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Comitato ospedale unico nordbarese: «Dalla Carta di Ruvo nulla è stato fatto»

Il gruppo rilancia sulla necessità di maggiore sicurezza nei nosocomi

Il Comitato per l'ospedale unico del nord barese accende i riflettori sulla sicurezza nei nosocomi del territorio riferendo di un episodio accaduto a Ferragosto nell'area parcheggi dell'ospedale "Umberto I" di Corato.

«Dopo 18 ore di fila di turno a Ferragosto, il dottor (omissis) stava per smontare e tornare finalmente a casa dai suoi bambini. Non dalla moglie, però. Perché lei invece era appena arrivata per iniziare il suo turno nello stesso ospedale del marito, l'Umberto I di Corato, dove anche la signora lavora. Ed è stata proprio lei a notare tre individui che armeggiavano pesantemente contro l'auto del coniuge.
Ha cominciato a urlare contro i tre malviventi, ricevendone in cambio minacce mortali ("Se non stai zitta ti tagliamo la gola"). Incurante del pericolo, ha coraggiosamente continuato a gridare fino ad attirare l'attenzione e far scappare i tre.
Solo allora il dottor (omissis) ha potuto rendersi conto che in quello che sembrava un normale mattino di routine, aveva rischiato di perdere l'auto, se non la moglie"» è quanto sostenuto in una nota del Comitato.

«Tutto questo, incredibile a dirsi, succede a tre anni dalla Carta di Ruvo e dal Piano di riordino ospedaliero che aveva designato quell'ospedale, come i nostri lettori ben sanno, come ospedale di primo livello.
In realtà nulla è stato fatto da allora. E medici e operatori continuano a svolgere il loro lavoro, - per alcuni, come il dottor (omissis), la loro missione - senza un'adeguata sicurezza dentro e fuori le mura.

Vogliamo pertanto nuovamente invitare i vertici regionali a prendere atto della situazione insostenibile sul piano della sicurezza, e non solo - e a mettere celermente in atto quanto previsto dal Piano di riordino direttamente al presidente Michele Emiliano» hanno rimarcato dal Comitato per l'ospedale unico del nordbarese. «Abbiamo bisogno di ospedali di primo livello, non di ospedali insicuri al massimo livello. Ne va della serenità di medici e operatori e della salute dei pazienti di un intero territorio di 200mila abitanti. Il tempo è scaduto. Non sfidiamo ancora la sorte».
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