiato idea?»
«Sì signor giudice, sono preoccupato che lei possa travisare ciò che sto per dirle, magari perché sarò io a non essere in grado di raccontarle bene e con precisione la storia.»
«Stia tranquillo, io so tutto di lei, d'altra parte è stato il mio lavoro… quello di sapere di tutti.»
«E poi noi condividiamo uno stesso sentimento di perdita.»
«Cioè?»
«Entrambi abbiamo perso una città: io perché per una serie di motivi ho dovuto prendere casa qui a Glielfi, e lei perché, con grande dispiacere, è dovuto tornare a Glielfi, città in cui, nonostante tutto, non si è sentito mai completamente accettato, e non si è mai integrato.»
«Signor giudice, lei allora sa proprio tutto.»
«Sì, la conosco la sua storia ed ora, alla luce di come e di quanto i tempi siano cambiati e di come lei ha reagito a fatti che allora sembravano poco importanti, e che poi, alla luce degli studi, si è capito quanto possano condizionare tutto il resto della vita di una persona, le faccio i miei complimenti. Lei è stato forte, è stato caparbio, ha mostrato una tenacia inusuale e alla fine di un percorso difficile ed impegnativo ha raggiunto il suo obiettivo. Bravo.»
«Grazie signor giudice, grazie.»
«Credo anche che i suoi genitori siano stati un esempio importante per lei.»
«Un esempio molto importante che mi ha da una parte condizionato, ma dall'altra spronato ad andare avanti anche nei momenti più difficili, e sono stati tanti.»
«Va bene dottore, va bene, ma adesso è il momento di iniziare a parlare di ciò che la preoccupa.»
«Signor giudice, nel mio mandato di gettonista a Randolfi mi sono trovato invischiato in una storia che mi ha fatto male.»
«Ne ho avuta notizia.»
«Sa allora dell'omicidio del giovane collega libanese Mustafà Rambaied e di come, grazie al Commissario di polizia, mio ex paziente da piccolo, abbia avuto non solo la libertà di muovermi, ma soprattutto la possibilità concreta di contribuire a risolvere il caso?»
«Sì, ne ho avuta notizia.»
«Questa notizia è arrivata alle orecchie del mio ex compagno di scuola Ottavio De Rosa, il quale mi ha telefonato e mi ha fatto una richiesta accorata, e cioè di interessarmi della morte della moglie Franca, che è stata trovata senza vita giù nel terreno sotto il Ponte dell'Alma, e che la brutta storia è stata liquidata come suicidio. Ottavio non crede affatto che sua moglie si sia suicidata.»
«Tra l'altro io ho seguito i figli di Franca e di Ottavio e, durante le visite in ambulatorio, specie i bilanci di salute, non ho mai avuto nessun sentore di un disagio della signora Franca.»
«È come se si sentisse un po' responsabile quindi?»
«Sì!»
«Dottore, nella mia professione ho visto molti suicidi, e posso dirle in tutta onestà che nessuno, tra coloro che vivevano intorno a queste persone, abbia mai avuto un sentore che ci fosse qualcosa che non andava…»
«E allora perché il marito è venuto da me dicendo che non crede alla tesi del suicidio della moglie e quindi mi ha chiesto di fare una piccola indagine?!»
«Di questa storia non ho notizie di prima mano, so solo che non ci fu nessuna indagine: i carabinieri chiusero tutto e subito e fu archiviato come suicidio.»
«Quindi, se ho capito bene, il marito della defunta, un suo ex compagno di scuola, solo ora, a distanza di tempo, ha realizzato che la moglie — secondo lui — non si è uccisa, bensì che sarebbe stata uccisa…?!»
«È un sospetto inquietante, ed avrebbe chiesto a lei di indagare?»
«Sì… lo ha chiesto a me.»
«E il signor Ottavio cosa le ha detto?»
«Niente.»
«Niente??»
«Quando ci siamo incontrati a casa sua, avrebbe avuto una crisi di assenza e io, poiché ci ho creduto poco, ho pensato che lui avesse cambiato idea, che non volesse più parlarmene.»
«Un caro amico poi mi ha suggerito di starne fuori… per il mio bene.»
Sentimmo entrambi la voce della moglie del giudice che lo chiamava, per cui si congedò subito dicendo:
«Le farò sapere… dottore.»
«Certo, mi sembra un'ottima idea.»
Eppure subito dopo, mentre raggiungiamo le scale, di quella idea mi sono già pentito. Sarò in grado di spiegare al magistrato e giustificare il mio comportamento? E mi chiedo: ma queste storie, che sia suicidio o omicidio, si chiudono mai completamente?
Raggiungiamo un tavolino all'ombra e, in attesa dell'ordinazione, il giudice mi fa:
«Dottore la vedo preoccupato, che c'è? Ha cambiato idea?»
«Sì signor giudice, sono preoccupato che lei possa travisare ciò che sto per dirle, magari perché sarò io a non essere in grado di raccontarle bene e con precisione la storia.»
«Stia tranquillo, io so tutto di lei, d'altra parte è stato il mio lavoro… quello di sapere di tutti.»
«E poi noi condividiamo uno stesso sentimento di perdita.»
«Cioè?»
«Entrambi abbiamo perso una città: io perché per una serie di motivi ho dovuto prendere casa qui a Glielfi, e lei perché, con grande dispiacere, è dovuto tornare a Glielfi, città in cui, nonostante tutto, non si è sentito mai completamente accettato, e non si è mai integrato.»
«Signor giudice, lei allora sa proprio tutto.»
«Sì, la conosco la sua storia ed ora, alla luce di come e di quanto i tempi siano cambiati e di come lei ha reagito a fatti che allora sembravano poco importanti, e che poi, alla luce degli studi, si è capito quanto possano condizionare tutto il resto della vita di una persona, le faccio i miei complimenti. Lei è stato forte, è stato caparbio, ha mostrato una tenacia inusuale e alla fine di un percorso difficile ed impegnativo ha raggiunto il suo obiettivo. Bravo.»
«Grazie signor giudice, grazie.»
«Credo anche che i suoi genitori siano stati un esempio importante per lei.»
«Un esempio molto importante che mi ha da una parte condizionato, ma dall'altra spronato ad andare avanti anche nei momenti più difficili, e sono stati tanti.»
«Va bene dottore, va bene, ma adesso è il momento di iniziare a parlare di ciò che la preoccupa.»
«Signor giudice, nel mio mandato di gettonista a Randolfi mi sono trovato invischiato in una storia che mi ha fatto male.»
«Ne ho avuta notizia.»
«Sa allora dell'omicidio del giovane collega libanese Mustafà Rambaied e di come, grazie al Commissario di polizia, mio ex paziente da piccolo, abbia avuto non solo la libertà di muovermi, ma soprattutto la possibilità concreta di contribuire a risolvere il caso?»
«Sì, ne ho avuta notizia.»
«Questa notizia è arrivata alle orecchie del mio ex compagno di scuola Ottavio De Rosa, il quale mi ha telefonato e mi ha fatto una richiesta accorata, e cioè di interessarmi della morte della moglie Franca, che è stata trovata senza vita giù nel terreno sotto il Ponte dell'Alma, e che la brutta storia è stata liquidata come suicidio. Ottavio non crede affatto che sua moglie si sia suicidata.»
«Tra l'altro io ho seguito i figli di Franca e di Ottavio e, durante le visite in ambulatorio, specie i bilanci di salute, non ho mai avuto nessun sentore di un disagio della signora Franca.»
«È come se si sentisse un po' responsabile quindi?»
«Sì!»
«Dottore, nella mia professione ho visto molti suicidi, e posso dirle in tutta onestà che nessuno, tra coloro che vivevano intorno a queste persone, abbia mai avuto un sentore che ci fosse qualcosa che non andava…»
«E allora perché il marito è venuto da me dicendo che non crede alla tesi del suicidio della moglie e quindi mi ha chiesto di fare una piccola indagine?!»
«Di questa storia non ho notizie di prima mano, so solo che non ci fu nessuna indagine: i carabinieri chiusero tutto e subito e fu archiviato come suicidio.»
«Quindi, se ho capito bene, il marito della defunta, un suo ex compagno di scuola, solo ora, a distanza di tempo, ha realizzato che la moglie — secondo lui — non si è uccisa, bensì che sarebbe stata uccisa…?!»
«È un sospetto inquietante, ed avrebbe chiesto a lei di indagare?»
«Sì… lo ha chiesto a me.»
«E il signor Ottavio cosa le ha detto?»
«Niente.»
«Niente??»
«Quando ci siamo incontrati a casa sua, avrebbe avuto una crisi di assenza e io, poiché ci ho creduto poco, ho pensato che lui avesse cambiato idea, che non volesse più parlarmene.»
«Un caro amico poi mi ha suggerito di starne fuori… per il mio bene.»
Sentimmo entrambi la voce della moglie del giudice che lo chiamava, per cui si congedò subito dicendo:
«Le farò sapere… dottore.»

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