Le parole di Sherazade
"Lupo di mare", Alba
Primo Poemetto introduttivo per il Falco libero a cura di Liliana Salerno
martedì 29 marzo 2022
Attenderò che giochi
i Tuoi Assi in Chiesa,
nella Cappella Pulita,
che ti vide gioire
Fanciullo;
chiese la Voce,
perché Tornasse,
al Desio,
"La Cavalla Storna"[1],
col Suo Carro di guerra,
col Suo Carro Funebre,
proteso verso il Cielo.
Incido Bambole
nella Nebbia e nel Sole
d'Inverno
che ti vede volare,
Giostrare col Nostro
Destino Impunito,
Creato
da questa Nuova,
Immota Assenza.
Voli e Gazzarre,
nell'Alto dei Cieli,
Sotto la Canopìa
che Ti accolse Furente,
Astuto, Efferato,
Falco Adamantino,
dall'Ala Tesa al Vento,
Ignara del Destino
di Perdita, Afona,
della Pecora Belante.
La Torre Minaccia la Morte,
ma non dice
di Chi, dei Due.
Morire adesso,
Caro, Virtuale Amante,
é tradire
il Respiro che ci sostiene,
"L'Ave Maria" di Caccini,
il "Bolerò" di Ravel…
ma l'Habanera
Danzata nel Vespro,
Ricorre Fertile e Ritmata
tra le Pietre di Stonehenge,
e, virtuale,
esorcizza il Mare!
Attendo, Piccolo Falco!
Non puoi Morire Adesso
Devi gioire del Consenso
di una Nera Signora,
di una Pecora,
Ottusa e Belante,
che ti dice «Amami!»,
ma senza possesso,
«Stuprami»,
ma senza Passione,
«Uccidimi»,
ma senza Coraggio,
e attendi Sereno,
il Giorno
che Nasce.
i Tuoi Assi in Chiesa,
nella Cappella Pulita,
che ti vide gioire
Fanciullo;
chiese la Voce,
perché Tornasse,
al Desio,
"La Cavalla Storna"[1],
col Suo Carro di guerra,
col Suo Carro Funebre,
proteso verso il Cielo.
Incido Bambole
nella Nebbia e nel Sole
d'Inverno
che ti vede volare,
Giostrare col Nostro
Destino Impunito,
Creato
da questa Nuova,
Immota Assenza.
Voli e Gazzarre,
nell'Alto dei Cieli,
Sotto la Canopìa
che Ti accolse Furente,
Astuto, Efferato,
Falco Adamantino,
dall'Ala Tesa al Vento,
Ignara del Destino
di Perdita, Afona,
della Pecora Belante.
La Torre Minaccia la Morte,
ma non dice
di Chi, dei Due.
Morire adesso,
Caro, Virtuale Amante,
é tradire
il Respiro che ci sostiene,
"L'Ave Maria" di Caccini,
il "Bolerò" di Ravel…
ma l'Habanera
Danzata nel Vespro,
Ricorre Fertile e Ritmata
tra le Pietre di Stonehenge,
e, virtuale,
esorcizza il Mare!
Attendo, Piccolo Falco!
Non puoi Morire Adesso
Devi gioire del Consenso
di una Nera Signora,
di una Pecora,
Ottusa e Belante,
che ti dice «Amami!»,
ma senza possesso,
«Stuprami»,
ma senza Passione,
«Uccidimi»,
ma senza Coraggio,
e attendi Sereno,
il Giorno
che Nasce.
[1]
Giovanni Pascoli, "La Cavalla Storna", in Tateo-Valerio Pappalardo,
La Letteratura nella Storia d'Italia, Il Tripode, 1985.
Giovanni Pascoli, "La Cavalla Storna", in Tateo-Valerio Pappalardo,
La Letteratura nella Storia d'Italia, Il Tripode, 1985.