Morte di un gettonista
Morte di un gettonista
Morte di un gettonista

Capitolo quarantesimo - FINALE

Giallo a puntate firmato dal dott. Antonio Marzano

Siamo all'ingresso dell'ospedale, quando squilla il telefono di Giacinto.
«Commissario, bentornato. Com'è andata la doppia trasferta libanese e greca?»
«Bene, dottor Rotaro.»
«Mentre tu te ne sei andato in giro a gustarti città lontane, io sempre chiuso qui in questo laboratorio buio e umido a lavorare per te.»
«E allora?»
«E allora... ho trovato un'impronta digitale parziale sulla maniglia della porta della Neonatologia, insomma dove dormiva la vittima... e questa impronta non appartiene a nessuno di nostra conoscenza. E la stessa impronta – questa volta completa – è sull'arma del delitto: il bisturi. Evidentemente l'assassino, d'istinto, uscendo dall'ospedale si è sfilato i guanti e poi si è liberato del bisturi. Una disattenzione imperdonabile.
Per cui ho trovato anche tracce di DNA che combaciano con quelle sul capello rosso trovato sotto le unghie di Mustafà. E insieme a questo DNA sconosciuto, c'è pure quello di Mustafà.»
«Bravo al medico legale, bravo... hai fatto il tuo dovere. Grazie!»
«Ma vaffan...»
E squilla un altro telefono.
«Dottor Licari, bentornato. L'aspetto in Procura oggi stesso. Mi deve riferire le novità della trasferta!»
«Certamente, ci sono importanti novità. A più tardi.»
«Era il dottor Viesti.»
«Andiamo.»
Saliamo in reparto e ci vengono incontro la collega Erika e l'infermiera Rebecca.
«Bentornati. Com'è andata?»
«Benissimo. Ho fretta di farvi vedere una fotografia e vorrei sapere se riconoscete qualcuno.»
Erika e Rebecca osservano con attenzione.
«Beh... il ragazzo è Mustafà, senza ombra di dubbio» dice Erika.
«La ragazza credo di averla già vista... ma con il cappellino in testa... non la riconosco.»
«Ma... non è Emma? Sì, è proprio Emma! La ragazza che è venuta qui due mesi fa, a maggio... ad abortire» dice Rebecca. «Sì, è lei. Nonostante tutte le rassicurazioni e il conforto della dottoressa Irene della Ginecologia, questa ragazza è stata perentoria: ha voluto abortire.
Ad un certo punto ha detto: "Non lo voglio un figlio suo!"»
«Bene» dice Giacinto, mentre Erika a bassa voce chiede:
«È stata lei?»
Giacinto tiene la bocca chiusa e io, pur volendo rispondere, mi zittisco.
«Grazie ragazze.
Adesso andiamo in Procura.»
Il dottor Stefano Viesti ci aspetta. Dopo una stretta di mano e i saluti di circostanza, Giacinto racconta con una precisione meticolosa e uno straordinario rispetto dei tempi tutto ciò che è successo: dal ritrovamento della foto nel bed & breakfast corretto che Erika ci aveva indicato, dopo averne suggerito uno errato, fino agli incontri a Beirut e poi ad Atene.
«Ora, dottor Viesti, se lei è d'accordo, ho bisogno di raccogliere le impronte digitali di Emma e il suo DNA. Come possiamo procedere?»
«Lei quindi è sicuro che la responsabile del delitto sia lei? Emma, che ad Atene aveva avuto una relazione con Mustafà e dal quale aspettava un figlio? E con quale movente?»
«Con lo stesso movente che l'ha spinta ad abortire.»
«Ho capito.
Emettiamo un avviso di garanzia e la invitiamo a venire in Questura per il tampone. Se dovesse rifiutare un bonario invito, si trasformerà in ordine perentorio.»
«Dottor Licari, ha fatto un ottimo lavoro. Bravo!»
Mentre scendiamo le scale, mi accorgo che Giacinto, nonostante le parole del magistrato, non è sereno.
«Giacinto, ma cosa ti turba? Ti vedo preoccupato...»
«Pasquale, non sono preoccupato. Ormai che Emma sia la responsabile dell'omicidio è chiaro, con tutte le prove che abbiamo raccolto.»
«Ma... secondo te... perché togliergli la vita?»
«Dovrai interrogarla.»
«Andiamo a prendere un caffè.»
E una volta fatte le ordinazioni, digito sul cellulare: "De Judicibus Fernandez Gomez Randolfi".
«Giacinto, ecco le notizie sulla famiglia di Emma.
Famiglia di origine spagnola. Grandi proprietari terrieri di origini nobiliari. Un antenato aveva ricevuto il titolo di duca direttamente dal Re di Spagna. Il capofamiglia, ingegnere Rodolfo De Judicibus, sposato con la nobildonna Teresa Artemirez, ha tre figli. Il primo maschio è anche lui ingegnere, la seconda è un'insegnante di matematica, la terza è Emma, studentessa di Legge.»
«Non c'è altro.»
«Telefona in commissariato e chiedi informazioni più aggiornate su questa famiglia.»
Nel frattempo, facciamo colazione.
Ed ecco che squilla il telefono.
«La famiglia De Judicibus è molto conosciuta in paese. Il capofamiglia è ingegnere ma è sempre stato un imprenditore agricolo. I figli non hanno precedenti.
Di Emma nessuna notizia particolare: una studentessa modello.»
«Bene.»
«Pasquale, dobbiamo andare a fare una visita ad Emma.»
Consumiamo con calma la colazione... troppa calma.
«Giacinto, io non me la sento di venire con te.»
«E io, Pasquale, non me la sento di andare né da solo né in compagnia. Mi sono fatto un'idea del movente, e se poi dovessi averne conferma, sono sicuro che perderei la pazienza.»
«Io direi di lasciare l'onore e l'onere dell'interrogatorio al Pubblico Ministero.»
«Hai ragione. Torniamo in Procura.»
Il dottor Viesti non si aspettava la proposta di Giacinto.
«Giacinto, e come mai?»
«Dottor Viesti, come dicevo al dottor Pasquale, io me la sono fatta un'idea... e se posso, la espongo.»
«Certamente, Commissario. Siamo tutto orecchie.»
«Nel momento in cui abbiamo trovato la fotografia dei due ragazzi, mi si è accesa la lampadina.
Emma era andata ad Atene per una vacanza, magari dopo aver fatto un esame all'università. E nella foto – tra l'altro molto nitida, come lei ha visto – Emma ha un'espressione serena e felice. Mustafà, invece, ha un'espressione tesa, preoccupata... e molto da innamorato.
Nei giorni che sono stati insieme, Mustafà si è perso completamente negli occhi e nella sensualità di Emma. Lei invece ha cercato di tenere un atteggiamento più distante.
Poi, però, non sappiamo se per passione, ardore, disattenzione o piuttosto con una malcelata volontà da parte di Mustafà, Emma è rimasta incinta.
A questo punto Mustafà le ha detto la verità sulla sua situazione di marito e di padre. E naturalmente ha detto ad Emma che avrebbe, per lei, lasciato moglie e figli e si sarebbe trasferito a Randolfi.
Ma Emma era andata ad Atene solo per una breve vacanza. Mai sarebbe potuta tornare a casa con un figlio in arrivo e un compagno innamorato cotto come un pesce lesso.
Mentre Mustafà è in clinica pediatrica, Emma prende il primo volo per Bari e torna a casa.
Qui il padre si infuria e ricatta la figlia: si deve liberare sia del "prodotto del concepimento", sia dell'amante.
"Hai ragione" dice la figlia. "Non posso rovinarmi tutto il resto della vita per una distrazione in vacanza. E poi Mustafà era diventato troppo insistente. Insopportabile."
Ecco perché Mustafà si precipita a Randolfi. E qui, con la scusa del gettonista ospedaliero, incontra, ricatta e perseguita Emma.
Nel frattempo lei si è già liberata del feto. Non le rimane che liberarsi di Mustafà – con la collaborazione di tutta la «nobile» famiglia.
Non aveva scelta. Non voleva uno scandalo. Il padre non l'avrebbe più mantenuta agli studi. L'avrebbe diseredata.
Niente più vacanze, divertimenti, vestiti firmati, auto sportive.
Non solo non era pronta a essere madre, ma soprattutto non voleva Mustafà, che era stato solo un capriccio di aprile. Doveva liberarsene.
Organizza l'omicidio con il padre e lo porta a termine in una notte di luglio.»
«Dottor Viesti, l'ultimo atto lo deve fare lei. Io non ce la faccio!»
«Giacinto, hai un senso della morale molto alto. Bravo. Sei proprio un bravo ragazzo.»
Ci congediamo.
Giacinto ha gli occhi lucidi di lacrime.
«Pasquale... non sono fatto per questo lavoro.»
«Giacinto... ma se hai appena iniziato!»
  • Antonio Marzano
  • dottor Antonio Marzano
Morte di un gettonista

Morte di un gettonista

Racconto giallo a cura del dott. Antonio Marzano

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