
Cronaca
Il Riesame revoca i domiciliari per don Nicola D’Onghia
Solo obbligo di dimora per il parroco accusato dell'omicidio di Fabiana Chiarappa
Bisceglie - lunedì 19 maggio 2025
15.36
Il Tribunale del Riesame di Bari ha disposto la revoca degli arresti domiciliari per don Nicola D'Onghia, il parroco arrestato il 30 aprile con l'accusa di omicidio stradale e omissione di soccorso, in relazione alla morte della 32enne Fabiana Chiarappa, avvenuta il 2 aprile. I giudici hanno accolto il ricorso presentato giovedì scorso dai legali del sacerdote. applicando in sostituzione la misura dell'obbligo di dimora nel Comune di Noci, in provincia di Bari.
Don D'Onghia, che all'epoca dei fatti era parroco della chiesa di San Giovanni Battista a Turi, non potrà dunque recarsi nel luogo in cui esercitava il proprio ministero. Resta però confermato, secondo il Riesame, il quadro dei gravi indizi di colpevolezza.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, la sera del 2 aprile, intorno alle 20:30, la giovane Chiarappa avrebbe perso il controllo della sua moto Suzuki finendo sull'asfalto. Pochi istanti dopo, l'auto condotta da don Nicola l'avrebbe travolta, causandole ferite fatali. Il sacerdote, stando a quanto emerso, non si sarebbe fermato a prestare soccorso. Davanti agli investigatori ha dichiarato di non essersi accorto di aver investito una persona, ma di aver pensato si trattasse di un ostacolo, come una pietra. Solo più tardi si sarebbe fermato in una stazione di servizio per verificare i danni al veicolo.
Don D'Onghia, che all'epoca dei fatti era parroco della chiesa di San Giovanni Battista a Turi, non potrà dunque recarsi nel luogo in cui esercitava il proprio ministero. Resta però confermato, secondo il Riesame, il quadro dei gravi indizi di colpevolezza.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, la sera del 2 aprile, intorno alle 20:30, la giovane Chiarappa avrebbe perso il controllo della sua moto Suzuki finendo sull'asfalto. Pochi istanti dopo, l'auto condotta da don Nicola l'avrebbe travolta, causandole ferite fatali. Il sacerdote, stando a quanto emerso, non si sarebbe fermato a prestare soccorso. Davanti agli investigatori ha dichiarato di non essersi accorto di aver investito una persona, ma di aver pensato si trattasse di un ostacolo, come una pietra. Solo più tardi si sarebbe fermato in una stazione di servizio per verificare i danni al veicolo.