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Cruciani. Foto Tonino Lacalamita
Cultura

Cruciani senza filtri a Bisceglie: "Vi presento i miei Ipocriti"

Applausi e dibattito a "Libri nel Borgo Antico" per lo scritto del conduttore de "La Zanzara"

Provocatore, irriverente, per molti un fustigatore dei costumi, per altri un semplice polemista. Giuseppe Cruciani è sbarcato domenica sera, 31 agosto, a Largo Castello per una delle serate più attese del festival "Libri nel Borgo Antico", dove ha presentato il suo ultimo libro-manifesto, "Ipocriti" (Ed. Cairo, 2025).

Davanti a un pubblico numeroso, il celebre giornalista ha messo in scena un vero e proprio "one man show", portando sul palco lo spirito corrosivo che anima la sua trasmissione radiofonica e il suo ultimo lavoro editoriale: un attacco frontale e senza sconti all'ipocrisia dilagante nella società contemporanea.

Il cuore del libro, come ampiamente spiegato da Cruciani durante l'incontro, è una critica feroce a quella che definisce la "dittatura del politicamente corretto". Nel mirino finiscono i suoi bersagli prediletti: animalisti, vegani, ambientalisti "da salotto", moralisti e chiunque, secondo l'autore, abbracci una causa non per convinzione ma per apparire migliore agli occhi degli altri. "L'ipocrita moderno," ha spiegato Cruciani, "è colui che usa l'etica come un accessorio di moda".

Nato a Roma nel 1966, Cruciani è una delle voci più riconoscibili e divisive del panorama mediatico italiano. La sua carriera, iniziata a Radio Radicale, è esplosa con "La Zanzara" su Radio 24, un format di successo che si basa sulla sua capacità di portare all'estremo il dibattito pubblico, scontrandosi quotidianamente con il co-conduttore David Parenzo, che funge da contraltare pacato alle sue invettive. Il libro "Ipocriti" è l'estensione naturale di questo personaggio: un distillato della sua visione del mondo, senza filtri.

Giunto alla sua XIII edizione, "Libri nel Borgo Antico" si conferma uno degli appuntamenti culturali più importanti dell'estate pugliese. Non una semplice rassegna, ma una vera e propria festa del libro che trasforma per giorni il centro storico di Bisceglie in un salotto letterario a cielo aperto. Il festival è diventato un punto di riferimento per lettori e autori, un'occasione preziosa di incontro e dibattito che arricchisce il tessuto sociale e culturale del territorio, promuovendo la lettura e il confronto di idee.



L'intervista a Giuseppe Cruciani:

È un libro secco nel titolo "Ipocriti", qual è stata l'ispirazione ed il messaggio veloce che si vuole dare?
«Predicare bene e razzolare male è una cosa abbastanza comune. Tutti noi abbiamo il nostro tasso di ipocrisia, per campare bene non diciamo tutto quello che pensiamo. Ovviamente una cosa è il quieto vivere, e dunque non dire certe cose per il quieto vivere, una cosa è proclamarsi in un certo modo e comportarsi in un altro. Spesso ho notato nel dibattito pubblico, nell'informazione, proprio questo tipo di atteggiamento, cioè il doppio pesismo, ci si proclama democratici e poi si vogliono zittire le idee altrui».

Qual è l'ipocrisia più comune che intercetti nella società di oggi?
«È sicuramente quella di chi si proclama democratico, antifascista, contro qualsiasi discriminazione e poi invece discrimina le idee altrui e le vuole in qualche modo denigrare, spesso coloro che si proclamano democratici poi ti vogliono fare l'esame di antifascismo, per esempio».

L'Ipocrita ed il politicamente corretto sono la stessa cosa?
«Il politicamente corretto è il male dei nostri tempi, il politicamente corretto ti impone di iniziare una discussione dicendo buonasera "a tutte e a tutti" mentre basterebbe semplicemente "tutti", il politicamente corretto ti impone di chiamare un avvocato donna "avvocata o avvocatessa" che suona male, si storpiano le parole pensando che questa roba qui sia una sorta di garanzia contro la discriminazione o un passo avanti addirittura, mentre secondo me è un passo indietro soprattutto per la lingua italiana».

Il non essere ipocrita aiuta a vivere meglio?
«No, essere ipocrita aiuta a vivere meglio, non essere ipocrita ti costringe a un discorso di verità, spesso la verità o dire quello che sei, dire come la pensi ti costa in termini di consenso, ti costa in termini di relazioni, ti costa in termini di amicizie, ti costa in termini di consenso del pubblico e dunque sicuramente è più redditizio essere ipocriti».

Il tuo stile di comunicazione ormai è diventato scuola, quindi liberamente dire come la si pensa è un valore anche nella comunicazione televisiva e radiofonica?
«Io penso che usare un certo tipo di linguaggio non è obbligatorio, io uso il mio linguaggio, spesso diretto, spesso semplificatorio, non filosofeggio troppo, cerco di andare al punto della questione, ma non è che sia l'unico modo di comunicare, è un modo di comunicare, ognuno ha il suo modo di comunicare, il mio è uno stile diretto, popolare, senza troppi fronzoli e spesso le persone parlano di complessità, di problemi complessi, i problemi sono qualche volta più semplici di come vengono presentati, spesso la complessità è un alibi per non risolverli».
  • Libri nel Borgo Antico
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