La socia di Progetto Arca Mariangela Petruzzelli con l'ospite Nino Melito Petrosino
La socia di Progetto Arca Mariangela Petruzzelli con l'ospite Nino Melito Petrosino
Associazioni

Coronavirus, Progetto Arca: «La cultura non deve essere distrutta»

La storia del poliziotto Joe Petrosino e il valore del giornalismo tra i temi della terza puntata sul canale dell’associazione biscegliese

Una terza puntata all'insegna del racconto di tre esperienze di vita umane e professionali. Progetto Arca, sul proprio canale Youtube, ha voluto trattare gli aspetti dell'informazione, della legalità e soprattutto della cultura nel periodo di emergenza sanitaria da Covid-19 Coronavirus.

Oltre al presidente di Progetto Arca Leonardo Cocola, sono intervenuti Mariangela Petruzzelli, giornalista internazionale, consulente autrice Tv Rai, producer, regista e drammaturga in teatro, sceneggiatrice e project manager culturale, presidente dell'associazione Miss Chef, Nino Melito Petrosino, pronipote di Joe Petrosino - il grande poliziotto vittima della mafia, simbolo di giustizia nel mondo – e presidente onorario dell'associazione internazionale omonima, e Arduino Sacco, titolare della casa editrice "Arduino Sacco editore", il primo in Italia a non aver mai chiesto contributi monetari di pubblicazione agli scrittori e inventore del progetto "Distribuzione solidale libraria" a favore del sostegno e della divulgazione dell'editoria e degli autori indipendenti.

«In questo periodo sta sfuggendo di mano un concetto: non c'è mai una sola emergenza ma diverse che esisteranno sempre e che si stanno espandendo in questa complicata situazione. Bisogna prendere spunto da queste difficoltà per ritornare a occuparci della società. Col buon senso comprendere che la cultura e la sanità non vanno distrutte. Continueremo con questo metodo alternativo a dare i nostri punti di vista come associazione su diversi temi, che devono rinascere e reagire al termine del contagio» ha dichiarato il presidente Cocola.

Mariangela Petruzzelli ha aperto la tavola rotonda web affermando: «Sono onorata di fare parte da qualche anno dell'associazione Progetto Arca. Svolgo la professione della giornalista come scelta di vita, come atto d'amore, come viatico per celebrare ed affermare il valore di libertà in cui si crede, per dare voce a chi non ne ha, per raccontare storie di vita quotidiane semplici ed autentiche, sempre "scrutate" attraverso la lente d'ingrandimento dell'etica, della deontologia, della responsabilità, sempre con la "giusta distanza" della sagacia. Il giornalismo è un servizio, una passione civile che ti insegna a rispettare ed a far rispettare in primis la Cultura dell'Uomo. Un giornalista diventa giornalista sempre più vivendo questa professione come un modello di equilibrio e di buona scrittura con l'ardimento della curiosità di conoscere e di saper approfondire, anche oltre la verità sostanziale dei fatti, ma sapendo sempre "declarare" la veritas di un fatto per farlo diventare notizia seria e documentata. L'essenza della professione è il giornalismo come responsabilità e come servizio. Si deve scrivere una notizia che possa essere pubblicata da tutti i fronti; una notizia che sia notizia, che racconti il fatto, senza interpretarlo. Un giornalista deve sempre approfondire verificando le fonti in modo serio e deontologico. In questo momento abbiamo come mezzo fondamentale di comunicazioni i social ed internet che ci permettono di avere una visione del mondo che, però, non è mai quella reale fino in fondo e alla fine spetta solo a ciascuno di noi avere una propria opinione libera e seria, affidandoci alla nostra voglia di conoscenza ed al nostro senso di responsabilità e coerenza per vivere e comprendere la realtà».

Petruzzelli ha aggiunto: «Il giornalista è pieno di responsabilità ed ha il dovere di raccontare la verità sostanziale dei fatti, da fonti certe e verificate. In questo periodo di emergenza Covid-19 stiamo vivendo un cambiamento epocale anche nell'informazione quando soprattutto la stampa libera ed indipendente sta subendo censure ed attacchi. Adesso la tv del mainstream trasmette sempre le stesse notizie anche sensazionaliste e manda in onda repliche di programmi qualunquisti e nazional popolari senza realizzare approfondimenti mirati e senza proporre documentari su vari temi culturali come il Teatro o l'Arte».

Ha ancora sottolineato: «Tanti giornalisti liberi e indipendenti hanno anche mandato le lettere aperte e private alla tv del mainstream per far rettificare quello che viene raccontato perché anche nei grandi canali tv e sui principali giornali ci sono fake news che molto spesso non si correggono. Il codice e le carte deontologiche del giornalista, che siamo tenuti a studiare e ad applicare, non vengono sempre rispettate visto che, a volte, si dà molto spazio anche a fatti non accaduti realmente o raccontati distorcendone la verità. Dobbiamo attenerci alle regole, studiare ed approfondire. Soprattutto adesso si dà voce su tutti i media ad esperti virologi, medici, professori, psicologi... che diventano opinionisti tuttologi dando vita ad "una pandemia di riflessioni" che depista il libero pensiero e l'informazione specifica e competente».

Mariangela Petruzzelli ha rimarcato: «Le istituzioni oggi hanno dato vita a tante task force non sempre preparate ad affrontare con le giuste competenze le mansioni che devono svolgere. E' nata anche una task force di giornalisti per controllare l'abuso e la creazione di "fake news", "false notizie" che a volte è questa stessa task force a creare. In questo periodo di emergenza e censura sono dilagate tante forme di mafia bianca, sottili, subdole, mafie di pensiero, socio-politiche ed imprenditoriali, forme di sciacallaggio che se ne stanno approfittando del diritto-dovere di ogni singolo cittadino di stare bene o stare male in salute, mentalmente, socialmente ed economicamente. Dobbiamo raccontare con verità di queste mafie ma anche sempre più della nostra bella Italia, concentrandoci sulla cultura della solidarietà e su tutte le opere di volontariato nate in questo momento storico da parte di numerosissimi cittadini ad esempio per aiutare la Protezione civile o le strutture sanitarie».

«Un altro aspetto da raccontare è che hanno chiuso, come deve essere giusto, i teatri, i cinema e tutti i luoghi fisici dove si fa cultura, ma non ci dobbiamo dimenticare, e non devono farlo soprattutto le istituzioni, degli attori, dei musicisti, degli artisti in genere, di tutte quelle professioni dello spettacolo, della formazione e della ricerca anche scientifica che sono ancora più precari in questo momento, anche di crisi economica, essendolo stati già prima dell'emergenza Coronavirus. Purtroppo non si sa quando tutti loro potranno ritornare ad esprimere la propria arte e a lavorare. Un bravo giornalista non fa conoscere le proprie idee politiche e non le vuole far conoscere, soprattutto non le vuole far conoscere dalle notizie che scrive. Il giornalismo, soprattutto ora, non deve essere né letteratura né storiografia, né tanto meno un esercizio di bello stile né mezzo di persuasione, bensì una responsabilità civile dovendo rendere conto solo ai cittadini, che hanno il diritto di informarsi, di sapere e di capire. Oggi in emergenza Covid-19 un bravo giornalista deve essere consapevole che l'unico modo per fronte allo strapotere del web è quello di garantire ai lettori un'informazione accurata, completa e imparziale, l'unica via per riconquistare la fiducia del pubblico, messa in crisi ben prima del web soprattutto ora. Fare il giornalista è bellissimo, ma difficile soprattutto in questi anni di precariato dilagante in cui farsi tentare dalla vanità della firma è facilissimo ma inutile, in cui non ha senso farsi sedurre dal potere per farsi strumentalizzare ed asservire. Ho imparato che giornalisti non si nasce, come qualcuno pensa, giornalisti si diventa con lo studio, con la lettura, col far tesoro delle giornaliere esperienze. Essere giornalisti può essere un potere nella misura in cui sia un servizio, svolto con onestà, passione, umiltà, a favore dei cittadini sempre» ha concluso.

A prendere la parola subito dopo Arduino Sacco, che ha spiegato la sua iniziativa: «La quantità di libri che escono ogni anno finiscono per nascere e morire, perché non vengono distribuiti. Ho pensato a questo punto di ridurre al minimo le edizioni e avviare una distribuzione solidale, arrivando nei vari punti vendita con delle promozioni e offerte per sensibilizzare i librai. Un progetto che sta avendo molto successo e le nostre opere stanno circolando. A volte bisogna accontentarsi di un piccolo ricavo, per capire se il libro funziona realmente, al di là delle consuete 30-40 copie».

Nino Melito Petrosino ha esposto la storia di un simbolo nel mondo come Joe Petrosino: «La legalità io la racconto da una vita come un satellite, attraverso la sua magica storia, che ha portato al trionfo della giustizia. Mi meraviglio che in Italia questa vicenda sia poco conosciuta, a differenza dell'America, eppure ho migliaia di ritagli di giornali e fumetti, oltre a otto film dedicati a lui, in cui si investono anche milioni di euro. Lui, un solo e unico poliziotto, scoprì le organizzazioni criminali; fu un inventore della tecnica di infiltrazione e ha formato la prima squadra di artificieri, insegnando la tecnica a 40 poliziotti. Per non parlare dei suoi arresti effettuati: 20 mila. Questa sensibilizzazione e questa storia le sto portando soprattutto nelle istituzioni in giro per il mondo» ha spiegato, mostrando anche il libro che racconta la vicenda di Joe Petrosino, intitolato "L'incorruttibile".

«Incorruttibili devono essere oggi tutti coloro che divulgano, raccontano e fanno cultura» hanno aggiunto e terminato i relatori.
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