
Morte di un gettonista
Capitolo ventiquattresimo
Giallo a puntate firmato dal dott. Antonio Marzano
giovedì 15 maggio 2025
8.25
«Aspetta, aspetta, Erika.»
«Ma i tuoi sono solo sospetti, tutto figlio di pettegolezzi, o ne hai certezza provata?»
«Pasquale, io "certezza provata" non ne ho, ma certo è che questi pettegolezzi sono sulla bocca di tutti e vanno avanti ormai da non meno di dieci anni.»
«E allora dobbiamo mettere al corrente il Commissario.»
«Dovrà fare delle indagini. Interrogare il primario ortopedico, il primario radiologo, eccetera.
È doveroso non lasciare nel dubbio nessun dettaglio.»
«Bene, Pasquale, questo è compito tuo.»
«Ora però fatti un giro e accertati della salute dei ricoverati.
Ti saluto.»
«Ah, Erika, aspetto l'esito dello striscio di Michelino, un bambino con febbre alta da quattro giorni, appena tornato dal Kenya, dove è stato in vacanza con i genitori.»
«Caspita… sospetti la malaria?
Beh… mi sono sbagliata a dire che un gettonista non può fare l'ospedaliero.
Comunque io vado… è sabato… e vado con un amico in un ristorante sul mare.»
«Uau… comincio ad essere geloso!»
Erika è già uscita dal reparto.
Mi fa piacere quello che mi ha detto, a proposito del gettonista-ospedaliero. Alle spalle di un gettonista settantenne ci sono non meno di quarant'anni di esperienze.
Ma questo non conta più niente.
Ciò che è fondamentale è il monitor del PC, i programmi ospedalieri, la rapidità di chiedere all'intelligenza artificiale di cosa si tratta e dell'immediata risposta del signore in grigio del computer.
Non ha più importanza l'anamnesi, la visita con la semeiotica, l'approccio umano ed educato con il paziente.
Il mondo della sanità non è cambiato; ciò che è cambiato è il modo di comportarsi dei medici di ultima generazione.
Questi giovani medici, già con la sola laurea — ed a volte anche prima — ritengono di conoscere tutta la scienza medica.
Mi sono convinto che ciò dipenda dal profondo odio che nutrono nei riguardi dei colleghi anziani, rei di aver ottenuto tutto, subito e senza sforzo.
In un'occasione mi ritrovai involontariamente a sentire la conversazione tra due giovani colleghi:
«Quello…» — riferendosi al medico anziano — «è un morto vivente.
Sono certo che, tempo due mesi, ce lo togliamo di davanti… e se non se ne va con le buone, lo manderemo via con la denuncia alla ASL, dicendo che ormai è un imbecille e non capisce più niente.
E gli ospedalieri? Sono alle soglie della pensione… ho un infermiere amico in ospedale, gli facciamo un bello scherzo così si spaventano e danno subito le dimissioni.
Per i gettonisti poi è ancora più semplice: quelli anziani non capiscono niente del computer, per cui appena arrivati gli si mette davanti PC e programmi.
E lì si inizia ad offendere pesantemente e a minacciare di denuncia perché "non sanno fare il loro mestiere".
In questa maniera i vecchi vanno via e noi facciamo il pieno.»
Trilla il telefono in infermeria…
«Sono Francesca, dal pronto soccorso, arriva una donna in travaglio… ho già allertato l'ostetricia.»
«Dottore, c'è una donna in travaglio… ah ecco… arriva la ginecologa…»
«Ma i tuoi sono solo sospetti, tutto figlio di pettegolezzi, o ne hai certezza provata?»
«Pasquale, io "certezza provata" non ne ho, ma certo è che questi pettegolezzi sono sulla bocca di tutti e vanno avanti ormai da non meno di dieci anni.»
«E allora dobbiamo mettere al corrente il Commissario.»
«Dovrà fare delle indagini. Interrogare il primario ortopedico, il primario radiologo, eccetera.
È doveroso non lasciare nel dubbio nessun dettaglio.»
«Bene, Pasquale, questo è compito tuo.»
«Ora però fatti un giro e accertati della salute dei ricoverati.
Ti saluto.»
«Ah, Erika, aspetto l'esito dello striscio di Michelino, un bambino con febbre alta da quattro giorni, appena tornato dal Kenya, dove è stato in vacanza con i genitori.»
«Caspita… sospetti la malaria?
Beh… mi sono sbagliata a dire che un gettonista non può fare l'ospedaliero.
Comunque io vado… è sabato… e vado con un amico in un ristorante sul mare.»
«Uau… comincio ad essere geloso!»
Erika è già uscita dal reparto.
Mi fa piacere quello che mi ha detto, a proposito del gettonista-ospedaliero. Alle spalle di un gettonista settantenne ci sono non meno di quarant'anni di esperienze.
Ma questo non conta più niente.
Ciò che è fondamentale è il monitor del PC, i programmi ospedalieri, la rapidità di chiedere all'intelligenza artificiale di cosa si tratta e dell'immediata risposta del signore in grigio del computer.
Non ha più importanza l'anamnesi, la visita con la semeiotica, l'approccio umano ed educato con il paziente.
Il mondo della sanità non è cambiato; ciò che è cambiato è il modo di comportarsi dei medici di ultima generazione.
Questi giovani medici, già con la sola laurea — ed a volte anche prima — ritengono di conoscere tutta la scienza medica.
Mi sono convinto che ciò dipenda dal profondo odio che nutrono nei riguardi dei colleghi anziani, rei di aver ottenuto tutto, subito e senza sforzo.
In un'occasione mi ritrovai involontariamente a sentire la conversazione tra due giovani colleghi:
«Quello…» — riferendosi al medico anziano — «è un morto vivente.
Sono certo che, tempo due mesi, ce lo togliamo di davanti… e se non se ne va con le buone, lo manderemo via con la denuncia alla ASL, dicendo che ormai è un imbecille e non capisce più niente.
E gli ospedalieri? Sono alle soglie della pensione… ho un infermiere amico in ospedale, gli facciamo un bello scherzo così si spaventano e danno subito le dimissioni.
Per i gettonisti poi è ancora più semplice: quelli anziani non capiscono niente del computer, per cui appena arrivati gli si mette davanti PC e programmi.
E lì si inizia ad offendere pesantemente e a minacciare di denuncia perché "non sanno fare il loro mestiere".
In questa maniera i vecchi vanno via e noi facciamo il pieno.»
Trilla il telefono in infermeria…
«Sono Francesca, dal pronto soccorso, arriva una donna in travaglio… ho già allertato l'ostetricia.»
«Dottore, c'è una donna in travaglio… ah ecco… arriva la ginecologa…»