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Cronaca

Particolari e riflessi dell'operazione "Macchia nera"

L'inchiesta coinvolge Extrafrutta, la più importante realtà produttiva e della trasformazione del comparto agricolo biscegliese

L'operazione "Macchia nera" condotta dalla Guardia di Finanza di Mola ha suscitato, prevedibilmente, una vasta eco a Bisceglie in ragione del coinvolgimento, nella vicenda, della più importante realtà produttiva e della trasformazione del comparto agricolo cittadino.

Le Fiamme Gialle hanno eseguito le disposizioni della Procura di Bari in merito all'indagine, aperta a seguito di un esposto anonimo e seguita dal pubblico ministero Ettore Cardinali, nell'ambito della quale sono indagate a vario titolo undici persone.

I biscegliesi Berardino Pedone, soprannominato Nardino e Massimo Dell'Orco, rispettivamente amministratore e contabile di Extrafrutta srl, sono stati posti agli arresti domiciliari al pari di Maria Macchia, detta Marisa, originaria di Mola, ritenuta dagli inquirenti una "caporale": altre quattro persone, familiari della donna, sono sottoposte alla misura dell'obbligo di dimora.

LE TESTIMONIANZE DEI BRACCIANTI
Giuseppe Volpe, procuratore della repubblica presso il Tribunale di Bari, ha rimarcato il «cinismo raccapricciante nei toni delle conversazioni» che sarebbe stato utilizzato in alcuni casi da Macchia, come nel caso di un ex lavoratore, deceduto in seguito a un incidente stradale. L'indagine, partita nella primavera del 2016, avrebbe messo in luce persino un caso di mancato soccorso a una lavoratrice colta da malore per ben tre volte nello stesso giorno, il 22 luglio di quell'anno.

Migliaia le intercettazioni telefoniche raccolte dai finanzieri. «Lavoravo anche per 15 ore consecutive, in piedi con l'eccezione della pausa pranzo di mezz'ora» avrebbe raccontato un'addetta al magazzino di Bisceglie. «Partivo da Mola all'una e mezza di notte e raggiungevo i campi a bordo di un bus dell'azienda».

Secondo le testimonianze raccolte dai militari, la presunta caporale avrebbe fornito indicazioni ai braccianti su cosa dichiarare in caso di controlli: orario di lavoro ridotto a sei ore giornaliere ed evitare di menzionare la percentuale sul guadagno, peraltro basso, che ciascuno, ogni quindici giorni, sarebbe stato tenuto, in base a quanto ricostruito, a versare alla donna nella misura di due euro al giorno.

Le Fiamme Gialle avrebbero accertato la corresponsione di alcune buste paga di importo complessivo inferiore rispetto alla prestazioni effettivamente svolte dai lavoratori, tutti italiani, in prevalenza donne, reclutati in alcuni comuni del sud barese (Mola di Bari, Noicattaro, Rutigliano e Conversano) e utilizzati nei campi di uva e ciliegie nelle disponibilità di Extrafrutta, situati anche nell'agro di Andria e Trinitapoli. 2.50 euro l'ora il salario che sarebbe stato percepito dai braccianti, pagati comunque più delle colleghe di sesso femminile.

L'azienda è stata messa sotto controllo giudiziario e i magistrati del capoluogo pugliese hanno stabilito il sequestro preventivo di beni per un valore complessivo di circa un milione di euro, effettuato dalla Guardia di Finanza contestualmente ai provvedimenti inerenti gli undici soggetti indagati.

LE POSSIBILI RIPERCUSSIONI SULL'ECONOMIA BISCEGLIESE

La notizia ha scatenato i commenti sui social. La perquisizione all'interno di un box auto utilizzato dal contabile di Extrafrutta avrebbe consentito di risalire a un'accurata documentazione riguardo 24 mila giornate lavorative, segno eloquente, in ogni caso, del peso esercitato dall'azienda sui livelli occupazionali a Bisceglie e nel territorio.

Le carte dell'inchiesta avrebbero certificato (il condizionale è d'obbligo) due milioni di profitto illecito e 53 mila euro di indennità indebitamente percepite dall'Inps. Maria Macchia, definita "caporale", avrebbe tratto un beneficio personale di 110 mila euro.

Il futuro prossimo di Extrafrutta costituisce il più grosso punto interrogativo e lo strascico che l'indagine lascia sul tessuto economico biscegliese. Potrebbe risultare difficile separare la questione giudiziaria, col doveroso accertamento degli eventuali rilievi penali e delle responsabilità individuali delle persone coinvolte, dalla necessità di garantire una quanto più serena prosecuzione dell'attività. Far luce su tutta la vicenda è, ovviamente, indispensabile.
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