
Territorio
Emergenza Xylella, Di Niso Confagricoltura: «No allarmismi, bisogna seguire con fiducia le linee guida dell'Osservatorio fitosanitario»
Il dirigente di Confagricoltura Bari-Bat ha sottolineato le conseguenze economico-sociali dell'emergenza Xylella
Bisceglie - domenica 29 giugno 2025
16.43
L'emergenza Xylella costituisce una grande preoccupazione per il tessuto socio-economico biscegliese. Gli agricoltori si trovano nuovamente a dover fronteggiare un nemico che sembra non arrendersi e anzi, aumentare il proprio dominio. Le conseguenze di una epidemia di Xylella nella Bat rappresenterebbero un danno incommensurabile per l'economica agricola ma andrebbero ad impattare anche altri settori, a partire da quello storico-culturale. Gli ulivi non rappresentano solo una fonte di guadagno, ma rappresentano storie, voci e racconti che pian piano hanno costruito la storia della nostra regione e della nostra città. L'emergenza Xylella chiama in causa tutto il tessuto sociale perché, oltre all'aspetto strettamente economico che però non deve assolutamente essere trascurato, se muoiono gli ulivi muore Bisceglie. E muore tutta la Puglia.
«Al momento la situazione con i dati che abbiamo non è preoccupante: i casi sono isolati, su piante abbandonate di cura di Anas. Il fatto che siano state infettate piante in evidente stato di abbandono ci fa capire come l'osservazione delle buone pratiche agricole come l'Osservatorio ci orienta a fare siano cruciali nella lotta contro questo batterio - ha dichiarato Giuseppe Di Niso, dirigente di Confagricoltura Bari-Bat - In quanto rappresentante degli agricoltori posso garantire che nel territorio biscegliese i nostri agricoltori seguano già le pratiche consigliate: godiamo di piante con stato fitosanitario e nutrizionale eccelso. Gli agricoltori investono e anche molto sul territorio». Queste le ragioni a cui, secondo Di Niso, potrebbe essere attribuito il rallentamento del batterio attestato nei pressi della zona Bat: «Sicuramente a rallentare il batterio anche le situazioni climatiche differenti, ma penso che faccia la sua parte il diverso stato fitosanitario delle piante».
«Si tratta di una situazione che va sicuramente attenzionata, ma non dobbiamo in alcun modo alimentare il panico e l'allarmismo: serve lucidità, bisogna affrontare la situazione con buona volontà, con dialogo e soprattutto seguendo le linee guida - ha spiegato Di Niso -. In questo momento una delle principali prevenzioni che abbiamo è appunto lo sfalcio dell'erba che ha dei tempi molto regolamentati: fino a metà Maggio compatibilmente con il clima, bisogna sfalciare l'erba e questo impegno deve essere osservato da tutti gli attori non solo dagli agricoltori. Deve diventare una priorità, una emergenza per tutti».
«Sappiamo che gli agricoltori la loro parte la fanno, come Confagricoltura abbiamo aderito ad un tavolo già da Marzo, quindi dal caso di Minervino è stato creato un tavolo con capofila il Comune di Andria, comune più ulivetato di Italia, il Comitato "Pro Agricoltura" con tutte le organizzazioni sindacali e datoriali dove sono stati coinvolti tutti i Comuni della Bat. E già in questa circostanza abbiamo cercato di aprire un dialogo con gli enti».
«Nel nostro territorio ci sono tre aspetti che sarebbero lesi dall'emergenza: quello culturale, per l'importanza dell'ulivo nella nostra cultura e per il patrimonio storico di cui possiamo godere, come ulivi secolari, millenari; quello ambientale, con un danno dal punto di vista paesaggistico-ambientale ed infine, ma non per importanza, l'impatto economico». Come ha spiegato Di Niso, il problema non resta isolato nelle aziende agricole, bensì la questione interesserebbe chiaramente l'indotto di larga scala, oltre a quello diretto».
«Siamo fiduciosi che la scienza e la ricerca possa portare anche altri tipi di soluzioni, oltre a quelle di cui disponiamo adesso, nel combattere il batterio e il vettore dello stesso, ma intanto dobbiamo impegnarci a tenere i terreni puliti. Si tratta di un problema anche di natura sociale, che deve interessare e responsabilizzare tutti» ha poi concluso il dirigente di Confagricoltura Bari-Bat.
«Al momento la situazione con i dati che abbiamo non è preoccupante: i casi sono isolati, su piante abbandonate di cura di Anas. Il fatto che siano state infettate piante in evidente stato di abbandono ci fa capire come l'osservazione delle buone pratiche agricole come l'Osservatorio ci orienta a fare siano cruciali nella lotta contro questo batterio - ha dichiarato Giuseppe Di Niso, dirigente di Confagricoltura Bari-Bat - In quanto rappresentante degli agricoltori posso garantire che nel territorio biscegliese i nostri agricoltori seguano già le pratiche consigliate: godiamo di piante con stato fitosanitario e nutrizionale eccelso. Gli agricoltori investono e anche molto sul territorio». Queste le ragioni a cui, secondo Di Niso, potrebbe essere attribuito il rallentamento del batterio attestato nei pressi della zona Bat: «Sicuramente a rallentare il batterio anche le situazioni climatiche differenti, ma penso che faccia la sua parte il diverso stato fitosanitario delle piante».
«Si tratta di una situazione che va sicuramente attenzionata, ma non dobbiamo in alcun modo alimentare il panico e l'allarmismo: serve lucidità, bisogna affrontare la situazione con buona volontà, con dialogo e soprattutto seguendo le linee guida - ha spiegato Di Niso -. In questo momento una delle principali prevenzioni che abbiamo è appunto lo sfalcio dell'erba che ha dei tempi molto regolamentati: fino a metà Maggio compatibilmente con il clima, bisogna sfalciare l'erba e questo impegno deve essere osservato da tutti gli attori non solo dagli agricoltori. Deve diventare una priorità, una emergenza per tutti».
«Sappiamo che gli agricoltori la loro parte la fanno, come Confagricoltura abbiamo aderito ad un tavolo già da Marzo, quindi dal caso di Minervino è stato creato un tavolo con capofila il Comune di Andria, comune più ulivetato di Italia, il Comitato "Pro Agricoltura" con tutte le organizzazioni sindacali e datoriali dove sono stati coinvolti tutti i Comuni della Bat. E già in questa circostanza abbiamo cercato di aprire un dialogo con gli enti».
«Nel nostro territorio ci sono tre aspetti che sarebbero lesi dall'emergenza: quello culturale, per l'importanza dell'ulivo nella nostra cultura e per il patrimonio storico di cui possiamo godere, come ulivi secolari, millenari; quello ambientale, con un danno dal punto di vista paesaggistico-ambientale ed infine, ma non per importanza, l'impatto economico». Come ha spiegato Di Niso, il problema non resta isolato nelle aziende agricole, bensì la questione interesserebbe chiaramente l'indotto di larga scala, oltre a quello diretto».
«Siamo fiduciosi che la scienza e la ricerca possa portare anche altri tipi di soluzioni, oltre a quelle di cui disponiamo adesso, nel combattere il batterio e il vettore dello stesso, ma intanto dobbiamo impegnarci a tenere i terreni puliti. Si tratta di un problema anche di natura sociale, che deve interessare e responsabilizzare tutti» ha poi concluso il dirigente di Confagricoltura Bari-Bat.