
Morte di un gettonista
Capitolo trentanovesimo
Giallo a puntate firmato dal dott. Antonio Marzano
giovedì 31 luglio 2025
Dal sonno alla veglia sono pochi secondi. E nella veglia mi trascino tutto ciò che ho vissuto nel sonno e nei "sogni vissuti".
Credo che non mi libererò mai del "ricordo doloroso del passato", anche se, ed io lo so molto bene, che i risultati che ho raggiunto nella mia vita, li ho ottenuti canalizzando il dolore verso la impervia via del riscatto; di una "violenta" risposta ai fatti della vita, né contro me stesso, né contro chi mi aveva fatto tanto male, quanto piuttosto contro "la vita" che mi aveva riservato un destino che non meritavo. Battermi contro la vita, in una guerra durata, a seconda degli avvenimenti, anni, aveva stemperato tutto l'acuzie del male per poi regalarmi la soddisfazione della rivincita… ma… è stata una reale rivincita?Non lo so… sono riuscito anche strisciando a risollevarmi e a risalire il tunnel buio in cui gli avvenimenti mi avevano fatto cadere.Eppure dopo tempo ho capito che c'è qualcosa dentro di me che non va. Non sono mai riuscito a tenerlo a freno il mio male di vivere, piuttosto a manifestarlo senza controllo e questo mi ha nuociuto.
«Pasquale… dai… muoviti… mi sembra che ogni tanto ti incanti!!» urla Giacinto.
Recupero il mio zaino e mi metto doverosamente in fila per l'imbarco.
Il volo procede bene. Il cielo di luglio è sempre terso, non c'è un alito di vento e in poche ore atterriamo a Bari.
Siamo tutti soddisfatti dei risultati ottenuti dalle indagini. La trasferta è stata molto utile.
«Pasquale allora ci siamo… secondo te siamo arrivati al "redde rationem"?»
«Credo proprio di sì.»
«Anche tu sei convinto che, una volta individuata Emma, la storia si chiarirà subito?»
«Sì!»
«Ragazzi facciamo così: quando arriviamo a Randolfi andiamo in ospedale. Mostreremo la foto al personale della Pediatria e vediamo se qualcuno riconosce questa ragazza soprattutto perché pare fosse in attesa.»
«Che ne dite?»
«Commissario pensa che Emma sia di Randolfi?»
«Le altre ipotesi le avremmo escluse con il viaggio prima a Beirut e poi ad Atene.»
«Mustafà non aveva scheletri nell'armadio a Beirut!»
«Sia la polizia che i genitori hanno riferito che era un ragazzo ed un marito modello.»
«Ad Atene Emma è stata riconosciuta da Sofia, la proprietaria del bar, come una ragazza italiana. Che una volta conosciuto Mustafà, hanno iniziato una relazione. Mustafà si era completamente innamorato di Emma e non voleva perderla. L'aveva anche messa in cinta e molto probabilmente non le aveva riferito che lui era sposato e che aveva due figli. Poi Emma è sparita e per andare dove… in Italia e dove con precisione a Randolfi, esattamente dove Mustafà aveva chiesto a Furio Occorsi di andare a fare il gettonista. Per cui la mia ipotesi è che Emma sia di Randolfi.»
«A proposito poi di "gettonista"… Pasquale telefona a Furio Occorsi… mi deve spiegare come ha fatto ad assumerlo come pediatra gettonista, se Mustafà non era ancora specializzato?!»
Al quarto squillo Furio risponde…
«Buongiorno dottor Traini… come va, ci sono novità per la storia di Mustafà?»
«Furio ti passo il Commissario, deve farti una domanda.»
«Signor Occorsi sono il Commissario Traini, vorrei sapere se lei fosse a conoscenza che il dottor Mustafà Rambaied non era specialista?»
Un silenzio imbarazzato all'altro capo del telefono.
«Signor Occorsi lei mi aveva detto nella precedente telefonata che Mustafà aveva prodotto tutti i certificati, compreso quello di specializzazione in Pediatria e che lei li aveva fatti autenticare da un suo esperto traduttore… invece… quindi lei ha mentito, perché Mustafà non aveva potuto portare il certificato di specializzazione, ma al più quello di iscrizione al secondo anno della Scuola e nonostante questo lei lo ha assunto? Lei rischia una denuncia per truffa e di questo ci occuperemo dopo, ma ora deve rispondere alla mia domanda altrimenti la faccio arrestare!!»
«Dottor Traini ha ragione, non voglio mentire. Il dottor Rambaied quando ha trovato in internet la mia cooperativa è venuto a trovarmi. Lui mi ha raccontato tutta la storia e mi ha chiesto di aiutarlo. Voleva ritrovare Emma e sapeva che Emma viveva a Randolfi. Tra l'altro io… sono gay e mi sono innamorato di lui e non volevo perderlo. È stato facile produrre un certificato falso in arabo e poi tradotto in italiano, è stato presentato, con quello di laurea e di abilitazione, prima a Marsegno e poi a Randolfi. Nessuno lo ha messo in dubbio.»
«Quindi signor Occorsi lei conferma che il dottor Mustafà voleva essere assegnato come pediatra gettonista a Randolfi perché voleva trovare la sua ragazza?»
«Sì.»
«E lei sa come si chiama?»
«Sì.»
«Emma De Judicibus Fernandez Gomez.»
«Bene… a risentirci.»
E Giacinto chiude la comunicazione.
«Avete mai sentito parlare di questa famiglia? Ha un cognome importante.»
«Ragazzi avete sentito?»
«La ragazza la troviamo subito, ma che c'entra con l'omicidio?»
«Andiamo!»
«Vi dispiace se guido io? L'ultimo tratto della strada è in salita e pieno di curve: rischio di sentirmi male!»
Con un cenno di assenso dei miei compagni di viaggio, mi metto al volante e Giacinto prende posto vicino a me. Sul sedile posteriore l'Ispettrice.
Nell'altra macchina Satir, e i due Ispettori.
La mia testa è un ribollire di idee e di pensieri.
Giacinto è silenzioso, immerso anche lui nel dedalo dei suoi pensieri.
È come se il colpevole ed il movente li avessi lì davanti agli occhi e riuscissi a vederli.
Ed il silenzio di Giacinto mi suggerisce la stessa cosa.
«Commissario, Pasquale, stavo pensando», dice l'Ispettrice…
«A cosa?»
«Voi pensate, correggetemi se sbaglio, che la Emma figlia di questa famiglia blasonata di Randolfi, sia responsabile o quanto meno coinvolta in questo omicidio?»
«E se fosse così… perché lo avrebbe fatto?»
«Uccidere o ingaggiare un killer o una killer per ucciderlo: il movente?»
«Sai, rispondo, la polizia a volte cerca un movente serio, che possa in qualche modo giustificare un delitto, ma forse non sempre è così.»
«Che ne dici Giacinto?»
«Continua Pasquale… continua il tuo ragionamento.»
«Dicevo… per chi ha un senso della morale molto forte, o per chi ha un rispetto della vita e della figura umana, un delitto per essere giustificato, ammesso che si possa giustificare, deve avere un movente profondo. Ma per altre persone quando la vita umana ha uno scarso valore e l'egoismo è il primo comandamento, allora basta poco per sopprimere una vita.»
«Pasquale condivido quello che hai detto.»
«Noi abbiamo cercato tra i colleghi di Mustafà, gli amministrativi, gli eventuali conoscenti di Randolfi, un responsabile con una forte movente. Ma… lo abbiamo cercato in Libano nel suo passato politico-sociale, lo abbiamo cercato nell'impegno professionale in ospedale ad Atene, dove si sarebbe potuto scontrare con altri colleghi o altro; e invece, il discorso di Pasquale ci riconduce ad un movente molto più banale: sesso e danaro.»
«Danaro?» incalza l'Ispettrice.
«E sì…» dice Giacinto «sesso e danaro, ed ora vedremo!»
Il nostro sguardo era sul campanile della cattedrale di Randolfi, che svetta alto nel cielo.
«Siamo arrivati.»
Se vuoi, posso aiutarti anche con la formattazione o altre correzioni!
Credo che non mi libererò mai del "ricordo doloroso del passato", anche se, ed io lo so molto bene, che i risultati che ho raggiunto nella mia vita, li ho ottenuti canalizzando il dolore verso la impervia via del riscatto; di una "violenta" risposta ai fatti della vita, né contro me stesso, né contro chi mi aveva fatto tanto male, quanto piuttosto contro "la vita" che mi aveva riservato un destino che non meritavo. Battermi contro la vita, in una guerra durata, a seconda degli avvenimenti, anni, aveva stemperato tutto l'acuzie del male per poi regalarmi la soddisfazione della rivincita… ma… è stata una reale rivincita?Non lo so… sono riuscito anche strisciando a risollevarmi e a risalire il tunnel buio in cui gli avvenimenti mi avevano fatto cadere.Eppure dopo tempo ho capito che c'è qualcosa dentro di me che non va. Non sono mai riuscito a tenerlo a freno il mio male di vivere, piuttosto a manifestarlo senza controllo e questo mi ha nuociuto.
«Pasquale… dai… muoviti… mi sembra che ogni tanto ti incanti!!» urla Giacinto.
Recupero il mio zaino e mi metto doverosamente in fila per l'imbarco.
Il volo procede bene. Il cielo di luglio è sempre terso, non c'è un alito di vento e in poche ore atterriamo a Bari.
Siamo tutti soddisfatti dei risultati ottenuti dalle indagini. La trasferta è stata molto utile.
«Pasquale allora ci siamo… secondo te siamo arrivati al "redde rationem"?»
«Credo proprio di sì.»
«Anche tu sei convinto che, una volta individuata Emma, la storia si chiarirà subito?»
«Sì!»
«Ragazzi facciamo così: quando arriviamo a Randolfi andiamo in ospedale. Mostreremo la foto al personale della Pediatria e vediamo se qualcuno riconosce questa ragazza soprattutto perché pare fosse in attesa.»
«Che ne dite?»
«Commissario pensa che Emma sia di Randolfi?»
«Le altre ipotesi le avremmo escluse con il viaggio prima a Beirut e poi ad Atene.»
«Mustafà non aveva scheletri nell'armadio a Beirut!»
«Sia la polizia che i genitori hanno riferito che era un ragazzo ed un marito modello.»
«Ad Atene Emma è stata riconosciuta da Sofia, la proprietaria del bar, come una ragazza italiana. Che una volta conosciuto Mustafà, hanno iniziato una relazione. Mustafà si era completamente innamorato di Emma e non voleva perderla. L'aveva anche messa in cinta e molto probabilmente non le aveva riferito che lui era sposato e che aveva due figli. Poi Emma è sparita e per andare dove… in Italia e dove con precisione a Randolfi, esattamente dove Mustafà aveva chiesto a Furio Occorsi di andare a fare il gettonista. Per cui la mia ipotesi è che Emma sia di Randolfi.»
«A proposito poi di "gettonista"… Pasquale telefona a Furio Occorsi… mi deve spiegare come ha fatto ad assumerlo come pediatra gettonista, se Mustafà non era ancora specializzato?!»
Al quarto squillo Furio risponde…
«Buongiorno dottor Traini… come va, ci sono novità per la storia di Mustafà?»
«Furio ti passo il Commissario, deve farti una domanda.»
«Signor Occorsi sono il Commissario Traini, vorrei sapere se lei fosse a conoscenza che il dottor Mustafà Rambaied non era specialista?»
Un silenzio imbarazzato all'altro capo del telefono.
«Signor Occorsi lei mi aveva detto nella precedente telefonata che Mustafà aveva prodotto tutti i certificati, compreso quello di specializzazione in Pediatria e che lei li aveva fatti autenticare da un suo esperto traduttore… invece… quindi lei ha mentito, perché Mustafà non aveva potuto portare il certificato di specializzazione, ma al più quello di iscrizione al secondo anno della Scuola e nonostante questo lei lo ha assunto? Lei rischia una denuncia per truffa e di questo ci occuperemo dopo, ma ora deve rispondere alla mia domanda altrimenti la faccio arrestare!!»
«Dottor Traini ha ragione, non voglio mentire. Il dottor Rambaied quando ha trovato in internet la mia cooperativa è venuto a trovarmi. Lui mi ha raccontato tutta la storia e mi ha chiesto di aiutarlo. Voleva ritrovare Emma e sapeva che Emma viveva a Randolfi. Tra l'altro io… sono gay e mi sono innamorato di lui e non volevo perderlo. È stato facile produrre un certificato falso in arabo e poi tradotto in italiano, è stato presentato, con quello di laurea e di abilitazione, prima a Marsegno e poi a Randolfi. Nessuno lo ha messo in dubbio.»
«Quindi signor Occorsi lei conferma che il dottor Mustafà voleva essere assegnato come pediatra gettonista a Randolfi perché voleva trovare la sua ragazza?»
«Sì.»
«E lei sa come si chiama?»
«Sì.»
«Emma De Judicibus Fernandez Gomez.»
«Bene… a risentirci.»
E Giacinto chiude la comunicazione.
«Avete mai sentito parlare di questa famiglia? Ha un cognome importante.»
«Ragazzi avete sentito?»
«La ragazza la troviamo subito, ma che c'entra con l'omicidio?»
«Andiamo!»
«Vi dispiace se guido io? L'ultimo tratto della strada è in salita e pieno di curve: rischio di sentirmi male!»
Con un cenno di assenso dei miei compagni di viaggio, mi metto al volante e Giacinto prende posto vicino a me. Sul sedile posteriore l'Ispettrice.
Nell'altra macchina Satir, e i due Ispettori.
La mia testa è un ribollire di idee e di pensieri.
Giacinto è silenzioso, immerso anche lui nel dedalo dei suoi pensieri.
È come se il colpevole ed il movente li avessi lì davanti agli occhi e riuscissi a vederli.
Ed il silenzio di Giacinto mi suggerisce la stessa cosa.
«Commissario, Pasquale, stavo pensando», dice l'Ispettrice…
«A cosa?»
«Voi pensate, correggetemi se sbaglio, che la Emma figlia di questa famiglia blasonata di Randolfi, sia responsabile o quanto meno coinvolta in questo omicidio?»
«E se fosse così… perché lo avrebbe fatto?»
«Uccidere o ingaggiare un killer o una killer per ucciderlo: il movente?»
«Sai, rispondo, la polizia a volte cerca un movente serio, che possa in qualche modo giustificare un delitto, ma forse non sempre è così.»
«Che ne dici Giacinto?»
«Continua Pasquale… continua il tuo ragionamento.»
«Dicevo… per chi ha un senso della morale molto forte, o per chi ha un rispetto della vita e della figura umana, un delitto per essere giustificato, ammesso che si possa giustificare, deve avere un movente profondo. Ma per altre persone quando la vita umana ha uno scarso valore e l'egoismo è il primo comandamento, allora basta poco per sopprimere una vita.»
«Pasquale condivido quello che hai detto.»
«Noi abbiamo cercato tra i colleghi di Mustafà, gli amministrativi, gli eventuali conoscenti di Randolfi, un responsabile con una forte movente. Ma… lo abbiamo cercato in Libano nel suo passato politico-sociale, lo abbiamo cercato nell'impegno professionale in ospedale ad Atene, dove si sarebbe potuto scontrare con altri colleghi o altro; e invece, il discorso di Pasquale ci riconduce ad un movente molto più banale: sesso e danaro.»
«Danaro?» incalza l'Ispettrice.
«E sì…» dice Giacinto «sesso e danaro, ed ora vedremo!»
Il nostro sguardo era sul campanile della cattedrale di Randolfi, che svetta alto nel cielo.
«Siamo arrivati.»
Se vuoi, posso aiutarti anche con la formattazione o altre correzioni!