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Serie C tra sorteggioni improbabili e mancanza di pragmatismo

Dibattito aperto sul meccanismo di promozioni e retrocessioni ma l'impressione è che a prevalere sarà la verifica della solidità dei diversi club

C'è chi ritiene necessario tornare in campo, anche in piena estate. Non sono pochi, al contrario, coloro che sostengono la necessità di dichiarare il campionato concluso, pur con la consapevolezza che trovare un compromesso in merito al meccanismo di promozioni e retrocessioni risulterà complicato.

L'impressione è che l'ambiente calcistico - e quello sportivo più in generale - abbia scelto, inavvertitamente, una strategia attendista. L'emergenza sanitaria, in fin dei conti, non si è ancora conclusa e una valutazione concreta delle macerie che avrà causato, sotto il profilo economico, è piuttosto complicata.

Meglio aspettare, perciò, e lasciare che sia la presa d'atto delle diverse situazioni finanziarie dei club a consentirne una rimodulazione delle velleità. Quante delle attuali 60 società di Lega Pro saranno davvero in grado di sostenere il peso (in termini di budget, adempimenti fiscali e organizzazione) della partecipazione al terzo torneo professionistico?

La stessa, stramba ipotesi di stabilire la quarta promozione verso la Serie B (al netto dell'opportuna scelta di premiare le squadre in testa alle classifiche dei rispettivi gironi) attraverso un "agghiacciante sorteggione" dai richiami molto fantozziani è, se si vuole, la cartina tornasole della totale confusione: siamo certi che tutti i 27 bossoli inseriti nell'urna corrisponderebbero a dirigenze pronte, nell'eventualità, a partecipare al campionato cadetto? E come la mettiamo con gli stadi, in alcuni casi già al limite dell'omologazione per la C? E se fosse estratta una società che non ha neppure onorato tutti gli impegni presi nella stagione in corso?

La verità è che, contrariamente a quanto avvenuto in passato, chi gestisce la situazione sembra mancare di quella disinvoltura e del pragmatismo necessari per dichiarare, senza mezzi termini, l'esigenza di scelte mirate. Qualcuno davvero si scandalizzerebbe se, in un momento così delicato, la scelta del quarto posto da assegnare per la B fosse dettata dall'opportunità di assicurare a quel livello calcistico una società solida ed espressione di una città con grande tradizione?

Eppure non ci sarebbe nulla da discutere: è chiaro che, in questo momento, se c'è un club in grado di rispondere ai requisiti per la partecipazione al secondo campionato nazionale, quello è il Bari.

Quanto al blocco delle retrocessioni in D, benché mitigato dalla possibilità di ammettere alla C le squadre al comando dei raggruppamenti del massimo campionato dilettantistico, le discussioni riguardano più la sostanza che il merito sportivo. Le nove "indiziate" alla caduta, Bisceglie compreso, otterrebbero un salvacondotto che potrebbe far storcere il naso ai puristi, ma è giusto rimarcare che si andrà incontro a una fase di ricostruzione generale del movimento e pare sacrosanto, specie in questo "nuovo inizio", che a disciplinare la consistenza degli organici delle competizioni più importanti siano le reali possibilità finanziarie. Nicola Canonico, sotto questo punto di vista, è in grado di assicurare, qualora lo voglia (e lo vorrà), la partecipazione del suo Bisceglie alla prossima Serie C. L'intenzione di lasciare il calcio e la guida del sodalizio stellato, peraltro poco credibile, è già un lontano ricordo.
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