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Il Ponte dell'Almà
Capitolo sesto
"Il Ponte dell'Almà", il nuovo romanzo a puntate del dott. Antonio Marzano
domenica 26 ottobre 2025
Sono seduto in soggiorno di fronte ad Ottavio. Ma non riesco a chiedergli nulla. Provo un forte disagio per la mia presenza lì. È la mia indecisione che mi attanaglia.
Ma non è stato sempre così. Ho avuto lunghi periodi che non è stato così. Eppure non so se questa sia una domanda o un'affermazione.
È stato messo in dubbio tutto ciò che ho fatto: è stato messo in dubbio il suo valore, la sua opportunità, il mio reale impegno, tutto ciò che è stata la mia vita, che ora potrei gettare via.
Alla fine sono uno come tanti, sono uno fra tanti, uno che è solo uno e di cui nessuno si accorgerebbe se venissi a mancare. Anzi, regalerei a qualcuno la possibilità di vivere meglio, con la mia assenza.
«Pasquale... a che pensi?»
«Ottavio, mi sono lasciato andare a pensieri negativi, negativissimi, ma sono questi pensieri che mi fanno compagnia ogni giorno; pensieri dai quali non riesco a liberarmene.
Ed ora si affollano ancora più prepotenti nella mia mente e poiché so molto bene che non posso allontanarli, allora affinché mi facciano il meno male possibile, li accarezzo, li coccolo, li proteggo nella parte più inviolabile di me e rimango lì a prendere il meglio di loro, a sentire la parte più nobile e a cercare di farmi scivolare il resto tutto intorno.
Ma non sempre ci riesco. Ottavio, io non sono stato mai felice e non lo sono neanche ora, e quasi sicuramente non lo sarò mai!
Mi torna in mente una frase che disse il famoso scrittore istriano Franco Bettiza: "Chi nasce nel dolore non deve mai cercare la felicità, troverà solo un dolore più grande".
Ora, questo "sentimento", si chiama "depressione", forse prima si chiamava "il male di vivere". Tuttavia credo che sia la stessa cosa. Ora è stato dimostrato che è una malattia della mente, che come tale deve essere accettata e trattata.
Prima si pensava che i fatti della vita fossero i responsabili di tale caduta del tono dell'umore e del crollo dell'autostima, e si riteneva che la soluzione stesse nel battersi per se stessi, nel pensare al meglio della vita, a sperare e, con la speranza, la certezza che la vita ci avrebbe riservato di vivere la porzione più bella... mah... mah...
Raccolgo i miei dubbi in un sacco di juta e li conservo prudentemente in soffitta. Sì, in soffitta. Credo che sia la scelta più saggia.»
«E tu Ottavio, hai mai percepito in tua moglie il male di vivere? Tua moglie era depressa?»
Il mio lungo discorso ha inebetito Ottavio, tanto che ha una espressione attonita e preoccupata.
«Ottavio, ti ho fatto una domanda, cerca di rispondermi!»
Ma Ottavio rimane in silenzio.
«Hai cambiato idea?»
«Non vuoi procedere nella ricerca della verità? Se hai cambiato idea posso capire, se vuoi lasciare tutto come sta, va bene lo stesso, anzi forse sarebbe preferibile.
Tu hai due bambini piccoli, ancora piccoli. Loro hanno bisogno da subito di una nuova madre, una donna cui affezionarsi. E poi anche tu, Ottavio, hai bisogno di una compagna accanto a te... non attendere... la vita ci sfila via velocemente e noi abbiamo il dovere di viverla.»
Ma Ottavio sembra perso nei suoi pensieri. Si mette le mani nei capelli, abbassa la testa fino quasi a toccare con la fronte il tavolo e rimane in un silenzio sconcertante.
Mi alzo e mi avvio all'uscita. Non sento neanche lo sguardo di Ottavio seguirmi. Apro la porta e vado via.
Ma non è stato sempre così. Ho avuto lunghi periodi che non è stato così. Eppure non so se questa sia una domanda o un'affermazione.
È stato messo in dubbio tutto ciò che ho fatto: è stato messo in dubbio il suo valore, la sua opportunità, il mio reale impegno, tutto ciò che è stata la mia vita, che ora potrei gettare via.
Alla fine sono uno come tanti, sono uno fra tanti, uno che è solo uno e di cui nessuno si accorgerebbe se venissi a mancare. Anzi, regalerei a qualcuno la possibilità di vivere meglio, con la mia assenza.
«Pasquale... a che pensi?»
«Ottavio, mi sono lasciato andare a pensieri negativi, negativissimi, ma sono questi pensieri che mi fanno compagnia ogni giorno; pensieri dai quali non riesco a liberarmene.
Ed ora si affollano ancora più prepotenti nella mia mente e poiché so molto bene che non posso allontanarli, allora affinché mi facciano il meno male possibile, li accarezzo, li coccolo, li proteggo nella parte più inviolabile di me e rimango lì a prendere il meglio di loro, a sentire la parte più nobile e a cercare di farmi scivolare il resto tutto intorno.
Ma non sempre ci riesco. Ottavio, io non sono stato mai felice e non lo sono neanche ora, e quasi sicuramente non lo sarò mai!
Mi torna in mente una frase che disse il famoso scrittore istriano Franco Bettiza: "Chi nasce nel dolore non deve mai cercare la felicità, troverà solo un dolore più grande".
Ora, questo "sentimento", si chiama "depressione", forse prima si chiamava "il male di vivere". Tuttavia credo che sia la stessa cosa. Ora è stato dimostrato che è una malattia della mente, che come tale deve essere accettata e trattata.
Prima si pensava che i fatti della vita fossero i responsabili di tale caduta del tono dell'umore e del crollo dell'autostima, e si riteneva che la soluzione stesse nel battersi per se stessi, nel pensare al meglio della vita, a sperare e, con la speranza, la certezza che la vita ci avrebbe riservato di vivere la porzione più bella... mah... mah...
Raccolgo i miei dubbi in un sacco di juta e li conservo prudentemente in soffitta. Sì, in soffitta. Credo che sia la scelta più saggia.»
«E tu Ottavio, hai mai percepito in tua moglie il male di vivere? Tua moglie era depressa?»
Il mio lungo discorso ha inebetito Ottavio, tanto che ha una espressione attonita e preoccupata.
«Ottavio, ti ho fatto una domanda, cerca di rispondermi!»
Ma Ottavio rimane in silenzio.
«Hai cambiato idea?»
«Non vuoi procedere nella ricerca della verità? Se hai cambiato idea posso capire, se vuoi lasciare tutto come sta, va bene lo stesso, anzi forse sarebbe preferibile.
Tu hai due bambini piccoli, ancora piccoli. Loro hanno bisogno da subito di una nuova madre, una donna cui affezionarsi. E poi anche tu, Ottavio, hai bisogno di una compagna accanto a te... non attendere... la vita ci sfila via velocemente e noi abbiamo il dovere di viverla.»
Ma Ottavio sembra perso nei suoi pensieri. Si mette le mani nei capelli, abbassa la testa fino quasi a toccare con la fronte il tavolo e rimane in un silenzio sconcertante.
Mi alzo e mi avvio all'uscita. Non sento neanche lo sguardo di Ottavio seguirmi. Apro la porta e vado via.

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