
Cronaca
Incidente Fabiana Chiarappa, il Riesame: «Il parroco ostacolò le indagini»
Don Nicola d'Onghia resta indagato per omicidio stradale e omissione di soccorso
Bisceglie - mercoledì 11 giugno 2025
8.29
Non solo non avrebbe aiutato gli investigatori, ma con le sue dichiarazioni avrebbe addirittura complicato la ricostruzione della dinamica dell'incidente. È quanto scrive il Tribunale del Riesame di Bari nelle motivazioni dell'ordinanza con cui, il 19 maggio scorso, ha disposto per don Nicola D'Onghia l'obbligo di dimora in sostituzione dei domiciliari.
Il parroco di Noci, 51 anni, è indagato per omicidio stradale e omissione di soccorso in relazione alla morte di Fabiana Chiarappa, 32 anni, avvenuta la sera del 2 aprile scorso sulla statale 172, tra Turi e Putignano. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, coordinati dal procuratore aggiunto Ciro Angelillis e dalla pm Ileana Ramundo, la giovane, soccorritrice del 118 e rugbista, dopo aver perso il controllo della sua moto Suzuki sarebbe caduta sull'asfalto e, mentre si trovava a terra, sarebbe stata investita dalla Fiat Bravo condotta da don D'Onghia.
Il sacerdote, il giorno successivo all'incidente, si era presentato spontaneamente in caserma raccontando di aver sentito un colpo provenire dal pianale dell'auto mentre percorreva quella strada, pensando però di aver urtato un sasso. Ma per il Riesame quelle dichiarazioni sono state «assolutamente inutili in ottica investigativa» e la sua presentazione spontanea ai carabinieri è stata definita «irrilevante», in quanto il parroco «probabilmente cominciava a sentirsi braccato dalle prime indagini che stavano orientando gli inquirenti verso la sua autovettura».
Oltre all'omicidio stradale, don D'Onghia è accusato anche di omissione di soccorso. Dopo l'impatto, secondo gli investigatori, il sacerdote si sarebbe fermato in una stazione di servizio per controllare i danni all'auto, trattenendosi sul posto per circa 45 minuti prima di allontanarsi senza allertare i soccorsi. Dagli accertamenti è emerso inoltre che l'uomo stava utilizzando il cellulare fino a pochi istanti prima dell'incidente.
Nelle motivazioni, il Tribunale del Riesame parla di una condotta tenuta «in spregio di ogni regola - giuridica e non - di convivenza» e di «estrema disattenzione rispetto alla vita e all'incolumità altrui».
Il parroco di Noci, 51 anni, è indagato per omicidio stradale e omissione di soccorso in relazione alla morte di Fabiana Chiarappa, 32 anni, avvenuta la sera del 2 aprile scorso sulla statale 172, tra Turi e Putignano. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, coordinati dal procuratore aggiunto Ciro Angelillis e dalla pm Ileana Ramundo, la giovane, soccorritrice del 118 e rugbista, dopo aver perso il controllo della sua moto Suzuki sarebbe caduta sull'asfalto e, mentre si trovava a terra, sarebbe stata investita dalla Fiat Bravo condotta da don D'Onghia.
Il sacerdote, il giorno successivo all'incidente, si era presentato spontaneamente in caserma raccontando di aver sentito un colpo provenire dal pianale dell'auto mentre percorreva quella strada, pensando però di aver urtato un sasso. Ma per il Riesame quelle dichiarazioni sono state «assolutamente inutili in ottica investigativa» e la sua presentazione spontanea ai carabinieri è stata definita «irrilevante», in quanto il parroco «probabilmente cominciava a sentirsi braccato dalle prime indagini che stavano orientando gli inquirenti verso la sua autovettura».
Oltre all'omicidio stradale, don D'Onghia è accusato anche di omissione di soccorso. Dopo l'impatto, secondo gli investigatori, il sacerdote si sarebbe fermato in una stazione di servizio per controllare i danni all'auto, trattenendosi sul posto per circa 45 minuti prima di allontanarsi senza allertare i soccorsi. Dagli accertamenti è emerso inoltre che l'uomo stava utilizzando il cellulare fino a pochi istanti prima dell'incidente.
Nelle motivazioni, il Tribunale del Riesame parla di una condotta tenuta «in spregio di ogni regola - giuridica e non - di convivenza» e di «estrema disattenzione rispetto alla vita e all'incolumità altrui».