Daniele Maria Pegorari alle Vecchie Segherie Mastrototaro
Daniele Maria Pegorari alle Vecchie Segherie Mastrototaro
Cultura

Da quando c'è il web siamo più inetti, inesperti e più complottisti: lo diceva anche Umberto Eco

Le parole del grande scrittore in un intenso dibattito con l'autore Daniele Maria Pegorari alle Vecchie Segherie Mastrototaro

Ha fatto tappa anche a Bisceglie, nel Mondadori bookstore delle Vecchie Segherie Mastrototaro e, nonostante un pubblico selezionatissimo, si è rivelato un evento prezioso.
L'incontro con il prof. Daniele Maria Pegorari e il suo "Umberto Eco e l'onesta finzione" (Stilo, 2016), che l'autore piemontese aveva definito «il saggio più bello che abbia letto sui miei lavori», è stata più che un dibattito letterario.
È stato un riflettere sulle profezie che già dagli anni '80 Eco lanciava rispetto ai temi della comunicazione, dell'interpretazione della realtà, del linguaggio che la realtà la crea.
Non c'era internet, non c'erano i segni della crisi, non c'erano i cellulari, l'opinionismo facile e fuorviante. Non c'erano la post-realtà e le fake news che arrivavano in tempo reale sugli smartphone.
E non c'erano quelle che Pegorari ha definito le "generazioni bedding room", quelle che dalla stanzetta in cui si rinchiudono dopo la scuola, scoprono il mondo attraverso il web.
Eppure Eco aveva già elaborato la "teoria del complotto", paranoia che colpisce il debole, che non ha una completa presa sulla storia. «Se un soggetto - spiega Pegorari - perde di vista la capacita di incidere su una qualsiasi porzione di mondo, Eco spiegava che non pensa di essere un debole, ma oggetto di un complotto. Tanto più accade mille volte di più nel mondo contemporaneo, sempre filtrato dai media. E quanti più filtri ci sono, tanto più siamo inetti e inesperti del mondo».
Gli smartphone e i pc sono nuovi prolungamenti del pensiero, del corpo, dell'anima. «Non che l'uomo non abbia mai creato protesi, anzi ne inventa da sempre, ma fino ad ora chi le usava era sempre o quasi chi le costruiva. E ne conosceva bene fattura e funzionamento. Chi sa oggi come viene creata una singola app, chi conosce tutti i trucchi per riparare un pc o per costruirsene uno da zero? Gli utilizzatori hanno perso le competenze e questo li rende estremamente più vulnerabili».
Eco amava i labirinti, tema del Nome della Rosa, fino a realizzare la sua immensa casa-libreria ad immagine e somiglianza di un labirinto della cultura. «Una immagine in fondo positiva, perché ogni labirinto ha un solo ingresso e una sola stanza del tesoro. Interpretare la vita così è segno di ottimismo e ragione, perché da ogni strada imboccata si può sempre tornare indietro. La nostra vita si è però frattanto trasformata in un rizoma, un reticolo infinito senza centro, con infiniti accessi inconoscibili e nessun tesoro assoluto a cui aspirare. È un Pendolo di Foucault. O se vogliamo è il nostro modo di vivere una vita parallela sul web, quel luogo in cui il linguaggio crea la realtà e si perde la capacità di verifica della fonte. Accontentandosi della voce di un testimone autorevole o di una community a cui si da credibilità, svanisce anche il ruolo della conoscenza storica, fattuale. Quelli dei leader del virtuale, diventano dogmi. E così l'uomo del post -reale si affida a credo parareligiosi, rinunciando, per pigrizia e debolezza, al suo stato di veglia».
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