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La Caritas di Bisceglie accoglie profughi eritrei

Giungeranno in Italia il 31 gennaio nell'ambito del progetto "Corridoi umanitari"

Un gruppo di profughi eritrei, compreso fra le sei e le nove unità (al momento tre risultano dispersi) saranno accolti all'interno delle strutture della Caritas di Bisceglie nei prossimi giorni. Lo hanno fatto sapere i referenti cittadini, specificando che i migranti proverranno da uno dei più grandi campi dell'Etiopia, popolato da oltre 50 mila persone.

«I nostri fratelli eritrei giungeranno in Italia il 31 gennaio prossimo e saranno ospitati presso la struttura Caritas dei Cappuccini di Bisceglie. L'arrivo è stato predisposto secondo il protocollo d'intesa firmato il 12 gennaio 2017 tra il Governo italiano e la Conferenza Episcopale italiana insieme alla Comunità di Sant'Egidio per l'apertura di un corridoio umanitario dall'Etiopia, così come altri programmi a sostegno di migranti e rifugiati.

Tale protocollo è il risultato del lungo impegno della Chiesa italiana che, attraverso la Caritas, vuole promuovere nuovi canali sicuri e risposte durature nei confronti di quanti fuggono dai paesi in guerra o in situazioni disperate operando per un mondo più giusto e più equo. Molti di loro, per sfuggire alle difficili condizioni di vita dei campi, decidono di mettere la propria vita nelle mani dei trafficanti di uomini per raggiungere l'Europa e una vita dignitosa, dopo aver attraversato il deserto del Sud Sudan, la Libia, costretti a sopravvivere in condizioni disumane» hanno rimarcato i responsabili cittadini della Caritas.

La macchina dei volontari biscegliesi si è già messa in moto: i nove etiopi, che dovrebbero essere cattolici, appartengono ad uno stesso gruppo familiare, formato da una coppia di trentenni con una bimba di pochi anni e un figlio preadolescente e un altro diciassettenne, più altri fratelli e sorelle dei genitori: non ci sono al momento dati più precisi. Saranno accolti a Fiumicino dal direttore della Caritas Diocesana, don Raffaele Sarno, dal responsabile cittadino Sergio Ruggieri, dai mediatori culturali Ibrahim e Francesco e da tre volontarie Caritas.

L'accoglienza sarà svolta da tre famiglie tutor (Sergio e Liliana, Gianni e Gabriella, Piero e Valeria) che si occuperanno di accompagnare il percorso di integrazione sociale, scolastica e lavorativa di ognuno sul territorio garantendo servizi, corsi di lingua italiana, cure mediche adeguate. Ma l'accoglienza più ampia prevede l'intervento di parrocchie, famiglie e istituti religiosi e l'utilizzo dei locali arredati presso i Cappuccini. Si vuol far sperimentare quello che finora è stato loro negato: vicinanza e solidarietà.

Michele Stornelli, responsabile della struttura dei Cappuccini, ha messo in rilievo che questa operazione dimostra come, grazie alla cooperazione tra realtà ecclesiali, come Caritas, Sant'Egidio, e istituzioni, sono possibili percorsi legali per affrontare i drammi dell'umanità. Sergio Ruggieri ha sottolineato come esiste un'alternativa allo sciacallaggio economico e pseudo-politico e spera di vedere vicina, concretamente, l'amministrazione comunale.

I profughi saranno accolti con una dotazione iniziale di arredi e necessario per la casa, l'abbigliamento e l'igiene ma molto sarà necessario per il mantenimento degli ospiti nel lungo anno fin quando non saranno divenuti autonomi.

«Il progetto metterà concretamente alla prova il nostro essere cristiani e siamo sicuri di ricevere una collaborazione entusiastica e fattiva. Già il gruppo giovani della parrocchia di San Pietro si è impegnato ad accogliere gli adolescenti tra loro. Sicuramente le altre parrocchie non faranno meno: tutti sanno che i corridoi umanitari sono totalmente autofinanziati dalle associazioni che li hanno promossi» ha affermato Stornelli.
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