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L'Ordine degli avvocati: «Senza giustizia il Paese non ha futuro»

Le proposte per «rimettere in moto la "macchina inceppata"»

Il consiglio dell'Ordine degli avvocati di Trani, guidato da Tullio Bertolino, ha diffuso una nota dettagliata a proposito della situazione della giustizia sul territorio in questa Fase 2 dell'emergenza epidemiologica in corso.

«"Let's kill all the lawyers!". "Uccidiamo tutti gli avvocati!".
Questa esclamazione si trova nell'Enrico VI di Shakespeare e sta a rappresentare questo: quando si vuole sopprimere lo stato di diritto e la giustizia la prima cosa da fare è eliminare chi chiede nei Tribunali che la legge sia rispettata: gli avvocati.
L'emergenza sanitaria causata dal Coronavirus potrebbe sterminare gli avvocati sul serio, meglio di quanto avrebbe voluto fare "Dick the Butcher" nell'opera di Shakespeare, visto che, nel sostanziale disinteresse della politica, l'attività giurisdizionale è ancora sostanzialmente bloccata, nonostante tutti gli sforzi degli operatori della giustizia.

Il Coronavirus ha colpito duramente un settore già in grave crisi.
Più in generale, la Legge n° 81 del 2017 prevedeva ben tre deleghe al Governo: una in materia di rimessione di funzioni della Pubblica Amministrazione alle libere professioni, la seconda per garantire maggiori tutele assistenziali ai professionisti che abbiano subito una significativa riduzione del reddito professionale per ragioni non dipendenti dalla propria volontà, la terza per semplificare la normativa sulla salute e sicurezza degli studi professionali.

Nessuna delle tre deleghe contenute nella Legge è stata attuata dai Governi che si sono succeduti.
Questo esempio è la plastica rappresentazione di come il disinteresse della Politica per il settore delle libere professioni ha, ancora una volta, causato un danno irreparabile al Paese, bloccando la giustizia, lasciando senza tutele assistenziali i liberi professionisti, ed imponendo loro misure oppressive e impossibili da attuare per l'adeguamento sanitario degli studi professionali nel post Coronavirus.

Bisogna ripartire di qui, portando nuovamente al centro del dibattito politico il settore delle libere professioni, di cui l'avvocatura costituisce una delle colonne portanti non solo dal punto di vista economico, ma anche dal punto di vista culturale e sociale.

La crisi del comparto giustizia costa al Paese un punto percentuale di Pil ogni anno, oltre a tutti i costi accessori e non quantificabili come delusione e sfiducia di cittadini e imprese, che vedono allontanarsi ogni giorno di più la tanto sospirata decisione sulle controversie che li riguardano.
Non si comprende, dunque, per quale motivo la giustizia sia dimenticata ogni qual volta occorra allocare risorse economiche o di personale.
Infine, il collasso del sistema giudiziario, oltre a creare un serio problema di accesso alla giustizia per i cittadini, si è abbattuto su uno dei settori economici più colpiti dalla crisi del 2007.

Le proposte del consiglio dell'Ordine degli avvocati di Trani

Il consiglio dell'Ordine degli avvocati di Trani, affrontando il periodo emergenziale, oltre ad approntare misure concrete in favore dei colleghi in difficoltà, ha collaborato immediatamente alla stesura di protocolli di udienza, ricevendo la promessa che tutte le udienze compatibili con le regole del contenimento del contagio si sarebbero svolte e, in caso diverso, i rinvii sarebbero stati temporalmente contenuti.
Il consiglio dell'Ordine degli avvocati di Trani, avendo chiari i motivi del disagio, si fa portavoce della categoria professionale dell'avvocatura, che non ha mai chiesto nulla allo Stato, e che ora, paradossalmente, deve quasi chiedere permesso per entrare in casa sua: nel Palazzo di Giustizia.
La richiesta non ha un significato meramente sindacale, ma più profondo.
L'avvocatura di Trani rivendica con orgoglio l'importanza del proprio ruolo come compartecipe della giurisdizione per il rilancio, anche culturale e sociale, del Paese.
Per questo motivo il consiglio chiede che il calo della curva del contagio sia accompagnato dall'allargamento della platea dei processi da trattare e da una maggiore disponibilità di risorse da parte dello Stato per fronteggiare l'emergenza sanitaria, insieme ad un intervento legislativo, urgente e sistematico, che consenta la riduzione del numero di cause civili pendenti attraverso il ricorso anche ai più opportuni procedimenti di ADR, oltre al temporaneo sostegno economico all'avvocatura, gravata da troppo tempo solo da costosi obblighi professionali (sicurezza degli studi, privacy, trattamento dati, compensi fermi al 2014, etc.), non mediante soluzioni assistenziali, ma attraverso un riconoscimento economico remunerativo del lavoro svolto secondo le adottate nuove soluzioni legislative.

Il progetto

Il consiglio dell'Ordine degli avvocati di Trani, pertanto, si farà portavoce presso le Istituzioni di un progetto di "rilancio della giustizia".
Nel solco di una fattiva interlocuzione con la dirigenza del Tribunale si è ottenuto, come cristallizzato nei due decreti emessi nella tarda mattinata di mercoledì 17 maggio dal presidente De Luce, sia l'alleggerimento dell'accesso alle cancellerie dei settori civile e lavoro, reso fruibile con i "pass", come già proficuamente sperimentato per il settore penale, ed eliminando gli appuntamenti "per persona e per materia", sia prevedendo un aumento del numero di udienze dei procedimenti penali da celebrarsi.

L'avvocatura tranese rivendica con orgoglio il ruolo di compartecipe dell'attività giurisdizionale e farà tutto ciò che è necessario per rimettere in moto la macchina inceppata della giustizia.
Perché senza avvocati la giustizia muore e, senza giustizia, il Paese muore.
Con buona pace di "Dick the butcher" e di chi vorrebbe eliminare gli avvocati dalle aule di Giustizia.
Se riparte la giustizia, riparte anche il Paese.
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