
Il Ponte dell'Almà
Primo Capitolo
"Il Ponte dell'Almà", il nuovo romanzo a puntate del dott. Antonio Marzano
sabato 20 settembre 2025
10.20
Dopo il successo di Morte di un Gettonista, Il dottor Antonio Marzano firma un nuovo romanzo a puntate: Il ponte dell'Almà. La redazione di BisceglieViva pubblicherà tutti i capitoli di questa nuova storia. Di seguito rilasciamo il primo capitolo.
Da qualche settimana, ciondolo tra lo studio e il soggiorno, in attesa di una improbabile chiamata. Il mio amico Furio Occorsi, almeno per il momento, è riuscito a schivare la denuncia, causa il reclutamento improprio nella sua cooperativa del compianto giovane collega libanese Mustafà Rambaied;
di certo grossi illeciti non ne ha commessi, e poi lui si è giustificato dicendo che il dottore di Beirut era iscritto al secondo anno della Scuola di Specializzazione in Pediatria.
La storia comunque è ormai nel dimenticatoio, con la confessione della giovane, l'arresto, il processo e la condanna a diciotto anni di carcere di Emma. Ma anche il padre era stato condannato per istigazione e complicità dell'omicidio.
Ma ora mi è venuto in mente il motivo per giustificare, non solo da parte di Furio, ma anche da parte dei Direttori delle altre cooperative cui sono iscritto, la ragione per la quale mi avrebbero dimenticato:
il dottor Pasquale Traini porta male.
Per cui, almeno per il momento, lo isoliamo, in un parcheggio con il pagamento di un congruo grattino, in modo da essere, eventualmente in seguito, richiamato in servizio.
«Dottor Pasquale Traini?»
«Sì... sono io... prego, con chi parlo?»
«Buon pomeriggio, dottore. Sono Erminio Rapidi, l'Amministratore Delegato dell'azienda "Mare Azzurro", leader in Italia dei resort a cinque stelle.
La conosco attraverso gli articoli di stampa. La chiamo perché nel resort "Sole Giallo"... il pediatra che avrebbe dovuto coprire l'ultima settimana di agosto mi ha fatto sapere che, per un problema di salute, non può garantire più la sua presenza. Per cui le chiedo se lei potesse e volesse accettare l'invito a sostituire il suo collega.»
«Della catena Mare Azzurro ha detto?»
«Sì. Noi garantiamo la presenza del medico H24. Le mando tutta la documentazione e il contratto che, in caso lei accettasse l'invito, dovrà firmare ed inviare in allegato su questo numero.»
«Va bene, grazie.»
«Grazie a lei.
Ah, dimenticavo: noi le garantiamo vitto e alloggio. Ma il suo servizio è a titolo gratuito.
Anche le visite che effettuerà ai piccoli pazienti saranno gratuite, durante l'orario di ambulatorio.»
Sono in corsa per un'altra esperienza.
Mi sento come la fiammella di un cero, con lo stoppino così piccolo che a stento prende fuoco, e la cui fiamma è così bassa da essere destinata a spegnersi in fretta.
Tuttavia, forse è meglio così: la mia fiamma non è più un fuoco ardente, ma una misera fiammella, ora ridotta a uno stoppino minuscolo.
Sì, è preferibile questa caduta lenta, piuttosto che una in picchiata. Ho il tempo di riflettere, di metabolizzare, di accettare la fine dello stoppino che si spegne.
Chiudo gli occhi: la luce abbacinante del mese di luglio si riverbera sulla strada asfaltata, alle tre del pomeriggio.
L'ampio ingresso del cancello, sempre aperto, è proprio sulla curva di Via Imbriani, e lì i due grandi pini secolari, mentre fanno da importante invito, garantiscono una piacevole ombra sulla strada.
Arrivo sul Corsaro, con la camicia sbottonata, i Ray-Ban da sole e i capelli spettinati dal caldo vento di scirocco.
È la mia estate: l'estate attesa con tanto desiderio.
Mi fermo all'inizio del viale. Il muretto di confine, alla destra, è ricoperto dalle larghe e verdi foglie della rigogliosa vite canadese; e alla sinistra, gli alberi di prugne, albicocche e pesche sono carichi di frutti. L'antico albero di fioroni conserva ancora qualche frutto ritardatario, e così i due alberi di ciliegie, da dove, tra le foglie, ne spuntano alcune tardive.
E di fronte, il mio sguardo va alla pineta.
I pini piantati dal nonno Pasquale sono cresciuti sotto il pergolato della vigna, ed ora, ormai grandi, ombreggiano davanti alla nostra casa di campagna.
Inizio a percorrere il viale e mi accorgo di mio padre che mi viene incontro.
«Da dove vieni?» – mi fa, già con un leggero tono di rimprovero.
«Dal mare.»
Lui mi guarda e dice:
«Pasquale, lo sai che giorno è oggi?»
«Oggi?»
«Sì, oggi: oggi è il 22 luglio, il giorno della Maddalena... e secondo la tradizione contadina, è uno dei giorni più caldi dell'estate.»
«Vai a sederti sotto la pineta, riposati. Io fra poco vado via.»
Mio padre mi concede, come mi aveva già accennato, non più di dieci giorni di ozio, post-esami di Maturità.
Si è già espresso con un ultimatum:
«Tra dieci giorni vai a Bari a iscriverti all'Università: a Medicina!»
«Ok, pà.»
Accelero e rientro in casa. So molto bene che sono i miei ultimi giorni di vacanza. Ma non mi preoccupa.
Ho sempre, e da sempre, saputo che non avrei potuto fare altro che il medico, e tutto sommato mi fa piacere.
Posiziono il Corsaro all'ombra, e prima di entrare in casa mi siedo sulla lunga panchina di legno.
Mi guardo intorno e rifletto sulla figura dei miei genitori: sarò in grado di... non dico realizzare ciò che insieme, loro due, hanno fatto, anche se non sempre in buon accordo... ma almeno conservare e curare questa proprietà?
Ho un compito importante davanti.
«Lino!» – sento urlare mia madre – «Lino, vieni in cucina... ti ho lasciato un piatto di pasta con olio e parmigiano in frigo!»
«Arrivo!»
Mi aspetta il piatto fondo con i maccheroni incollati alla Mauro, e visto che oggi è il 22 luglio, saranno anche freddi di frigorifero.
«Arrivo, mà!»
Non mi mollano questi ricordi, inchiodati nel più profondo di me, e devo con uno strattone fisico ritornare nello stato di veglia, per non continuare a farmi del male.
Ritorna a squillare il cellulare, e sul display leggo: sconosciuto. Magari è il solito invito a un cambio gestore, ma rispondo.
«Ciao Pasquale, sono Ottavio... ti ricordi di me? Siamo stati compagni di scuola elementare e media... ti ricordi?»
«Ottavio... Ottavio Derosa?? Sì, mi ricordo... Ottavio, come stai?»
«Bene, bene... il tuo numero l'ho avuto da una tua ex paziente.»
«Pasquale, so del tuo impegno nel gettonismo post-pediatria di famiglia, e so anche del tuo apporto prezioso in occasione delle indagini per la morte del giovane pediatra libanese.»
«Di sicuro non sai che da due anni sono vedovo; ho perso Franca, mia moglie.
Nel mese di agosto di due anni fa, il suo corpo fu ritrovato dai carabinieri nel grande canale del Ponte dell'Almà.
I carabinieri fecero delle indagini rapide, e per me superficiali, e conclusero che Franca si era suicidata.
Non fu disposta neanche l'autopsia.
Ma io, Pasquale, non mi sono mai capacitato del fatto che mia moglie si sia suicidata.»
«Potresti proprio tu riprendere le indagini? Te ne sarei grato. Ti darei tutte le informazioni sul suo e sul nostro passato remoto, prossimo e recente.»
«Ottavio... ma pensi veramente che io possa aiutarti?»
«Spero di sì... io ho fatto l'impiegato al Comune di Glielfi per tanti anni; sono andato in pensione lo scorso anno e non potrei mai sopportare il costo di un investigatore privato!»
«Fammici pensare; ti do una risposta a breve.»
«Grazie, Pasquale, grazie.»
Da qualche settimana, ciondolo tra lo studio e il soggiorno, in attesa di una improbabile chiamata. Il mio amico Furio Occorsi, almeno per il momento, è riuscito a schivare la denuncia, causa il reclutamento improprio nella sua cooperativa del compianto giovane collega libanese Mustafà Rambaied;
di certo grossi illeciti non ne ha commessi, e poi lui si è giustificato dicendo che il dottore di Beirut era iscritto al secondo anno della Scuola di Specializzazione in Pediatria.
La storia comunque è ormai nel dimenticatoio, con la confessione della giovane, l'arresto, il processo e la condanna a diciotto anni di carcere di Emma. Ma anche il padre era stato condannato per istigazione e complicità dell'omicidio.
Ma ora mi è venuto in mente il motivo per giustificare, non solo da parte di Furio, ma anche da parte dei Direttori delle altre cooperative cui sono iscritto, la ragione per la quale mi avrebbero dimenticato:
il dottor Pasquale Traini porta male.
Per cui, almeno per il momento, lo isoliamo, in un parcheggio con il pagamento di un congruo grattino, in modo da essere, eventualmente in seguito, richiamato in servizio.
«Dottor Pasquale Traini?»
«Sì... sono io... prego, con chi parlo?»
«Buon pomeriggio, dottore. Sono Erminio Rapidi, l'Amministratore Delegato dell'azienda "Mare Azzurro", leader in Italia dei resort a cinque stelle.
La conosco attraverso gli articoli di stampa. La chiamo perché nel resort "Sole Giallo"... il pediatra che avrebbe dovuto coprire l'ultima settimana di agosto mi ha fatto sapere che, per un problema di salute, non può garantire più la sua presenza. Per cui le chiedo se lei potesse e volesse accettare l'invito a sostituire il suo collega.»
«Della catena Mare Azzurro ha detto?»
«Sì. Noi garantiamo la presenza del medico H24. Le mando tutta la documentazione e il contratto che, in caso lei accettasse l'invito, dovrà firmare ed inviare in allegato su questo numero.»
«Va bene, grazie.»
«Grazie a lei.
Ah, dimenticavo: noi le garantiamo vitto e alloggio. Ma il suo servizio è a titolo gratuito.
Anche le visite che effettuerà ai piccoli pazienti saranno gratuite, durante l'orario di ambulatorio.»
Sono in corsa per un'altra esperienza.
Mi sento come la fiammella di un cero, con lo stoppino così piccolo che a stento prende fuoco, e la cui fiamma è così bassa da essere destinata a spegnersi in fretta.
Tuttavia, forse è meglio così: la mia fiamma non è più un fuoco ardente, ma una misera fiammella, ora ridotta a uno stoppino minuscolo.
Sì, è preferibile questa caduta lenta, piuttosto che una in picchiata. Ho il tempo di riflettere, di metabolizzare, di accettare la fine dello stoppino che si spegne.
Chiudo gli occhi: la luce abbacinante del mese di luglio si riverbera sulla strada asfaltata, alle tre del pomeriggio.
L'ampio ingresso del cancello, sempre aperto, è proprio sulla curva di Via Imbriani, e lì i due grandi pini secolari, mentre fanno da importante invito, garantiscono una piacevole ombra sulla strada.
Arrivo sul Corsaro, con la camicia sbottonata, i Ray-Ban da sole e i capelli spettinati dal caldo vento di scirocco.
È la mia estate: l'estate attesa con tanto desiderio.
Mi fermo all'inizio del viale. Il muretto di confine, alla destra, è ricoperto dalle larghe e verdi foglie della rigogliosa vite canadese; e alla sinistra, gli alberi di prugne, albicocche e pesche sono carichi di frutti. L'antico albero di fioroni conserva ancora qualche frutto ritardatario, e così i due alberi di ciliegie, da dove, tra le foglie, ne spuntano alcune tardive.
E di fronte, il mio sguardo va alla pineta.
I pini piantati dal nonno Pasquale sono cresciuti sotto il pergolato della vigna, ed ora, ormai grandi, ombreggiano davanti alla nostra casa di campagna.
Inizio a percorrere il viale e mi accorgo di mio padre che mi viene incontro.
«Da dove vieni?» – mi fa, già con un leggero tono di rimprovero.
«Dal mare.»
Lui mi guarda e dice:
«Pasquale, lo sai che giorno è oggi?»
«Oggi?»
«Sì, oggi: oggi è il 22 luglio, il giorno della Maddalena... e secondo la tradizione contadina, è uno dei giorni più caldi dell'estate.»
«Vai a sederti sotto la pineta, riposati. Io fra poco vado via.»
Mio padre mi concede, come mi aveva già accennato, non più di dieci giorni di ozio, post-esami di Maturità.
Si è già espresso con un ultimatum:
«Tra dieci giorni vai a Bari a iscriverti all'Università: a Medicina!»
«Ok, pà.»
Accelero e rientro in casa. So molto bene che sono i miei ultimi giorni di vacanza. Ma non mi preoccupa.
Ho sempre, e da sempre, saputo che non avrei potuto fare altro che il medico, e tutto sommato mi fa piacere.
Posiziono il Corsaro all'ombra, e prima di entrare in casa mi siedo sulla lunga panchina di legno.
Mi guardo intorno e rifletto sulla figura dei miei genitori: sarò in grado di... non dico realizzare ciò che insieme, loro due, hanno fatto, anche se non sempre in buon accordo... ma almeno conservare e curare questa proprietà?
Ho un compito importante davanti.
«Lino!» – sento urlare mia madre – «Lino, vieni in cucina... ti ho lasciato un piatto di pasta con olio e parmigiano in frigo!»
«Arrivo!»
Mi aspetta il piatto fondo con i maccheroni incollati alla Mauro, e visto che oggi è il 22 luglio, saranno anche freddi di frigorifero.
«Arrivo, mà!»
Non mi mollano questi ricordi, inchiodati nel più profondo di me, e devo con uno strattone fisico ritornare nello stato di veglia, per non continuare a farmi del male.
Ritorna a squillare il cellulare, e sul display leggo: sconosciuto. Magari è il solito invito a un cambio gestore, ma rispondo.
«Ciao Pasquale, sono Ottavio... ti ricordi di me? Siamo stati compagni di scuola elementare e media... ti ricordi?»
«Ottavio... Ottavio Derosa?? Sì, mi ricordo... Ottavio, come stai?»
«Bene, bene... il tuo numero l'ho avuto da una tua ex paziente.»
«Pasquale, so del tuo impegno nel gettonismo post-pediatria di famiglia, e so anche del tuo apporto prezioso in occasione delle indagini per la morte del giovane pediatra libanese.»
«Di sicuro non sai che da due anni sono vedovo; ho perso Franca, mia moglie.
Nel mese di agosto di due anni fa, il suo corpo fu ritrovato dai carabinieri nel grande canale del Ponte dell'Almà.
I carabinieri fecero delle indagini rapide, e per me superficiali, e conclusero che Franca si era suicidata.
Non fu disposta neanche l'autopsia.
Ma io, Pasquale, non mi sono mai capacitato del fatto che mia moglie si sia suicidata.»
«Potresti proprio tu riprendere le indagini? Te ne sarei grato. Ti darei tutte le informazioni sul suo e sul nostro passato remoto, prossimo e recente.»
«Ottavio... ma pensi veramente che io possa aiutarti?»
«Spero di sì... io ho fatto l'impiegato al Comune di Glielfi per tanti anni; sono andato in pensione lo scorso anno e non potrei mai sopportare il costo di un investigatore privato!»
«Fammici pensare; ti do una risposta a breve.»
«Grazie, Pasquale, grazie.»